La politica si disinteressa del contrasto alle mafie e loro avanzano

Ecco qua, dedicato a tutti quelli che continuano a ripetere che in Trentino-Alto Adige la mafia non esiste… Diciamo grazie alla Magistratura e alle forze dell’ordine per l’intervento messo in atto questa notte (operazione Freeland contro la cosa Italiano-Papalia della ‘ndrangheta a Bolzano).

La politica non ha più scuse: abbiamo proposto più volte la creazione di un osservatorio sulla criminalità organizzata. Prima è saltato sul Consiglio provinciale per le resistenze del Presidente del Consiglio e della struttura amministrativa, adesso dovrebbe andare sul Consiglio regionale e siamo in attesa di poter concretizzarne finalmente l’istituzione.

Se non si è capito il monitoraggio e il contrasto alle mafie anche in via preventiva con delle leggi che possano rendere il terreno meno fertile per la loro proliferazione sono questione urgentissima, tanto più ora che ci sono in ballo miliardi di euro pubblici per la fase post Covid…

A piè di pagine trovate il testo integrale delle ultime interrogazioni che ho depositato sulla questione criminalità organizzata, ancora senza risposta.

Con l’interrogazione dell’11 febbraio 2020 chiedevo al presidente Fugatti se intendesse o meno esprimere solidarietà e sostegno alle persone vittime di atti intimidatori e/o di violenza mafiosa con particolare riferimento a quanto avvenuto in Val di Cembra e se intendesse mettere in campo strumenti e risorse volte all’informazione e alla sensibilizzazione della società, della popolazione e della pubblica amministrazione trentine rispetto al rischio di infiltrazione mafiosa, in caso di risposta positiva specificando la natura di detti interventi.

Con l’interrogazione del 12 maggio 2020 sollecitavo il presidente del Consiglio Kaswalder a partecipare alle attività del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità presso la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome.

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Questo il mio intervento in aula nel dicembre 2019:

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Azioni di informazione e sensibilizzazione sul rischio di infiltrazione mafiosa e solidarietà alle vittime di atti intimidatori e di violenza mafiosaInterrogazione 1175/XVI dell’11 febbraio 2020

Negli anni nel settore del porfido Trentino e in Val di Cembra e in Alta Valsugana in particolare si sono evidenziate numerose vicende e situazioni di assoluta gravità relative alla silente ma potenzialmente pervasiva infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto di origine calabrese;

a titolo di esempio si segnalano le numerose denunce effettuate dal Coordinamento Lavoratori Porfido (CLP) riguardo a situazioni di illegalità diffusa nel settore del porfido trentino (fra di esse, false partite iva, falsi artigiani, rinnovi sospetti di concessioni, utilizzi impropri della cassa integrazione, ecc), ma anche l’episodio avvenuto in una cava di porfido di Lona Lases col pestaggio a sangue e la tortura inflitti a un lavoratore “reo” di voler essere pagato almeno in parte degli emolumenti a lui dovuti (Infiltrazioni mafiose in Trentino – QuestoTrentino, 04-05-2019), e ancora con una serie di lettere intimidatorie recapitate al presidente dell’Asuc di Miola, l’ultima risalente al 23-12-2019 (Porfido e politica, l’inchiesta da archiviare perché i carabinieri di Piné non indagano – l’Adige.it, 04-02-2020);

un’autorevole conferma di quanto riportato ai paragrafi precedenti è arrivata anche dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra, che il 3 maggio scorso, proprio a margine di un incontro sul tema delle infiltrazioni mafiose tenuto a Trento col presidente della Provincia Autonoma dichiarava:

Negli ultimi anni le mafie hanno conquistato sempre più spazio al di là dei confini nazionali, la n’drangheta in particolare si è radicata nel mondo germanico.Sull’asse di comunicazione Modena-Brennero e poi Austria-Germania c’è proprio il territorio trentino e, come dimostrano evidenze giudiziarie già acquisite, le mafie hanno già dimostrato di sapersi infiltrare anche qui, ad esempio nel settore del porfido(Mafia: Morra, attenzione a infiltrazioni anche in Trentino – Ansa, 03-05-2019);

La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) è un organismo investigativo interforze, inquadrato nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’interno della Repubblica Italiana. I suoi compiti principali consistono nel contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso in Italia. Maggiori informazioni sono riportate sul sito istituzionale della Direzione Investigativa Antimafia, dove essa viene definita come segue:

La Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), istituita nell’ambito del Dipartimento della Pubblica Sicurezza con l’art. 3 del D.L. 345 del 1991 (ora art. 108 del D.Lgs. 159 del 2011) , è un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima. In particolare, le attività di investigazione preventiva sono finalizzate a definire le connotazioni strutturali, le articolazioni e i collegamenti interni ed internazionali, gli obiettivi e le modalità operative delle organizzazioni criminali. Sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, il Ministro dell’Interno riferisce, ogni sei mesi, al Parlamento. Al vertice della D.I.A. è preposto un Direttore, scelto a rotazione tra i Dirigenti della Polizia di Stato e gli Ufficiali Generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, che abbiano maturato specifica esperienza nel settore della lotta alla criminalità organizzata. Per l’esercizio delle sue funzioni lo stesso si avvale della collaborazione di due Vice Direttori – ad uno dei quali è anche affidata la funzione Vicaria – che hanno il compito di sovrintendere rispettivamente alle attività operative ed a quelle amministrative. La struttura centrale di supporto si compone di una Divisione di Gabinetto, tre Reparti, rispettivamente deputati alle ”Investigazioni preventive”, ”Investigazioni giudiziarie” e “Relazioni internazionali ai fini investigativi”, e sette Uffici. La D.I.A., che per l’assolvimento dei propri compiti opera in stretto collegamento con le forze di polizia, si avvale anche di un’articolazione periferica, strutturata su dodici Centri Operativi e nove Sezioni distaccate che, attraverso una ripartizione definita, hanno competenza sull’intero territorio nazionale. Tra gli obiettivi strategici perseguiti, assume particolare rilievo per la sua attualità quello del contrasto alla forza economico-finanziaria della criminalità organizzata, che viene sviluppato con più strumenti ed in diverse fasi. In tal senso notevole rilevanza è attribuita all’aggressione agli ingenti patrimoni illecitamente accumulati, che, attraverso uno specifico percorso normativo, sono restituiti all’utilità collettiva, ed al contrasto della penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale con effetti distorsivi della libera concorrenza: in quest’ultimo settore particolare attenzione è rivolta, d’intesa con le Prefetture – Uffici Territoriali del Governo, ad evitare l’infiltrazione negli investimenti pubblici. (Sito istituzionale della Direzione Investigativa Antimafia – Home – Istituzione);

nella relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia risalente al primo semestre 2019 si sottolineava che in Trentino alto Adige non si sono ancora evidenziati veri e propri radicamenti mafiosi, tuttavia allo stesso tempo veniva riportato come in realtà diversi elementi facessero supporre l’esistenza di attività criminali più intense di quanto ufficialmente emerso, soprattutto a causa dell’attrattività della Regione per le mafie. Inoltre nel medesimo documento si segnalava che:

Dal quadro d’assieme appena esposto appare attuale la possibilità che le organizzazioni criminali tentino di infiltrarsi con sempre maggior insistenza nel tessuto produttivo regionale al fine di reinvestire gli ingenti capitali illecitamente acquisiti. In tale ottica, i settori dell’estrazione del porfido, delle costruzioni nonché l’industria alberghiera e della ristorazione vanno attentamente monitorati, perché potenzialmente a rischio(Relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia afferente al primo semestre 2019 – pagina 367);

purtroppo la Provincia Autonoma di Trento è stata fin qui assai lenta, per non dire restia, a contrastare il rischio di infiltrazione criminale sul territorio. A tal proposito si evidenzia ad esempio la bocciatura da parte della maggioranza provinciale degli emendamenti 13.6 e il 13.7 all’articolo 13 del disegno di legge 36/XVI che se approvati avrebbero portato all’istituzione di un Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole, come peraltro previsto dall’Ordine del Giorno n. 74/XVIIstituzione di osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata, impegno assunto dalla giunta provinciale che scadendo il 31-12-2019 è in tal modo rimasto disatteso;

a fronte di quanto fin qui riportato, appare urgente e indifferibile una presa di posizione chiara da parte della Provincia Autonoma di Trento in merito a quanto avvenuto negli ultimi anni nel settore del porfido e in Val di Cembra. Ciò sia per sottolineare la gravità della vicenda di cui sopra che per rendere consapevole l’intera popolazione trentina riguardo ai rischi di infiltrazione mafiosa a cui è sottoposto anche il nostro territorio. Oltre a ciò l’interrogante ritiene che la Provincia Autonoma di Trento dovrebbe attrezzarsi per mettere in campo una serie di strumenti atti a sensibilizzare la società, la popolazione e la pubblica amministrazione trentine riguardo alle modalità con cui le organizzazioni mafiose si insinuano nel territorio e a quali comportamenti attuare per contrastare la diffusione questi fenomeni criminali;

tutto ciò premesso si interroga il presidente della Provincia per sapere:

  1. se sia a conoscenza dei fatti segnalati in premessa e se intenda o meno esprimere solidarietà e sostegno alle persone vittime di atti intimidatori e/o di violenza mafiosa con particolare riferimento a quanto avvenuto in Val di Cembra;

  2. se intenda mettere in campo strumenti e risorse volte all’informazione e alla sensibilizzazione della società, della popolazione e della pubblica amministrazione trentine rispetto al rischio di infiltrazione mafiosa, in caso di risposta positiva specificando la natura di detti interventi.

