* lettera pubblicata su Questo Trentino il 7 giugno 2025
Gentile direttore Paris,
vorrei portare all’attenzione dei lettori di Questo Trentino alcune gravi criticità emerse nella gestione del progetto per le nuove opere di regolazione del Lago d’Idro, alla luce della recente risposta fornita dalla Regione Lombardia a un’interrogazione della consigliera regionale Paola Pollini.
La risposta rivela che il costo dell’intervento è salito a 97 milioni di euro, rispetto ai 48 milioni inizialmente previsti. Si tratta di un raddoppio (+1 milione) che lascia interdetti. Non una semplice revisione tecnica o un aggiustamento per l’inflazione: qui si assiste a una vera esplosione dei costi, che solleva domande sull’effettiva sostenibilità economica e sull’allocazione delle risorse pubbliche.
La principale giustificazione continua a essere quella della “paleofrana” che, in caso di evento sismico concomitante a una piena millenaria, potrebbe cadere nell’alveo del Chiese, ostruendo l’emissario del lago. Una combinazione di eventi estremi altamente improbabile che, in oltre vent’anni di monitoraggi, non ha mai mostrato un reale avanzamento della frana. Siamo davvero sicuri che valga la pena di investire quasi 100 milioni per uno scenario così remoto?
La vera finalità dell’opera traspare invece in modo evidente in un passaggio chiave della risposta istituzionale: “la realizzazione delle opere dovrà rendere possibile il ritorno all’esercizio ordinario”, ovvero il ritorno al prelievo intensivo dell’acqua fino a 3,5 metri verticali, come in passato. Si tratta di un netto passo indietro rispetto al “Regolamento per la gestione coordinata del Lago d’Idro” del 2002, perfezionato nel 2007, che aveva finalmente introdotto un limite più compatibile con l’equilibrio ecologico del lago.
E infine, una questione di metodo, che è anche una questione democratica. Alla domanda su eventuali azioni previste per colmare le lacune emerse nella partecipazione pubblica e nell’informazione ambientale durante la proroga della VIA, la Regione risponde: “non risultano lacune”. Come se non esistessero petizioni, interrogazioni parlamentari europee, richiami della Commissione europea e proteste locali. Una negazione che suona come un’ammissione di indifferenza verso il diritto dei cittadini e degli enti locali a essere coinvolti.
Di fronte a questi elementi – esplosione dei costi, motivazioni tecnicamente fragili, obiettivi progettuali discutibili e una partecipazione pubblica solo di facciata – ci si chiede se il Lago d’Idro venga trattato come bene comune da proteggere o come serbatoio da sfruttare.
Sarebbe auspicabile che anche la Provincia Autonoma di Trento facesse sentire la propria voce in modo più deciso, dato che una parte del lago e il suo immissario principale ricadono in territorio trentino. Perché, come ricordato da più parti, la politica può e deve decidere – ma nel rispetto della legge, dei cittadini e dell’ambiente.
* * *
L’azione popolare promossa dall’associazione Amici della Terra Lago d’Idro e Valle Sabbia ha dato origine a un’interrogazione parlamentare e ad un paio di iniziative politiche nel Consiglio provinciale di Trento:
- Interrogazione parlamentare 4-05139 del 28 maggio 2025 deputato Enrico Cappelletti per interpellare il Ministro dell’Ambiente sulla regolarità della procedura di VIA
- Proposta di mozione n. 220/XVII di Michela Calzà “Tutela del Lago d’Idro e del sito Natura 2000 “Biotopo di Baitoni”“
- Interrogazione 1013/XVII di Lucia Coppola “Interventi per la tutela del Lago d’Idro anche in relazione alla petizione n. 4/XVII“ (vedasi petizione 4/XVII)



2 Replies to “Opere sul Lago d’Idro: un progetto che costa il doppio e ignora le regole”