Sessione europea 2023. La Provincia deve ambire ad essere protagonista anche nei luoghi istituzionali dell’Unione Europea

L’Unione Europea rappresenta una risorsa unica per il Trentino e per l’Italia. Per potenziale di sviluppo, ma anche come salvaguardia etica e morale. Certo, l’Unione Europea non è perfetta e certo, spesso le normative europee rischiano di causare problemi, ma senza Europa staremmo tutti peggio. L’obiettivo non deve quindi essere fare a meno dell’Europa ma orientarla verso azioni che aiutino lo sviluppo di tutti gli Stati membri, e, all’interno di essi, delle loro Regioni.

Nei giorni scorsi in Consiglio provinciale a Trento si è discusso di Europa. Nella cosiddetta sessione europea 2023 ci siamo occupati del green deal europeo ma c’è stato anche ampio spazio per il dibattito. Ne ho approfittato per intervenire in senso più ampio sulle politiche europee e sul coinvolgimento della Provincia di Trento nella loro determinazione. 

L’Unione Europea in questi anni ha subito un forte calo di popolarità, ma a seguito della Brexit quasi nessuno si azzarda a metterla in discussione tout court. Da parte mia penso che vada cambiata e rilanciata, anche perchè non possiamo permetterci di restare chiusi nell’angusto bellicismo atlantista che caratterizza l’attuale politica italiana a prescindere dalla volontà dei cittadini.  

Per come si è formata l’Unione Europea ha di per sé un valore etico e morale senza eguali nel resto del mondo. Abbiamo un valore che è unico e che dovremmo difendere, perché può garantire benefici di lunga durata a tutti i popoli europei, compreso quello italiano e trentino.

Per far scattare questi benefici serve però essere capaci di influenzare efficacemente le politiche promosse da Parlamento Europeo e Commissione. In questo senso una chiave efficace per il Trentino potrebbe essere l’appartenenza all’Euregio, che può consentire di sviluppare rapporti col mondo tedesco, il quale a sua volta ha un forte peso in Europa. Quello che non dobbiamo fare però è riprodurre le solite vecchie politiche da sottoscala, ma agire con fantasia e innovazione, anche, se serve, ponendoci fuori dagli schemi tradizionali. E dobbiamo essere pronti al dialogo in maniera attiva, quindi senza essere supini nei confronti delle politiche europee ma nemmeno avversi a prescindere. Un punto di partenza potrebbe essere senz’altro la nomina di un rappresentante del Trentino in seno al Comitato europeo delle Regioni, dal quale la nostra Provincia è assente da anni. Una dimostrazione di assurdo disinteresse per una realtà che invece dovrebbe essere assiduamente presidiata dal Trentino in modo da cogliere al volo, o addirittura da introdurre, le opportunità di natura europea che dovessero presentarsi.

Le raccomandazioni e le direttive dell’Unione Europea devono diventare punti cardine nelle scelte della Giunta e del Consiglio provinciale di Trento. Ma al tempo stesso le Istituzioni trentine devono essere maggiormente attive e rappresentate nel Comitato europeo delle Regioni dando forza alle richieste e alle necessità dei trentini in sede europea. In questo modo, anzi, solo in questo modo, potremo renderci capaci di non subire passivamente le scelte europee su energia idroelettrica o sui trasporti. 

Per ciò che riguarda le politiche già messe in campo dalla UE, il Green deal è senza dubbio quella più importante. Dal suo successo dipende la sopravvivenza stessa della nostra civiltà. Piaccia o meno i fatti dimostrano come si deve cambiare stili di vita, e bisogna farlo in fretta. Disastri come la tempesta Vaia o l’alluvione mortale in Romagna saranno presto la normalità e non è possibile convivere ogni anno con eventi simili. Sempre riguardo agli stili di vita bisogna comprendere come pensare di risolvere il problema dei rifiuti con l’incenerimento sia una soluzione miope e di brevissimo respiro. Quello che si incenerisce poi lo si respira, inquina i terreni e causa malattie. Bisogna invece lavorare per l’affermazione di una piena e autentica economia circolare. Cosa che comporta sacrifici ma anche opportunità. 

Purtroppo questi concetti faticano ad affermarsi nella testa di coloro che hanno un interesse concreto e tangibile nel continuare con l’attuale sistema. L’attuale giunta ha saputo solo finanziare progetti di cementificazione e consumo di suolo, senza spendere un euro, ad esempio, per la riqualificazione energetica le scuole trentine (che pure farebbe ridurre le emissioni e farebbe anche risparmiare parecchi soldi ai contribuenti…).

Discorsi simili valgono per la mobilità sostenibile (siamo al palo), per la riqualificazione degli edifici pubblici (che, come le scuole, sono vetusti e costano un’enormità per poter essere adeguatamente riscaldati, ma si preferisce non investire perché fare regali agli speculatori è più conveniente per certi politici) e per il recupero degli edifici vuoti e inutilizzati (il 36% delle abitazioni trentine è inutilizzato e non si pensa nemmeno lontanamente di mettere mano al problema). In generale, su tutti questi temi si sarebbe potuto cercare l’allineamento con le politiche europee, traendone benefici, ma si è preferito proseguire col vecchio sistema dello spreco delle risorse pubbliche (che tanto paga Pantalone…), dimostrandosi persino incapaci di utilizzare il super ecobonus per il recupero dell’edilizia pubblica. Sul consumo di suolo l’Europa ha posto lo stop completo al 2050, ma la giunta provinciale, che entro il 2022 avrebbe dovuto presentare un disegno di legge sulla questione, ha preferito non fare nulla e continuare con la cementificazione.

In definitiva, l’Unione Europea non è amica ma neppure nemica a prescindere, siamo noi che dobbiamo trovare le chiavi migliori per trarre beneficio dalle politiche europee, influenzandole in maniera da adattarle alle necessità dei nostri concittadini e dei nostri territori. Le politiche attuali del Trentino in sede europea sono invece nulle, per non dire antitetiche alle direttive di Bruxelles, col bel risultato di non ottenere niente e di subire i danni dell’incapacità di chi governa, che invece di assumersi le proprie responsabilità preferisce però lagnarsi del fatto che “l’Europa non capisce le nostre esigenze” (che è poi una variante in negativo del più classico “ce lo chiede l’Europa”).

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Qui il mio intervento nel dibattito generale:

Qui la mia dichiarazione di voto sulla risoluzione elaborata dalla V Commissione permanente:

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One Reply to “”

  1. Grazie Alex, i tuoi sono rapporti sempre ben documentati e che vanno sempre oltre i confini del piccolo Trentino Felix.

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