Dalla rimozione al risveglio: pace, Palestina e il silenzio dell’Occidente

La rappresaglia sionista è iniziata subito dopo il 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas contro gli insediamenti israeliani che circondano la Striscia di Gaza. L’azione terroristica causò circa 1.200 vittime, di cui 900 civili e 300 militari. A quelle morti fu dato giustamente peso nel dibattito pubblico. Ma, nel giro di poche settimane, la reazione israeliana si è trasformata in un’operazione di sterminio sistematico, diretta non solo contro la popolazione civile, ma anche contro i simboli della sua identità: cimiteri, monumenti, istituzioni educative, luoghi di culto. Una strategia che va oltre l’eliminazione fisica, mirando a cancellare la storia e la cultura di un intero popolo.

Per oltre un anno, gran parte dei media e dei ceti benpensanti occidentali hanno taciuto. Una denuncia lucida e coraggiosa di questo silenzio arrivò nel maggio 2024 con il libro di Raffaele Oriani Gaza, la scorta mediatica. Oriani, che contestualmente lasciò la redazione del Venerdì di Repubblica per non sentirsi complice, mise nero su bianco l’elenco delle mistificazioni operate dalla stampa italiana, dai quotidiani della destra reazionaria fino ai giornali che esprimono la linea del potere politico, economico e culturale dominante: Corriere, Repubblica e Il Foglio. Poche le eccezioni: a livello internazionale The Intercept, in Italia Il Fatto Quotidiano e Il Manifesto.

Sul piano politico, nel 2024 i segnali erano deboli e isolati. Un’iniziativa importante fu quella promossa dall’associazione culturale Schierarsi, fondata da Alessandro Di Battista, che a giugno 2024 consegnò in Parlamento 78.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dello Stato di Palestina. All’epoca i morti palestinesi si contavano già a decine di migliaia, tra cui circa 20.000 bambini: 16.000 uccisi e 4.000 dispersi sotto le macerie. Quel testo di legge, che potrebbe ricevere il sostegno anche del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, a oggi, non è stato ancora votato dal Senato, mentre, allora, solo poche forze politiche osarono parlare apertamente di pulizia etnica e di genocidio.

Le prime manifestazioni di massa in Italia sono arrivate solo all’inizio del 2025. Il Movimento 5 Stelle nell’aprile 2025 organizzò un corteo ai Fori Imperiali con il pieno appoggio di Alleanza Verdi e Sinistra, mentre il Partito Democratico vi prese parte con una “delegazione ristretta” e con posizioni molto caute. Dalla nostra Regione partirono una cinquantina di manifestanti appartenenti al M5S e a Rifondazione. Quella notizia fu taciuta dai media locali e dai media nazionali, che invece due mesi dopo dedicarono ampio spazio alla manifestazione organizzata dal PD. Oggi, finalmente, le piazze di molte città italiane cominciano a farsi sentire, riempiendosi anche di quelle voci che erano rimaste in silenzio per quasi due anni. Trento è una di quelle piazze.

È un bene che accada, ma non possiamo esimerci dal porci alcune domande: perché questo silenzio è durato così a lungo? perché i media italiani, nazionali e locali, non hanno voluto chiamare fin da subito i crimini con il loro nome? perché i cittadini hanno esitato a scendere in piazza di fronte a uno sterminio sotto i nostri occhi?

Queste domande ci obbligano a riflettere sulla natura del nostro sistema politico e mediatico, che soffoca il confronto democratico, esclude le voci dissonanti e tende a neutralizzare la nascita di una coscienza collettiva. È in questo spazio soffocato che prosperano l’indifferenza e l’inerzia, mentre la tragedia del popolo palestinese – insieme a tante altre ingiustizie quotidiane – continua a consumarsi.

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Lettera inoltrata al quotidiano L’Adige il 14 settembre 2025 accompagnata dal seguente messaggio:
“Gentile Direttore,
le scrivo per sottoporle un intervento che ho recentemente elaborato e che riguarda le iniziative per la pace e la solidarietà al popolo palestinese.
Sono consapevole che lo spazio del giornale è limitato e che non tutti i contributi che arrivano in redazione possono trovare posto nelle pagine delle lettere. Tuttavia credo che, vista la gravità e l’attualità del tema trattato, possa essere utile e stimolante offrire ai lettori anche questa prospettiva.
Comprendo che una selezione sia necessaria, ma forse in casi come questo si può fare un’eccezione, nell’interesse del dibattito pubblico e del pluralismo delle opinioni.
Ringraziandola per l’attenzione, resto a disposizione per eventuali adattamenti di lunghezza o di forma che rendano più agevole la pubblicazione.
Con i migliori saluti,”

3 Replies to “Dalla rimozione al risveglio: pace, Palestina e il silenzio dell’Occidente”

  1. Ciao Alex, non so se risponderti con un like per dirti che apprezzo il tuo impegno e il contenuto della lettera (come spesso mi succede), con due parole o se non risponderti affatto per non intasarti la posta. Facciamo che mi avvalgo della possibilità farti critiche quando lo ritengo e ogni tanto ti ricordo che è così: condivido molto della tua linea politica, del tuo impegno sociale in difesa di una democrazia sostanziale, e apprezzo davvero la tenacia e la perseveranza con le quali le porti avanti, quindi continua così!

    Buon lavoro!

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