Lago d’Idro, serve una svolta nella gestione del Bim del Chiese

Fino a pochi mesi fa, la Provincia autonoma di Trento e gli enti locali della Valle del Chiese si mostravano totalmente disinteressati a un progetto condiviso per la tutela delle acque del fiume Chiese. Nelle risposte alle interrogazioni e nei pareri espressi durante la scorsa legislatura, si ribadiva l’indisponibilità a ogni forma di collaborazione con la controparte lombarda. Sul contratto di fiume, tanto discusso quanto mai avviato, l’assessore lombardo Foroni nel 2022 fu chiaro: “l’interesse e la disponibilità devono partire innanzitutto dai territori coinvolti […]. Ad oggi non si rileva una tale sensibilità sul territorio, sia lombardo che trentino.”

Oggi, invece, il presidente pro tempore del consorzio Bim del Chiese, Claudio Cortella, annuncia con enfasi piani ambiziosi per il lago d’Idro e la costituzione di un parco fluviale. Ma dov’era quando nei consigli regionali lombardo e trentino si discutevano proposte per in monitoraggio e una gestione transregionale del fiume e del lago? E quando nel 2023 si potevano presentare osservazioni sulla proroga della VIA del progetto per le opere di svaso, profondamente modificato e pieno di criticità? E quando si chiedeva di finanziare un progetto di promozione interregionale del lago d’Idro? Il suo silenzio fu assordante. Solo ora, alla vigilia del rinnovo della presidenza del Bim, pare aver scoperto il valore dell’impegno pubblico per la comunità.

Durante la seduta della Terza Commissione del Consiglio provinciale, nell’ambito delle consultazioni rese possibili grazie alla petizione promossa dall’Associazione Amici della Terra Lago d’Idro e Valle Sabbia, Cortella ha illustrato il percorso previsto per il Parco fluviale del Chiese e per l’avvio del contratto di fiume, con un cronoprogramma che guarda al 2026. Meglio tardi che mai, ma non si cancellano anni di ritardi e occasioni perse. Dal settembre 2024 ha ignorato la petizione popolare per la tutela del lago e ha bloccato la convocazione del tavolo previsto dal protocollo d’intesa con l’associazione e i Comuni lacustri. Ha invece preferito presenziare ai convegni della FederBim e della Coldiretti, evitando ogni confronto con la cittadinanza.

Ha forse rappresentato, in quei convegni d’alto borgo, al presidente di Coldiretti Prandini o all’assessore lombardo Sertori, le preoccupazioni della comunità locale, contraria a uno sfruttamento intensivo delle acque del lago a favore dell’agricoltura bresciana idrovora? Ha mai ricordato loro l’esistenza di una mobilitazione popolare viva da decenni?

Ora che si apre una fase decisiva per il rinnovo della presidenza del Bim, occorre un cambio di passo. Già nel 2021, proprio su queste pagine, auspicavo una gestione fondata sul bene comune, sull’interesse generale, sulla trasparenza e sulla partecipazione popolare. Lo ribadisco oggi da semplice cittadino: serve un Bim nuovo, autonomo dalle logiche spartitorie, capace di costruire alleanze territoriali e visioni di lungo periodo. Un consorzio che sia promotore di sviluppo sostenibile, tutela ambientale e coesione sociale, non vetrina per carriere individuali. Il territorio, il fiume Chiese e il lago d’Idro ne hanno bisogno, e i rappresentanti dei Comuni dovrebbero cogliere questa opportunità di cambiamento.

* lettera pubblicata su L’Adige il 22 giugno 2025

2 Replies to “Lago d’Idro, serve una svolta nella gestione del Bim del Chiese”

  1. Buongiorno Dr. Marini,

    queste situazioni derivano dal fatto, che con i territori confinanti non ci sia interesse a collaborare al fne di favorire una soluzione. E’ stato perso tempo, forse troppo, il lago d’Idro è molto importante e siccome riguarda anche il Trentino, con il fiume Chiese, si dovrebbe arrivare ad un confronto leale tra i politici di parte trentina e lombarda. Mi auguro in una fattiva collaborazione al fine di risolvere il problema, che si trascina da troppo tempo.

    Ammirevole il Suo operato e interesse a riguardo.

    Grazie Dr. Marini, buona estate.

    Con stima, Erika Nardon

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