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Ruolo del Presidente del Consiglio nel Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalitàInterrogazione 1461/XVI del 12 maggio 2020

L’ordine del giorno 74/XVI, approvato nella seduta di Consiglio provinciale del 25 luglio 2019 impegnava la Giunta provinciale a istituire entro il 31 dicembre 2019 un osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole. Nelle premesse si specificava che, date le caratteristiche di indipendenza ed imparzialità che lo avrebbero dovuto contraddistinguere, l’osservatorio avrebbe dovuto essere incardinato presso la struttura del Consiglio provinciale;

per favorire l’attuazione dell’ordine del giorno 74/XVI, in data 30 ottobre 2019 l’interrogante presentava il disegno di legge 34/XVI con il quale si proponeva di inserire l’osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e la promozione della cultura della legalità e del ruolo della società civile all’interno della legge provinciale 15/2011, “Promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile per la prevenzione del crimine organizzato”;

per velocizzare l’iter di creazione di questo organismo, veniva presentato l’emendamento 13.7 al ddl 36/XVILegge collegata alla manovra di bilancio provinciale 2020” nel quale si proponeva nuovamente l’istituzione dell’osservatorio di cui sopra. Nonostante gli impegni contenuti nell’ordine del giorno 74/XVI, l’emendamento veniva bocciato. A giustificazione della decisione veniva fornita la spiegazione che difficoltà di natura tecnico-organizzativa interne al Consiglio provinciale non avrebbero consentito il corretto funzionamento dell’organismo;

contestualmente alla bocciatura dell’emendamento, il presidente del Consiglio regionale e il presidente della Giunta provinciale si assumevano con l’interrogante l’impegno di istituire l’osservatorio sulla criminalità organizzata a livello regionale. Questo impegno veniva formalmente confermato con l’approvazione della proposta di ordine del giorno 16/55/XVI;

nonostante l’impegno preso di istituire l’Osservatorio in sede regionale con l’approvazione del punto 1 del dispostivo della proposta di ordine del giorno 16/55/XVI, si ritiene opportuno che il Consiglio provinciale di Trento partecipi attivamente ai lavori del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità, i cui esiti recenti sono stati peraltro trattati nella seduta in plenaria della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome del 23 aprile scorso a cui ha partecipato anche il Presidente del Consiglio provinciale di Trento in carica;

nel caso di specie si segnala come la prossima convocazione del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità incardinato presso Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome sia stata programmata in modalità di videoconferenza per giovedì 14 maggio 2020 alle ore 11.00 sotto il coordinamento del Presidente del Coordinamento Carmine Cicala (Presidente del Consiglio regionale della Basilicata). Pur nell’imminenza dell’appuntamento, come già annunciato in aula dall’interrogante nella seduta consiliare del 9 maggio scorso, si ritiene opportuno garantire la presenza di un delegato del Consiglio provinciale di Trento già a partire quell’occasione;

tutto ciò premesso si interroga il Presidente del Consiglio provinciale per sapere

se fino alla data di deposito della presente interrogazione egli abbia seguito i lavori del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità presso la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome e quali siano gli esiti della partecipazione a tali lavori;

se, anche in considerazione dei numerosi impegni connessi all’esercizio della carica di Presidente del Consiglio provinciale, abbia inteso o intenda delegare un consigliere provinciale a rappresentare e a partecipare ai lavori del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità per conto del Consiglio provinciale di Trento;

7 Replies to “La politica si disinteressa del contrasto alle mafie e loro avanzano”

  1. Le mafie organizzate, con sede illegale al sud, hanno sempre visto il ricco nord come loro seconda casa vacanze. Già dal dopoguerra, e nel 1975/82 già la Valle d’Aosta, con le sue località invernali rinomate, era divenuta la seconda casa della cosca dei Badalamenti, così come lo divenne Milano. Ne seppe qualcosa Giuseppe Impastato che pagò con la vita a Cinisi (PA) la sua lodevole opposizione alla cosca Badalamenti. Poi fu la volta del Piemonte, Liguria e Veneto. Ma anche il Trentino degli anni 90 fu terra di voti di scambio con la mafia partenopea. Ci ricordiamo tutti come noti esponenti della vecchia DC trentina, non trovando più i voti in terra nostrana, si candidarono nei collegi sicuri della camorra, come nel comune di Castellammare di Stabia, dei Gava, per poter mantenere la poltrona politica e il ricco stipendio parlamentare. Guai se si lascia penetrare le mafie attraverso le pubbliche amministrazioni locali e i voti di scambio, sarebbe come svegliarsi e vedere il nostro patrimonio dell’umanità, le Dolomiti, ricoperto di letame.

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