Commissione bicamerale per le questioni regionali. Il M5S del Trentino-Alto Adige presenta un progetto di legge per attuare la riforma costituzionale del titolo V del 2001

Nel mese di febbraio il Consiglio regionale ha approvato la legge regionale per ratificare l’intesa sulla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. In quella sede è stato approvato anche l’ordine del giorno proposto dal M5S a mia firma e del collega Diego Nicolini con cui si impegna la Giunta regionale a intraprendere un confronto e una collaborazione politica in sede di Conferenza delle regioni per formare una volontà condivisa sulle modalità di partecipazione dei rappresentanti delle Regioni, delle Province autonome e degli enti locali alla Commissione parlamentare per le questioni regionali in attuazione dell’articolo 11 della legge costituzionale n.3 del 2001.

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Autonomia. Il M5S chiede strumenti per controllo dei Consigli regionali su Conferenza delle Regioni e piena attuazione della riforma del titolo V della Costituzione del 2001

Nel mese di febbraio il Consiglio provinciale di Trento e il Consiglio del Trentino-Alto Adige / Sudtirol hanno approvato nelle rispettive aule una legge di ratifica dell’intesa tra le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per l’istituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

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Referendum. Le ragioni (diverse) per tagliare il numero dei parlamentari

Domenica e lunedì i trentini e gli italiani saranno chiamati a decidere se vogliono ridurre il numero dei parlamentari oppure se lasciare le cose come stanno. 

I fatti: attualmente il Parlamento ospita 945 eletti suddivisi in 630 deputati e 315 senatori. La modifica costituzionale sottoposta a referendum prevede di ridurne il numero a 600, portando a 400 i membri della Camera bassa e a 200 quelli della Camera alta. Si tratta di un cambiamento che le forze politiche invocavano (a parole…) da almeno 40 anni, votato in 4 letture nell’arco di 1 anno e mezzo dal 98% dei nostri rappresentanti. Gli stessi che poi hanno subito raccolto fra loro una settantina di firme per sottoporre la legge a referendum. Al di là dell’evidente strumentalità politica di questo comportamento ritengo che chiamare i cittadini ad esprimersi sia sempre un fatto positivo. Ben venga dunque il referendum, anche se chi lo ha promosso non era certo animato da un sincero sentimento democratico ma solo dalla volontà caparbia di mantenere una posizione di potere.

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