Come volevasi dimostrare, la notizia diffusa dal presidente del BIM del Chiese sulla promozione di un Contratto di Fiume appare per quello che realmente è: un’operazione di facciata. L’obiettivo? Far rimbalzare qualche titolo sui giornali, offrire un’apparenza di progettualità e di attenzione al territorio laddove, nei fatti, si è assistito per anni a un immobilismo istituzionale sconcertante.
La recente risposta dell’assessore regionale lombardo Sertori all’interrogazione 2787 della consigliera Paola Pollini (M5S) lo conferma in modo inequivocabile: Regione Lombardia è stata contattata solo pochi giorni fa dal BIM del Chiese con l’intenzione di avviare un Contratto di Fiume. Un dettaglio tutt’altro che secondario, se consideriamo che la Giunta lombarda era già stata impegnata nel 2022 da una risoluzione approvata a maggioranza dal Consiglio regionale della Lombardia, con la quale si chiedeva espressamente l’attivazione del percorso partecipativo per la tutela del bacino del lago d’Idro e del fiume Chiese. Risoluzione rimasta completamente lettera morta.
Non solo. La stessa Regione Lombardia aveva già dichiarato – nero su bianco – che il Contratto di Fiume non avrebbe avuto senso senza una spinta concreta e convinta dai territori. Peccato che nel frattempo proprio quei territori – Province, Comuni, Consorzi BIM – abbiano preferito restare alla finestra durante tutto l’iter di approvazione del nuovo progetto di svaso e di proroga della VIA (la seconda!), contribuendo all’attuale stallo.
Ora, l’annuncio di voler avviare il Contratto dopo aver approvato il progetto per nuove opere che alterano pesantemente il regime idraulico e il delicato equilibrio ecologico del lago d’Idro e del fiume Chiese, suona come una beffa. Un Contratto di Fiume serio e coerente presuppone l’ascolto delle comunità locali, il coinvolgimento degli attori sociali, la condivisione delle criticità ambientali. E soprattutto: richiede il rispetto della Direttiva Quadro sulle Acque, che vieta espressamente il deterioramento dello stato dei corpi idrici.
Invece, da quanto emerge dall’interrogazione e dalla risposta, assistiamo a un rovesciamento dei ruoli: i soggetti che avrebbero dovuto promuovere, animare e sostenere un reale processo partecipativo, ora tentano di recuperare terreno con proclami tardivi e iniziative non condivise con le realtà della società civile che da anni lottano per la salvaguardia del fiume.
È difficile non leggere questo annuncio come un tentativo goffo di coprire anni di inazione e scelte calate dall’alto. Una toppa peggiore del buco. Perché la verità è che non c’è nessun Contratto di Fiume in corso, né esiste una progettualità coerente con i principi europei di partecipazione pubblica, trasparenza e tutela ambientale. E se davvero si intende intraprendere questo cammino, lo si faccia con chiarezza, coinvolgendo fin da subito le associazioni, i comitati, gli amministratori responsabili e chi da tempo si batte per un uso equo, sostenibile e condiviso della risorsa acqua.
Fingere di voler dialogare solo quando i giochi sono già fatti è l’ennesimo insulto all’intelligenza e alla dignità delle comunità del bacino del Chiese e del lago d’Idro.
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Non mancate alla manifestazione del 20 luglio 2025 alle ore 18.00 ad Idro (Bs)!!!

