Il 4 giugno scorso, tramite emendamento concordato con la Giunta provinciale, è stata approvata una proposta di risoluzione del M5S che avvia il processo di equiparazione dei titoli di laurea con corsi di 4 anni, che in Italia sono equiparati alle lauree magistrali 3+2 ma che in molti Paesi esteri invece non risultano riconosciute come lauree magistrali, cosa che preclude a chi ha conseguito questi titoli di studio l’accesso a possibilità di carriera e concorsi pubblici.
La questione è stata sollevata da numerosi trentini che una volta trasferitisi all’estero hanno scoperto come la loro laurea quadriennale non fosse riconosciuta come magistrale in altri Paesi. Un esempio è la Francia, dove una laurea di 4 anni non corrisponde al livello “BAC+5” che serve per accedere ai concorsi pubblici più prestigiosi, ma anche il Brasile, dove alcune persone laureate a Trento in ingegneria hanno dovuto sudare 7 camicie per veder riconosciuto il loro titolo di studio. A fronte di queste sollecitazioni ci siamo dati da fare e abbiamo steso una proposta di risoluzione che porterà la giunta provinciale a intervenire sull’ateneo trentino in modo da rendere esplicita l’equipollenza tra la laurea di 4 anni e una magistrale “3+2”.
Devo dire che il Consiglio ha compreso le ragioni della nostra proposta e le ha fatte proprie approvando l’atto a larga maggioranza, segno che a volte si può trovare terreno comune nell’intervenire a favore dei nostri concittadini.
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Segue il video della presentazione della risoluzione e il testo della proposta di risoluzione n. 202/XVI “Riconoscimento di titoli di studio a livello europeo” presentata il 28 marzo 2023 ai sensi dell’art. 150ter (Sessione europea), comma 3, del Regolamento interno del Consiglio provinciale (approvata con emendamento il 7 giugno 2023 e convertita nella risoluzione 126/XVI):
Nella Comunicazione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un’Unione salda e unita”, riflettendo sulla ricchezza delle proposte elaborate nella Conferenza sul futuro dell’Europa e sull’importanza di realizzare ciò che i cittadini ritengono importante, la Commissione europea ha delineato una serie di iniziative da realizzare all’interno di un quadro di 6 obiettivi prioritari al fine di dare seguito alle ambiziose proposte formulate durante la Conferenza medesima;
la Commissione – all’interno dell’obiettivo “3.5 Promozione dello stile di vita europeo” e in relazione alla tematica “Riconoscimento delle tue qualifiche” discussa nell’ambito dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa – ha previsto di attivare un’iniziativa per aggiornare l’attuale quadro di mobilità per l’apprendimento dell’UE al fine di consentire ai discenti di spostarsi più facilmente tra i sistemi di istruzione: un passo fondamentale verso una spazio europeo dell’istruzione per il 2024;
nel corso della Conferenza era emersa l’esigenza di aggiornare l’attuale quadro di mobilità per l’apprendimento dell’UE al fine di rendere più semplice per i discenti conoscere le opportunità e muoversi agevolmente tra i sistemi di istruzione dei diversi paesi. In quella sede era emerso infatti che la mobilità transfrontaliera per l’apprendimento si è dimostrata un’esperienza estremamente preziosa per acquisire conoscenze, abilità e competenze necessarie per lo sviluppo personale, educativo e professionale, come anche per l’impegno civico e l’inclusione sociale. Tuttavia solo il 15% dei giovani ha intrapreso esperienze di studio, formazione o apprendistato in un altro paese dell’UE;
negli allegati della comunicazione della Commissione sul programma si forniscono ulteriori informazioni sull’iniziativa riguardante il quadro di mobilità per l’apprendimento dell’UE, specificando in particolare che si intende procedere con un intervento di carattere non legislativo ovvero con una Raccomandazione del Consiglio sul quadro aggiornato di mobilità per l’apprendimento (carattere non legislativo, articoli 165, 166 e 292 TFUE, 3° trimestre 2023) allo scopo di agevolare i trasferimenti tra i sistemi di istruzione e promuovere la mobilità ai fini dell’apprendimento come opportunità per tutti;
