Avendo compreso il carattere superficiale con cui molti enti locali lacustri affrontano la questione dello stato ecologico del lago e la loro attitudine a piegarsi agli interessi esterni alla comunità locale, l’associazione Amici della Terra Lago d’Idro e Valle Sabbia nel giugno scorso ritenne necessario sollecitare, attraverso la presentazione di interrogazioni urgenti in Lombardia e in Trentino, un chiarimento sulle cause e le conseguenze del recente episodio di colorazione anomala delle acque.




Dopo mesi di attesa, sono arrivate le risposte.
Provincia autonoma di Trento
La Giunta ha risposto all’interrogazione di Lucia Coppola e Michela Calzà ad agosto (Int 1031), in modo piuttosto generico, limitandosi a ricordare che il monitoraggio della qualità delle acque è di competenza di ARPA Lombardia e che al Trentino spetta solo la verifica della balneabilità della spiaggia di Baitoni.
Unico dato reso noto: nel campione del 20 giugno 2025 è stata riscontrata un’elevata concentrazione dell’alga Dolichospermum lemmermannii (19.300 cellule/ml), responsabile della colorazione anomala. Tuttavia, i risultati sono stati trasmessi all’APSS ma non resi pubblici, lasciando irrisolta la questione della trasparenza.
Regione Lombardia
La risposta alla consigliera Paola Pollini (ITR 2778), arrivata più tardi, risulta invece più articolata e informativa.
ARPA Lombardia ha spiegato che il lago è monitorato regolarmente dal 2009 secondo la Direttiva Quadro Acque, con campionamenti sei volte l’anno e analisi su un’ampia gamma di parametri (chimici, fisico-chimici e biologici, inclusi PFAS e metalli pesanti). Anche qui è stato confermato che la specie responsabile era D. lemmermannii, già osservata in altri grandi laghi alpini.
Il contributo della scienza
Per comprendere meglio il fenomeno, già in agosto ci siamo rivolti a uno scienziato di fiducia, che ha suggerito di consultare la letteratura scientifica più recente (Capelli e altri, 2017; Salmaso et al, 2024; Cerasino et al, 2017). Da questi studi emerge che:
- le fioriture di D. lemmermannii nei laghi subalpini sono eventi noti sin dagli anni ’90, tipici dei mesi caldi e spesso caratterizzati da improvvise “schiume superficiali” dovute alla capacità dell’alga di risalire rapidamente in colonna d’acqua;
- in Italia, a differenza dei ceppi nord-europei, non è stata confermata la produzione di tossine: studi condotti su campioni provenienti dai laghi Garda, Idro, Caldonazzo, Maggiore e Lugano hanno escluso la presenza di microcistine, anatossine, cilindrospermopsine e saxitossine;
- anche le indagini metagenomiche più recenti (Salmaso et al., 2024) hanno ribadito che i ceppi italiani di D. lemmermannii non possiedono i geni che codificano per queste tossine, confermando quindi l’assenza di rischi tossicologici diretti.
Questo non significa che il fenomeno possa essere sottovalutato: le fioriture sono comunque un campanello d’allarme che richiama all’urgenza di ridurre i carichi di nutrienti e di rafforzare la ricerca ecologica sul lago.
La questione del coordinamento istituzionale
Dalle risposte emerge un punto debole evidente già evidenziato in passato: manca una collaborazione strutturata tra ARPA Lombardia e APPA Trento. Le due agenzie lavorano su fronti separati, con approcci e finalità diverse, senza un quadro integrato di analisi e monitoraggio. Una scelta che non appare casuale: la logica politica dominante è quella della spartizione e dello sfruttamento della risorsa idrica, e di conseguenza anche i monitoraggi ambientali finiscono per adeguarsi a questa impostazione.
In questa fase, la carenza di coordinamento non è un bel presagio: se le istituzioni faticano già oggi a condividere informazioni su un singolo episodio di fioritura algale, è lecito dubitare che saranno in grado di garantire un controllo ambientale serio e indipendente quando saranno realizzate ed entreranno in funzione le nuove opere di presa e sfruttamento delle acque che decisori politici di Milano e Trento vogliono realizzare sul lago.
Di fronte a una simile situazione risulta chiaro anche a un bambino che non basta controllare la balneabilità: serve un monitoraggio trasparente, integrato e accessibile ai cittadini, che riguardi lo stato ecologico complessivo del lago e non solo le sue spiagge. Solo così si può prevenire il degrado e contrastare le pressioni speculative che da anni gravano sull’Eridio.

