Progetto della diga del Vanoi. Dissonanza cognitiva o palese presa in giro degli elettori?

Nella primavera del 2023, prendendo spunto dalla notizia pubblicata da Cristian Zurlo sul sito di informazione locale La Voce del NordEst, il M5S trentino apriva il dibattito in sede politica sulla controversa decisione di finanziare la progettazione della diga del Vanoi con fondi del PNRR e sulla tacita complicità della Provincia di Trento al fine favorire lo svolgimento senza intoppi delle procedure di affidamento dell’incarico progettuale.

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Vajont e Vanoi

Segue il testo di un intervento pubblicato dal quotidiano on line “Il Dolomiti” il 9 ottobre 2023

Alle 22.39 del 9 ottobre 1963 duecentosessanta milioni di metri cubi di roccia si staccano dal monte Toc, al confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, e precipitano nel bacino artificiale creato dallo sbarramento del torrente Vajont. La frana causa un’onda da 50 milioni di metri cubi d’acqua, la metà dei quali superano la diga che porta lo stesso nome del corso d’acqua e si abbattono con violenza dirompente sugli abitati attorno al lago e a valle dello sbarramento. È notte quando i borghi di Frasègn, Le Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, e la parte bassa dell’abitato di Erto vengono distrutti. Alla stessa maniera Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova e Faè sono travolti dalla massa d’acqua, ed è impossibile per gli abitanti mettersi in salvo. È una strage. Alla mattina si contano 1910 morti, 487 dei quali di età inferiore ai 15 anni. Indagando successivamente sulle cause della tragedia si scoprirà che i versanti della vallata del torrente Vajont erano ad elevatissimo rischio idrogeologico e che ciò era noto ai progettisti e ai dirigenti della SADE, l’ente gestore della diga.

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