il punto relativo all’aggiornamento della mobilità per l’apprendimento non è passato inosservato agli stakeholders della provincia di Trento che sono stati chiamati ad esprimere delle osservazioni sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2023. Infatti, tra i soggetti auditi dalla Quinta commissione permanente nel gennaio 2023, la professoressa Luisa Antoniolli della Scuola di studi internazionali dell’Università degli Studi di Trento, ha analizzato in profondità gli obiettivi e le linee politiche della Commissione, dall’economia, alla sicurezza, al rapporto con i Paesi extraeuropei e con i cittadini, ritenendo che uno dei temi al centro dell’attenzione è proprio quello dell’identità europea, il quale non può prescindere dalla mobilità all’interno dell’Unione dei giovani (Sì di imprenditori e sindacati al programma 2023 della Commissione europea – Ufficio stampa del Consiglio provinciale, 26 marzo 2023);
anche la Giunta provinciale ha ritenuto prioritario il tema della mobilità all’interno dell’Unione europea inserendo l’iniziativa proposta dalla Commissione europea per aggiornare il quadro sulla mobilità fra quelle di particolare interesse per la Provincia;
l’8 febbraio 2023 la Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica sul punto “Opportunità di apprendimento all’estero (mobilità negli studi) in Europa per tutti” che si chiuderà il 3 maggio 2023. La consultazione pubblica ha l’obiettivo di raccogliere informazioni, competenze e pareri di tutte le parti interessate al fine di ottenere un contributo basato su elementi concreti prima della proposta della Commissione in relazione ai principali ostacoli alla partecipazione alla mobilità per l’apprendimento e le modalità per affrontarli. La consultazione pubblica è rivolta ai cittadini e alle parti interessate, quali discenti, educatori, personale di tutti i settori dell’istruzione e della formazione, animatori socioeducativi, apprendisti e personale sportivo. In particolare, sono invitate a condividere le loro opinioni le organizzazioni che inviano e accolgono partecipanti ad attività di mobilità, compresi i datori di lavoro. Molto preziosi saranno anche i contributi dei responsabili politici, delle organizzazioni delle parti interessate e dei ricercatori;i principali ostacoli alla partecipazione alla mobilità per l’apprendimento e le modalità per affrontarli, ed è rivolta ai cittadini e alle parti interessate, quali discenti, educatori, personale di tutti i settori dell’istruzione e della formazione, animatori socioeducativi, apprendisti e personale sportivo. In particolare, sono invitate a condividere le loro opinioni le organizzazioni che inviano e accolgono partecipanti ad attività di mobilità, compresi i datori di lavoro. Molto preziosi saranno anche i contributi dei responsabili politici, delle organizzazioni delle parti interessate e dei ricercatori;
considerato che lo spostamento fra sistemi di istruzione implica anche il reciproco riconoscimento delle qualifiche ottenute all’interno dei sistemi di istruzione degli Stati membri, risulta indispensabile accertarsi che sia assicurato il sistematico riconoscimento in Italia e negli altri Stati UE, dell’equipollenza del titolo di studio ottenuto con il vecchio ordinamento, il quale aveva una durata legale del corso di studi di 4 anni, con quello ottenuto con il sistema universitario introdotto con la cosiddetta riforma Berlinguer (Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione – Legge 10 febbraio 2000, n. 30) la cui durata si sviluppa su un corso di 3 anni per la laurea breve e di 2 anni per la laurea magistrale;
con l’entrata in vigore della legge-quadro sul riordino dei cicli dell’istruzione, la tradizionale laurea quadriennale viene considerata a tutti gli effetti equipollente e di pari valore alla laurea magistrale del nuovo ordinamento. La normativa italiana prevede dunque l’equiparazione dei due percorso di studio, i quali hanno una durata legale differente, ma nella sostanza hanno una durata effettiva simile per via del numero estremamente esiguo di studenti che erano in grado di terminare gli studi in 4 anni, posto che il termine medio effettivo per concludere gli studi era di 5 /6 anni in ragione del tempo aggiuntivo necessario alla stesura della tesi di laurea;
