Lago d’Idro: la Commissione europea richiama l’Italia al rispetto delle norme ambientali

Nel dicembre 2024, l’europarlamentare Gaetano Pedullà ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere un pronunciamento sulla legittimità delle procedure seguite nella controversa vicenda delle nuove opere di presa sul Lago d’Idro. L’interrogazione, formulata a partire dal caso concreto affrontato in prima istanza dalla consigliera Paola Pollini nel Consiglio regionale lombardo, solleva dubbi sul rispetto delle direttive comunitarie in materia di informazione ambientale e partecipazione pubblica, principi fondamentali sanciti dalla Convenzione di Aarhus e recepiti nel diritto dell’Unione Europea.

Il Lago d’Idro, un ecosistema fragile e parte della rete Natura 2000, è al centro di un progetto di regolazione delle acque avviato all’inizio degli anni 2000. Nonostante le modifiche sostanziali apportate al progetto nel corso degli anni, le proroghe concesse al provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) non hanno garantito una corretta informazione ambientale né una partecipazione pubblica adeguata. Inoltre, gli enti locali direttamente interessati non sono stati coinvolti nelle decisioni, disattendendo così i principi di trasparenza e sussidiarietà.

La risposta della Commissione europea, fornita il 29 gennaio 2025 dalla commissaria all’Ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva Jessika Roswall, pur non entrando nel merito del caso specifico per mancanza di informazioni sufficienti per valutare la situazione, ha ribadito con forza i principi che devono guidare le procedure di VIA. In particolare, la Commissione ha ricordato che:

  1. La partecipazione pubblica è un diritto fondamentale: le comunità locali devono avere l’opportunità di esprimere osservazioni e pareri prima che venga adottata una decisione definitiva.
  2. Gli enti territoriali devono essere consultati: le autorità locali e regionali, in virtù delle loro competenze specifiche, devono essere coinvolte nel processo decisionale.
  3. Le proroghe non possono eludere gli obblighi di informazione e partecipazione: in caso di modifiche significative al progetto, è necessario avviare una nuova procedura di VIA, inclusa una consultazione pubblica.

La Commissione ha inoltre sottolineato che spetta in primo luogo agli Stati membri garantire il rispetto del diritto dell’UE, invitando dunque implicitamente le autorità italiane a fornire spiegazioni esaustive sulle procedure seguite nel caso del Lago d’Idro.

Un monito alle istituzioni italiane

Purtroppo, questa vicenda non è un caso isolato. Troppo spesso, i politici italiani tendono a sottovalutare gli obblighi di informazione ambientale e di partecipazione pubblica, consapevoli che la consapevolezza sociale su questi temi è ancora limitata e che i rimedi della giustizia ambientale sono troppo spesso inefficaci. Tuttavia, la risposta della Commissione europea rappresenta un chiaro richiamo alle istituzioni italiane, che non possono più ignorare i principi fondamentali della governance ambientale.

È ora di porre fine a pratiche opache e di garantire che progetti con un impatto significativo sull’ambiente, come quelli sul Lago d’Idro, siano affrontati con trasparenza, coinvolgendo attivamente le comunità locali e rispettando gli ecosistemi fragili. La Commissione europea ha fatto la sua parte; ora tocca alle autorità italiane rispondere in modo puntuale e responsabile.

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