Una delle cose che (purtroppo) si imparano facendo politica è che quando le cose funzionano non sempre fa piacere a tutti e che c’è anche chi si applica per farle andare male per poi trarre un qualche tipo di vantaggio dalla situazione di disagio creata. Sembra proprio il caso di Maso Zancanella, un’eccellenza trentina nel campo della cura dei disturbi alimentari che a quanto mi è stato segnalato si sta silenziosamente lavorando per spostare dalla spaziosa sede di Gardolo a una palazzina di Trento cui già si rivolgono persone affette da disturbi mentali. Una situazione sulla quale ho deciso di vederci chiaro presentando un’interrogazione di recente ripresa anche dal quotidiano on-line Il Dolomiti.
Maso Zancanella ha sempre lavorato bene, ma negli ultimi tempi il numero di pazienti ha comunque iniziato a calare. Come mi è stato spiegato dalle persone che mi hanno fatto conoscere questa situazione, la cosa deriverebbe da scelte della Apss che avrebbe deciso di ridurre l’invio di pazienti alla struttura. Si tratterebbe insomma del sistema già applicato alla sanità periferica trentina producendo i risultati ben noti a tutti con tanto di chiusure di reparti e centralizzazione dei servizi su Trento.
La logica appare brutale: in una realtà fatta di risorse limitate (e calanti…) chi ha più potere contrattuale (le strutture basate sulle aree urbane) tende a mantenere (e a talvolta ad allargare) il proprio ambito d’azione a scapito di chi ne ha meno. La politica sotto elezioni si riempie la bocca di promesse poi a urne chiuse fa spallucce e lascia fare alle strutture “tecniche” che come tali restano a prescindere dal colore politico di chi governa e si muovono con logiche del tutto loro. Quello che però è importante capire è che questa impostazione che non ha nulla a che fare con la razionalità di sistema perché è solo brutalmente numerica e quindi apparente. Nel caso di Maso Zancanella ad esempio è chiaro che la sede stessa dove si recano i pazienti è parte del sistema delle cure perché pensata per essere accogliente e adatta a mettere le persone affette da disturbi alimentari nella miglior condizione per guarire. Spostare tutto in una palazzina di Trento già utilizzata per dare risposte a problematiche differenti non è quindi ininfluente e nemmeno “razionale” dal punto di vista dell’efficacia dello scopo che ci si propone (far guarire i malati), lo può però essere da altri punti di vista (parlando in generale e senza riferimenti al caso in esame, ad esempio liberare la struttura di Gardolo per altri usi, oppure ridurre i costi per utilizzare i risparmi per scopi diversi, favorire alcuni medici rispetto ad altri, ecc).
È un sistema subdolo perché procede lentamente e a fari spenti creando le condizioni per rendere giustificabili scelte che se prese su due piedi apparirebbero in tutta la loro arbitrarietà. Allo stesso modo è anche un sistema difficile combattere salvo prendere posizione per tempo, prima che le conseguenze di dterminate scelte diventino irreversibili. Resta comunque un modo di fare sbagliato e iniquo, che punisce il merito e premia logiche deteriori, lontanissime da quelli che dovrebbero essere gli scopi perseguiti dal settore pubblico, cioè la tutela dell’interesse collettivo declinato secondo i rispettivi ambiti di competenza, derive che proprio per questo vanno combattute in ogni loro manifestazione, piccola o grande che sia, prima che producano effetti generali di completa distruzione del servizio pubblico.
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Interrogazione n. 1048/XVI a risposta scritta: cura ed assistenza dei pazienti con disturbi del comportamento alimentare



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