ad oggi, a dispetto dell’esistenza del principio di reciproco riconoscimento dei sistemi di istruzione tra Stati membri dell’UE, l’equipollenza dei titoli di studio italiani del vecchio ordinamento non sempre viene riconosciuta uniformemente su tutto il territorio dell’Unione. Risulta ad esempio che in Francia, gli organismi competenti al riconoscimento dei titoli di studio stranieri non riconoscono l’equipollenza delle lauree quadriennali ottenute in Italia con il titolo di studio francese “bac + 5”, il quale tuttavia corrisponde alla nuova laurea magistrale italiana introdotta con la riforma Berlinguer (3+2). Infatti, a fronte di un certificato di laurea quadriennale del vecchio ordinamento rilasciato da una qualsiasi segreteria universitaria italiana, compresa la segreteria dell’Università degli studi di Trento, l’organismo deputato alla trascrizione del titolo straniero nel sistema di istruzione francese converte il titolo italiano nel livello corrispondente a una durata di 4 anni ovvero in un “bac +4”. Il mancato corretto riconoscimento della laurea quadriennale italiana in un titolo “bac +5” determina una limitazione delle opportunità e dunque un danno sostanziale a tutti i soggetti in possesso di tale titolo che intendono proseguire il percorso accademico nel sistema francese oppure accedere al mondo del lavoro di quel territorio. Viene infatti impedito loro di partecipare a determinati concorsi pubblici oppure di accedere a determinate qualifiche o inquadramenti lavorativi con potenziali effetti negativi anche in ordine alla remunerazione per l’attività lavorativa svolta ed al livello retributivo;
è evidente che il disallineamento nel riconoscimento dei titoli di studio tra Stati membri dell’Unione e la farraginosità dei meccanismi burocratici di rilascio, riconoscimento e riconversione dei titoli di studio, che non considerano la riforma italiana dei cicli di istruzione, comportano svantaggi e penalizzazioni per i soggetti che si muovono sul territorio europeo con particolare riguardo ai discenti che hanno frequentato le Università italiane ed hanno ottenuto una laurea quadriennale del vecchio ordinamento;
tale situazione appare come un’aberrazione rispetto ai principi ed agli obiettivi dell’Unione europea, come per esempio la rimozione degli ostacoli alla mobilità sul territorio europeo e alle pari opportunità di studenti e lavoratori e, pertanto, dovrebbe stimolare la pubblica amministrazione e le organizzazioni accademiche ad attivarsi per adottare misure risolutive approfittando della consultazione pubblica in via di svolgimento e della possibilità di presentare osservazioni per indirizzare l’aggiornamento del quadro di mobilità per l’apprendimento;
tutto ciò premesso il Consiglio provinciale impegna la Giunta a
- ad adottare iniziative nei confronti dell’Università degli Studi di Trento affinché nei certificati rilasciati per attestare il titolo di studio della laurea quadriennale e il corso degli studi del vecchio ordinamento sia specificata l’equiparazione al percorso di studio della laurea magistrale 3+2 del nuovo ordinamento allo scopo di consentire ai soggetti che hanno conseguito la laurea quadriennale di avere le medesime opportunità professionali, concorsuali e di inquadramento lavorativo negli altri Stati membri dell’Unione Europea;
- a farsi parte diligente nella consultazione pubblica “Opportunità di apprendimento all’estero (mobilità negli studi) in Europa per tutti” attivata dalla Commissione europea affinché l’aggiornamento del quadro della mobilità nell’apprendimento consideri l’esigenza di riconoscere a livello europeo il titolo di laurea quadriennale del vecchio ordinamento al pari del titolo di laurea magistrale 3+2 introdotto con la legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione allo scopo di agevolare i trasferimenti tra i sistemi di istruzione e promuovere la mobilità ai fini dell’apprendimento come opportunità per tutti.
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