Se le mafie hanno potuto mettere radici in Trentino la colpa è (anche) della politica che le ha coperte

Con le operazioni “Perfido” e “Freeland” la direzione distrettuale antimafia di Trento ha inequivocabilmente portato allo scoperto la pervasività dei fenomeni criminali attivi sul territorio della nostra Regione. Rispetto ai più tipici e appariscenti reati delle mafie, come l’estorsione, il sequestro di persona o il controllo del narcotraffico, le attività delle organizzazioni malavitose in Trentino paiono più orientate ad altre tipologie di reati, più difficili da individuare e dimostrare ma non per questo meno odiose, come la corruzione e lo scambio elettorale politico-mafioso. Da noi la malavita non si occupa solo di droga o denaro di provenienza illecita da lavare. La moneta di scambio sembrano piuttosto essere posti di lavoro agli amici, concessioni a canone privilegiato, pacchetti di voti da girare a seconda dell’opportunità, forniture per opere che non servono, magari a prezzi gonfiati e realizzate con materiali scadenti, e naturalmente favori di vario genere concessi anche sotto forma di provvedimenti amministrativi o normativi.

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