Il 1° aprile 2021, nel pieno della pandemia e in un momento di forte trasformazione dei modelli educativi, presentai un’interrogazione (n. 2472/XVI) per chiedere alla Giunta provinciale se intendesse regolamentare in modo organico l’istruzione parentale, alla luce della crescita delle richieste registrate in quel periodo e del vuoto normativo locale.
La mia richiesta era fondata su quanto previsto da norme internazionali e statali:
- Art. 2 del Protocollo addizionale della CEDU, che riconosce il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose e filosofiche;
- Art. 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE;
- Costituzione italiana (artt. 30 e 34) e le leggi statali in materia di istruzione obbligatoria;
- Art. 32 della legge provinciale n. 5/2006, che demanda ai genitori la possibilità di assolvere direttamente il diritto-dovere all’istruzione.
Nonostante l’attualità e la delicatezza del tema, la Giunta provinciale di allora scelse di non fornire alcuna risposta, ignorando un fenomeno sociale emergente che meritava di essere studiato e affrontato con equilibrio e responsabilità pubblica.
A più di quattro anni di distanza, grazie all’interrogazione n. 714/XVII del consigliere provinciale Michele Malfer presentata nel gennaio 2025, la Provincia ha finalmente fornito dei dati significativi sull’istruzione parentale, permettendo una prima analisi quantitativa e qualitativa.
Ecco i dati salienti:
- Nell’a.s. 2018/19 si contavano solo 49 studenti in istruzione parentale; il numero è cresciuto fino al picco di 398 studenti nel 2022/23, per poi ridursi a 317 nel 2023/24 e risalire lievemente a 329 nel 2024/25.
- La scuola primaria è il grado scolastico più coinvolto: nel 2022/23 gli studenti erano 280; più contenuti i numeri nella scuola secondaria di primo grado (77) e quasi marginali nelle superiori.
- L’incidenza più alta si riscontra in alcune comunità territoriali: Valle dell’Adige, Vallagarina, Alto Garda e Ledro, Valle di Fiemme, Valsugana e Bernstol.
- Nell’a.s. 2024/25, su 210 plessi di scuola primaria, 90 registrano almeno un caso di istruzione parentale. In 5 plessi con pluriclassi, la percentuale di studenti in istruzione parentale è superiore al 10%.
- La Provincia ha chiarito che l’istruzione parentale non sembra motivata principalmente dalla presenza di pluriclassi.
Un altro dato interessante riguarda gli esiti scolastici: circa il 90% degli studenti viene ammesso alla classe successiva, mentre la quasi totalità accede regolarmente all’esame di Stato.
La risposta conclude con l’intenzione dell’assessorato di avviare un monitoraggio sistematico del fenomeno e di indagare le motivazioni che portano le famiglie a scegliere questa modalità educativa.
Colpisce, però, che a distanza di oltre quattro anni dall’aumento significativo delle richieste di istruzione parentale — già evidente nel 2020-2021 — non sia ancora stata condotta un’indagine strutturata per comprendere le motivazioni che spingono le famiglie a scegliere questa modalità educativa e il grado di soddisfazione rispetto a essa.
È sorprendente che nessuna comparazione sistematica sia stata avviata tra i percorsi scolastici tradizionali e quelli parentali in termini di esiti educativi, benessere degli studenti, qualità percepita e relazioni con le istituzioni scolastiche.
Eppure, proprio una conoscenza approfondita di questi aspetti avrebbe potuto aiutare la Provincia a governare il fenomeno con maggiore consapevolezza, andando oltre i meri numeri e favorendo risposte pubbliche adeguate e rispettose della pluralità educativa.
È avvilente constatare che, mentre la politica si concentra su interessi autoreferenziali – dalla spartizione di incarichi all’estensione dei mandati, fino all’aumento delle indennità – faccia invece così fatica ad affrontare con serietà i cambiamenti sociali in corso, come quello dell’homeschooling.
Ringrazio Michele Malfer per essersi fatto carico di questa richiesta di trasparenza e conoscenza, e spero che il suo atto sia il punto di partenza per una riflessione pubblica seria, rispettosa delle libertà educative delle famiglie ma anche attenta alla qualità dell’apprendimento e all’integrazione tra modelli alternativi e sistema scolastico.
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