Venerdì sera sono salito a Bolzano per partecipare all’inaugurazione della mostra “Democrazia Diretta Moderna”, dedicata a presentare il sistema della democrazia diretta svizzera che sta prendendo piede anche in Alto Adige (un po’ meno in Trentino…).
Spesso i media tendono a presentare la democrazia diretta come fosse una forma di populismo inteso nel senso deteriore del termine. Si tratta di visioni di comodo, spesso dettate dalla volontà di non restituire nemmeno una briciola del potere ottenuto in delega. In realtà la democrazia diretta è quanto di più lontano si possa immaginare dalla cultura plebiscitaria e dal culto del “capo” che sono l’essenza di quel populismo sempre additato come un male politico da combattere. È facile da capire: gli strumenti referendari sono un elemento positivo di trasmissione delle priorità tra rappresentanza politica e popolo, quest’ultimo non inteso come etnia ma come insieme di cittadini attivi caratterizzati dalla volontà di controllare e di partecipare ai processi decisionali, tutto il contrario dell’idea che uno (o pochi) comandano e tutti gli altri obbediscono!
Questa visione è stata illustrata dall’eminente storico e scienziato della politica, Claude Longchamp. La Svizzera dimostra come sia possibile avere una democrazia che funziona caratterizzata da molti referendum che mettono in condizione i cittadini di essere sempre protagonisti. Proprio per questo la confederazione elvetica è una fra le democrazie che funzionano meglio al mondo. La democrazia diretta, combinata con quella che viene definitiva democrazia della concordanza nella quale tutte le parti politiche hanno voce nei processi decisionali, ha neutralizzato gli estremismi. La fase introduttiva dei referendum fu difficile e per certi aspetti controversa, ma quando i cittadini e i rappresentanti politici hanno compreso l’efficacia e l’utilità di referendum e iniziativa popolare, lo sviluppo democratico c’è stato, eccome. I dati lo confermano. Una volta i referendum li vincevano le opposizioni. Ora li vincono quasi sempre i Governi (che peraltro possono presentare “controproposte” alle iniziative popolari presentate dai cittadini). Questo perché col tempo la democrazia diretta ha smesso di essere la valvola di sfogo ed è diventata un normale canale di comunicazione e dialogo tra eletti ed elettori.
Longchamp ha anche spiegato una verità molto semplice e al tempo stesso illuminante: il segreto del referendum è che i Governi non amano perdere (qui gli atti del convegno). Se devono andare a consultazione referendaria Parlamento e Governo anticipano le misure per realizzare la volontà popolare, evitando così di essere sconfitti. Di conseguenza i governi hanno accettato l’idea che il popolo va ascoltato, abbandonando la tentazione di decidere senza farvi riferimento, magari umiliando le opposizioni.
Questa in sostanza è la democrazia della concordanza. Un sistema democratico che ha avuto l’effetto di integrare maggioranza, opposizioni e minoranze culturali. Quello che mi sono portato a casa dalla serata di Bolzano è dunque un pensiero positivo e pieno di speranza. Nel 21° secolo la democrazia non è necessariamente destinata a fallire ma a evolvere e ad ampliarsi proprio grazie alla partecipazione popolare! La democrazia diretta può essere un antidoto al populismo becero. Promette tanto e a volte non riesce a mantenere tutto, ma quel che è certo è che mantiene la parola assai più di quanto facciano quei politici che per prendere “pieni poteri” puntano sulla paura, sull’avidità e sugli stati emotivi peggiori delle persone.
P.S.
A margine dell’incontro ho avuto la fortuna di conoscere e di parlare a lungo con Sabrina Dellafior, console generale svizzero a Milano di origine trentine. Ho caldeggiato una sua visita ufficiale in Trentino richiedendo che nei prossimi mesi la mostra sulla democrazia diretta ora installata presso la Libera Università di Bolzano possa essere portata anche da noi. Mi sono preso l’impegno di presentare questa proposta al presidente del Consiglio Kaswalder affinché la mostra possa trovare spazio presso le sale espositive di Palazzo Trentini. Speriamo di trovare ascolto. Nel frattempo non posso far altro che ringraziare gli amici di Initiative fur Mehr Demokratie di Bolzano per i bellissimi momenti passati insieme e per tenere viva la prospettiva di una democrazia migliore.
“La democrazia rimane cantiere” su Salto.bz
Sono ovviamente in completo accordo su tale proposta. Sono sempre dell’idea che manca una indispensabile preanalisi introduttiva al posssibile avverarsi di una democrazia partecipata e diretta eche risiede nell’ananlisi comportamentale dell’essere umano posto di fronte a tale proposta. Ricordati del DNA gestionale insito in ogni uomo e preposto a scelte ottimizzatrici con il fine di dare il massimo di positività all’esssere umano a cui è preposto. Un programmatore che pesca nel data base fluido della sua esistenza e con programma a tendina sceglie le opportune /opportunistiche opzioni per gratificare l’individuo. Opzioni che estremizzando vanno dal scegliere di farlo diventare martire, eroe, tiranno, illuminato, appartenere alla casta, corruttore, corrotto, evasore, seguire idee populiste, sovraniste, ecc. Solo se le proposte di democrazia partecipata e diretta saranno concrete e praticabili ed in quella direzione potranno essere recepite quanto meno dalla maggioranza dei cittadini. Alex te ne ho parlato, forse in modo semiserio, Speravo che tu la trasformassi in una riflessione più compiuta, comprensibile e seria. Forse è destino che debba tirare uno dei primi sassi nello stagno, con i miei limiti di comunicazione non facilmente comprensibile.
Non sono sicuro di capire dove sia l’umiliazione per le opposizioni.
Questo il passaggio che non mi è chiaro: “Di conseguenza i governi hanno accettato l’idea che il popolo va ascoltato, abbandonando la tentazione di decidere senza farvi riferimento, magari umiliando le opposizioni.”
Poco più sopra parli di “concordanza” che mi sembra stridere con la parola umiliazione.
Grazie 🙏