Negli ultimi giorni i vertici del BIM del Chiese si sono prodigati in dichiarazioni trionfali.
Hanno magnificato l’impegno per la tutela ambientale, la nascita del Parco Fluviale del Chiese, la collaborazione con il MUSE, le “strategie condivise” per la valorizzazione del territorio, il sogno di un Contratto di Fiume come modello di governance partecipata. Un racconto perfetto, condito da parole come “sviluppo sostenibile”, “unità” e “responsabilità istituzionale”.
Peccato che, dietro questa facciata levigata, emerga ancora una volta una verità molto meno rassicurante. La verità delle omissioni, dei ritardi, delle lacune informative e della mediocrità gestionale che da anni caratterizzano la gestione pubblica delle questioni ambientali legate al fiume Chiese e al Lago d’Idro.
La realtà dei fatti: PFAS sopra i limiti e studi ancora nascosti
A ricordarcelo, questa volta, è stata la consigliera regionale lombarda Paola Pollini (M5S), che il 22 settembre ha presentato l’interrogazione n. 2857 per fare luce sulla contaminazione da PFAS nel bacino del Chiese e nel Lago d’Idro partendo dal rapporto di Arpa Lombardia sui dati del 2023 e chiedendo aggiornamenti sui dati relativi ai prelievi del 2024.
La risposta scritta dell’assessore lombardo agli enti locali Massimo Sertori, fornita il 13 ottobre, non lascia spazio a interpretazioni:
- il PFOS, nelle analisi condotte nel 2024, è presente nelle acque del lago d’Idro con concentrazioni comprese tra 0,97 ng/L e 3,7 ng/L, con una media di 2,2 ng/L, superiore allo standard di qualità ambientale espresso come media annua (SQA-MA, pari a 0,65 ng/L);
- i valori misurati nel 2025, in corso di validazione, risultano dello stesso ordine di grandezza di quelli sopra riportati;
- sempre nel 2024, le analisi sul biota (coregoni campionati nel lago d’Idro e cavedani campionati nel fiume Chiese) hanno evidenziato concentrazioni di PFOS fino a 10 volte superiori agli standard di qualità ambientali;
- nel 2024 nel fiume Chiese è confermata la presenza del composto 6:2 FTS (non ancora normato), rilevato a Barghe, in concentrazioni comprese fra i valori di 26 e 35 ng/l, poco superiori al relativo limite di quantificazione LOQ (25 ng/L);
- e, come se non bastasse, la Regione Lombardia dichiara di non essere nemmeno a conoscenza dello studio “Modelli di flusso e trasporto di PFOS nell’acquifero del Basso Chiese” dell’Università di Trento, concluso nel luglio 2024 e mai pubblicato dalle autorità trentine e dunque che non esiste nessun confronto istituzionale con gli organi competenti della Provincia Autonoma di Trento, al fine di collaborare all’individuazione della fonte o delle fonti primarie di contaminazione da PFAS e alla definizione di misure congiunte volte a contenerle, isolarle e, ove possibile, rimuoverle per risanare l’ecosistema del fiume Chiese e del Lago d’Idro.
Insomma: mentre il BIM del Chiese si autopromuove come “motore della sostenibilità”, le istituzioni non si parlano, gli studi restano nei cassetti, e la popolazione continua a vivere in un contesto contaminato da sostanze riconosciute come pericolose per la salute umana e per gli ecosistemi.
La solita “collaborazione istituzionale” a parole. È sconcertante che, dopo sette anni dalle prime segnalazioni, l’origine della contaminazione resti “probabile” ma non accertata. Eppure parliamo di un territorio ristretto, dove le ipotesi puntano da tempo a un’unica fonte. Ma anche qui, silenzio. Silenzio da parte della Provincia autonoma di Trento. Silenzio da parte degli enti consortili che dovrebbero rappresentare le comunità locali.
E quando qualcuno — un consigliere regionale, un comitato, un cittadino — osa porre domande, scatta l’irritazione: “non bisogna alimentare polemiche”, “non bisogna rovinare il clima di collaborazione”.
Il paradosso: parlare di parchi mentre si nascondono i veleni
C’è qualcosa di profondamente ipocrita nel celebrare la nascita di un “Parco Fluviale del Chiese” mentre le acque del Chiese e del lago d’Idro risultano contaminate da PFAS e nessuno sa con certezza da dove provengano. Non bastano le foto ufficiali, i tavoli di coordinamento e i 30 mila euro al MUSE per il “coordinamento scientifico” se manca la trasparenza, la pubblicità dei dati ambientali, e soprattutto la volontà politica di affrontare il problema alla radice.
Perché la credibilità delle istituzioni non si misura con i comunicati stampa, ma con la capacità di informare correttamente i cittadini e di agire per la loro tutela. Gli amministratori locali del BIM del Chiese si offendono quando vengono messe in luce le loro mancanze. Ma non è possibile tacere. Non si tratta di “polemiche”: si tratta della salute dell’uomo in carne ed ossa, del diritto a vivere in un ambiente non contaminato, della trasparenza dovuta ai cittadini.
Siamo nelle loro mani — ma questo non significa che bisogna restare in silenzio. Responsabilizzare chi amministra è un dovere civico, prima ancora che politico. E allora sì, ben venga il Parco Fluviale, ma solo se sarà il parco della verità, non quello delle illusioni.
Aggiornamenti:
Corriere della Sera | Brescia, 18 dicembre 2025 – di Pietro Gorlani
“Coregoni del lago d’Iseo e d’Idro contaminati dai velenosi Pfas: valori fino a 10 volte lo standard – Le analisi di Arpa. Anomalie anche per i cavedani dei fiumi Chiese e Strone“



Ribadisco le mie affermazioni sul fatto che noi citadini attivi, non possiamo fidarci delle istituzioni. Questo è stato il mio pensiero all’incontro tenutosi giovedì 9 ottobre a Cologna frazione di Pieve di Bono – Prezzo, in occasione dell’incontro tra delegati trentini della Federazione del Chiese e dei rappresentanti del BIM del Chiese. L’articolo di Marini non fa altro che rafforzare la mia convinzione.
ciao Alex, leggendo questo tuo articolo e pensando in generale alla contaminazione da pfas mi viene da chiederti che ruolo ha (sembra sempre marginale) e come osservi che si muove l’agenzia per la depurazione (adef)? ciao Marco
Ciao Marco, l’ADEP dovrebbe gestire la situazione presso il depuratore di Storo posto in un pozzo collocato in quella zona hanno rilevato grandi concentrazioni di pfos in falda. Non saprei tuttavia se e quali iniziative abbia preso