Accendere i riflettori sul forte rischio criminalità

Di seguito il mio contributo pubblicato (rivista gratuita per informarsi sull’attività istituzionale) su Cronache – Consiglio provinciale n.262 novembre 2019:

La criminalità organizzata e la corruzione sono presenti su tutto il territorio italiano e il Trentino non fa eccezione. Sebbene alcuni preferiscano rifiutarla, questa è la realtà dei fatti, confermata ormai da tantissime occorrenze, denunce e prese di posizione. Il M5S non ha alcuna intenzione di chiudere gli occhi di fronte ad un problema grave e pressante come quello delle infiltrazioni mafiose sul territorio e della corruzione e si è attivato per dotare anche la nostra Provincia degli strumenti adatti ad identificare fenomeni e quindi a poterli combattere efficacemente. Nei mesi scorsi siamo riusciti ad ottenere l’approvazione da parte del Consiglio provinciale di un Ordine del Giorno che impegna la giunta a istituire un Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole ma al nostro studio ci sono anche altre iniziative tramite le quali intendiamo rafforzare sempre di più la consapevolezza dei trentini e delle loro istituzioni verso i meccanismi con cui il malaffare si infiltra nella nostra società.

La cronaca giornalistica, anche recentissima, dimostra come la criminalità organizzata sia presente da tempo fra di noi. Non più tardi del 9 ottobre infatti la nostra Provincia è stata scossa da una clamorosa operazione della Guardia di Finanza che ha portato a termine perquisizioni all’interno di grandi cooperative trentine, con sede a Sant’Orsola e a Mezzocorona, dedite alla coltivazione e alla vendita di piccoli frutti e di vino. Il sospetto? Che fossero infiltrate da “Cosa Nostra”, la mafia siciliana, che nel caso specifico si sarebbe dedicata a operazioni di riciclaggio di beni, terreni e di merce varia. Se le perquisizioni sono recentissime lo stesso non si può purtroppo dire dell’infiltrazione stessa, visto che a quanto è stato fatto trapelare da ambienti investigativi il processo di “colonizzazione” di queste cooperative da parte della criminalità sarebbe partito dal 2001 per protrarsi fino ai giorni nostri. Detto altrimenti, se le valutazioni delle Procure verranno confermate vorrà dire che pezzi di assoluta importanza del comparto agroalimentare trentino hanno avuto a che fare con la mafia per quasi un ventennio e che nessuno si è mai accorto di niente! 

Dare per scontato che “da noi certe cose non succedono” è dunque pericoloso e crea le condizioni per facilitare l’infiltrazione dei corpi estranei malavitosi. Come dimostra il caso di Sant’Orsola e a Mezzocorona, la larghissima parte i soci delle cooperative coinvolte nelle perquisizioni non era affatto consapevole di svolgere la propria attività a fianco di persone che invece operavano nell’illegalità e nel malaffare. Facevano onestamente il loro lavoro ma senza saperlo davano una mano alla mafia!

Qualcuno potrebbe arguire che ciò che sta emergendo nelle cooperative agroalimentari sia la classica eccezione che conferma la regola. Purtroppo non è così. Senza andare troppo lontano basta andare all’8 ottobre 2019 per scoprire come il gip del tribunale di Milano Sara Cipolla abbia firmato un’ordinanza di ben 264 pagine in base alla quale sono stati arrestati 11 presunti affiliati alla ‘ndrangheta per traffico di rifiuti illeciti, fra le operazioni loro contestate anche lo stoccaggio di materiale destinato ad essere smaltito fuori dalle regole in un capannone di Ceniga di Dro, per questo posto sotto sequestro da parte del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri. Interessante la metodologia che secondo gli inquirenti era stata scelta dai malavitosi per la gestione dei loro traffici illeciti, cioè l’acquisto di una ditta “sana” che già da qualche tempo risultava nella loro disponibilità nonostante le proteste del vecchio proprietario. Ciò illustra una volta di più la ragione per la quale è necessario tenere sempre gli occhi aperti e non considerarsi “immuni” alle mafie per chissà quale differenza antropologica: quando le organizzazioni criminali “entrano” in un’impresa sana lo fanno proprio per mimetizzarsi e poter condurre indisturbate le loro operazioni. Pensare che non ci siano le aiuta dunque a prosperare.

Di esempi della penetrazione delle mafie in Trentino ce ne sono molti altri e fra quelli meno recenti un posto di spicco spetta alle infiltrazioni ‘ndranghetiste in un altro settore economico importante per la Provincia come quello del porfido trentino che furono oggetto delle attenzioni della Commissione parlamentare Antimafia e dell’allora deputato Riccardo Fraccaro.

Stando così le cose bisogna porsi il problema di come intervenire per circoscrivere l’infezione e per prevenire applicando gli obblighi e le prescrizioni in materia di prevenzione della corruzione. Per questo lo scorso luglio il M5S trentino è intervenuto in Consiglio provinciale con una proposta di Ordine del Giorno (la 67/21/XVI) ottenendone l’approvazione. Il primo impegno assunto dalla giunta si è concretizzato a fine settembre con la stesura di una comparazione dei quadri normativi che regolano le attività di monitoraggio della criminalità organizzata in modo da avvalersene per poter istituire l’Osservatorio. Il secondo passo dovrà invece essere realizzato entro il 31 dicembre 2019 e consisterà nell’istituzione dell’Osservatorio stesso, che sarà incardinato auspicabilmente presso il Consiglio provinciale per garantirne autonomia e indipendenza. Ciò non significa però che il nostro lavoro sia terminato. Allo studio su questi temi abbiamo infatti un disegno di legge e più in generale da parte del M5S resta sempre massimo il sostegno verso i cittadini che denunciano e combattono la diffusione della criminalità e della corruzione, mali che non si vincono nascondendo la testa sotto la sabbia ma al contrario, tenendola ben alta.

* * *

30 ottobre 2019 – Disegno di legge 34/XVI
“Inserimento dell’articolo 10 bis nella legge provinciale 12 dicembre 2011, n. 15 (Promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile per la prevenzione del crimine organizzato): istituzione dell’osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e per la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole”
primo firmatario Alex Marini

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