Iniziativa popolare sulla democrazia diretta: i partiti non hanno il coraggio di votarla

L’apatia e l’indifferenza dei cittadini crescono di elezione in elezione. Un fenomeno dal quale il Trentino non si discosta. Basti vedere i dati relativi all’affluenza per l’elezione del Consiglio provinciale: 62.8% nel 2013 contro il 73,1% del 2008 e 74,2% del 2003. Oltre ai numeri bisognerebbe considerare anche gli aspetti qualitativi, più difficili da misurare ma su cui non si può soprassedere.

I politici provinciali, fatti salvi pochi casi isolati, negli ultimi 5 anni non si sono posti affatto il problema di riavvicinare i cittadini alla politica al fine di distribuire il potere decisionale per coinvolgerli nelle scelte che li riguardano. Hanno fatto l’opposto contribuendo irresponsabilmente ad alimentare il disincanto e la sfiducia nei confronti della politica. Infine, hanno dato un ennesimo e sonoro schiaffo ai cittadini boicottando il disegno di legge di iniziativa popolare sulla democrazia diretta che giaceva nelle paludi del Consiglio dal lontano 2012.

Dopo un’attesa lunga 6 anni, il presidente del Consiglio provinciale Dorigatti ha deciso di cedere alle minacce delle minoranze consiliari e di non forzare il passaggio in aula del disegno di legge che in forma cristallina chiedeva di recepire le raccomandazioni del Council of Europe per rendere accessibili gli strumenti di partecipazione popolari previsti dallo Statuto di autonomia.

I consiglieri provinciali, con poche lodevoli eccezioni (Filippo Degasperi e Mattia Civico), hanno respinto in massa l’ipotesi di assumersi la responsabilità di votare, anche dopo che il comitato promotore aveva proposto un compromesso minimo: quorum al 20%, istituzione di una commissione dei garanti permanente ed estensione dei termini per poter presentare una richiesta di referendum.

Con il mese di agosto è venuta meno la possibilità di discutere e votare l’iniziativa popolare (qui l’iter dal 2012 ad oggi) rendendo palese il fatto che i consiglieri in carica (esclusi appunto casi isolati) non sono stati in grado di gestire gli affari pubblici nell’interesse dei cittadini declinando di esercitare la funzione per cui sono stati eletti. Hanno deciso di rinviare e di non decidere, ben consapevoli che in conseguenza a questo deprecabile comportamento il disegno di legge sarebbe decaduto.

Il 21 ottobre gli elettori dovranno essere consapevoli di avere di fronte molti individui esperti nel mettersi a disposizione di interessi di piccole ma potenti lobby (vedi emendamento slot machine), a loro volta timorose di perdere privilegi qualora i cittadini potessero esprimersi liberamente su temi di proprio interesse sociale, politico ed economico. I consiglieri provinciali in carica agiscono per larga maggioranza in modo arbitrario rispetto alle istanze popolari, sapendo che le elezioni rappresentano solo un parte infinitesimale della volontà popolare e che un quorum di partecipazione del 50% degli aventi diritto al voto per i referendum è irraggiungibile.

Il MoVimento 5 Stelle avrà molti difetti ma non certo quello di essere succube dell’azione ottusa ed oppressiva di una piccola minoranza organizzata che ha esercitato il potere fino ad oggi generando di fatto una vera e propria pseudo-democrazia.

Alex Marini (M5S)
Candidato alle elezioni della Provincia autonoma di Trento 2018
https://www.facebook.com/alexmariniM5S

Qui la cronaca dell’ufficio del stampa del Consiglio provinciale:

Fai clic per accedere a 20180801_cronache-agosto2018_referendum.pdf

20180801_cronache quorum resta al 50

20180801_si arena referendum

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