Vigilanza ambientale: informativa in arrivo sugli esiti della riforma

A partire dal 2009 la politica provinciale ha annunciato di voler riformare il sistema della vigilanza ambientale (cioè l’insieme di guardacaccia, guardiapesca, custodi e guardie forestali, polizia mineraria, ecc, diffusi tra i vari enti territoriali). Senza voler troppo infierire, diciamo che i risultati non sono stati all’altezza delle attese. Proprio per fare il punto della situazione e cercare di venire a capo delle problematiche evidenziate, il M5S ha presentato una proposta di mozione che è stata approvata e che porterà alla stesura di un’informativa riguardo alle riforme del settore della vigilanza ambientale e ai risultati conseguiti.

Partiti fra squilli di tromba fin dal 2009, i tentativi di razionalizzazione della vigilanza ambientale hanno prodotto al massimo riorganizzazioni strutturali di limitata entità. Nei casi peggiori i tentativi riformatori hanno aggravato i problemi, si pensi ad esempio all’accorpamento dei guardiaparco dei parchi Adamello Brenta e Paneveggio nel corpo forestale, che ha finito per danneggiare la capacità dei due parchi di vigilare sul proprio territorio, senza contare i numeri in calo a causa dei pensionamenti del personale non adeguatamente rimpinguato da nuovi assunti. Altri problemi riguardano il coordinamento degli intervento di vigilanza per fasce orarie, l’organizzazione di sedi ed uffici, la gestione di automezzi e strumentazione di lavoro.

Per farla breve, come detto le riforme della vigilanza ambientale fino ad ora non hanno funzionato granché bene. Per questo motivo è necessario fare il punto e, sperabilmente, utilizzare le evidenze raccolte al fine di risolvere i problemi esistenti senza crearne di nuovi e peggiori.

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Seguono il video dell’illustrazione in aula del 26 ottobre 2022 e il testo integrale della proposta di mozione 79/XVI  proposta di mozione 79/XVI del 24 giugno 2019 “Riorganizzazione del settore della vigilanza ambientale” – Approvate le premesse e il primo punto del dispositivo, bocciati il secondo e il terzo punto del dispositivo

Proposta di mozione n. 79

l’art. 41 della legge provinciale 9 dicembre 1991, n.24 prevede che la vigilanza venatoria è affidata agli organi di polizia forestale, agli agenti ittico-venatori dipendenti dalla Provincia, alle guardia addette ai parchi nazionali e provinciali, ai custodi forestali dei comuni e loro consorzi e, a richiesta del Presidente della Giunta provinciale, agli organi di pubblica sicurezza. Detta vigilanza è altresì affidata agli agenti venatori dipendenti dell’ente gestore e agli agenti volontari proposti dallo stesso o dalle associazioni protezionistiche nazionali riconosciute, ai quali sia attribuita la qualifica di guardia giurata ai termini delle norme di pubblica sicurezza;

con l’interrogazione a risposta immediata n.1472/XIV depositata in data 16 marzo 2010 si portava all’attenzione della Giunta provinciale l’ipotesi di accorpamento di tutta la vigilanza ambientale in un unico organismo di controllo, il Corpo Forestale Provinciale. Lo scopo era di avere chiarimenti su come conciliare una simile scelta con le diverse competenze proprie dei vari organismi di vigilanza, custodi forestali, guardiaparco, guardiapesca, agenti guardiacaccia, e con le diverse aree di intervento specifico dei vari organismi di vigilanza e tutela dell’ambiente e su come prevedere particolari forme di autonomia e indipendenza in una logica di un unico organismo di controllo;

in data 23 marzo 2010, nella risposta orale all’interrogazione n.1472/XIV il presidente della Provincia pro tempore affermava che l’azione di riorganizzazione delle funzioni di vigilanza e controllo ambientale del territorio si poneva l’obiettivo di garantire un servizio più efficace, di prevenzione, di monitoraggio del territorio e di contrasto ai comportamenti illeciti. Sulla base di questo obiettivo generale, la Giunta aveva da tempo avviato un’azione di potenziamento dei propri strumenti, creando anche degli ambiti di coordinamento delle proprie strutture. Questo ragionamento di riorganizzazione si stava allargando anche al sistema più vasto della vigilanza ambientale, con l’obiettivo di chiarire funzioni, responsabilità ed ambiti territoriali, al fine di assicurare il maggior livello possibile di efficacia e di efficienza;

in data 30 agosto 2010, nella risposta all’interrogazione n. 1656/XIV in riferimento all’ipotesi di provincializzazione dei guardiapesca, il presidente della Provincia, in primo luogo, richiamava l’attenzione sul disegno di legge 118/XIV che prevedeva l’assunzione diretta da parte della Provincia della funzione di controllo attraverso l’istituzione del Corpo provinciale degli agenti venatori, al fine di inquadrarne il corpo in qualità di dipendenti dall’ente gestore della caccia e dotarli della funzione di polizia giudiziaria. In secondo luogo, da un punto di vista tecnico, il presidente affermava di non ritenere condivisibile un approccio che portava alla costituzione di diversi corpi di vigilanza per singoli ambiti di attività (caccia, pesca, foreste, ambiente). Molto più efficace ed efficiente pareva, invece, il modello indicato dalla Giunta provinciale nel senso di un unico corpo di vigilanza con specializzazioni interne, con il quale avrebbero dovuto concorrere, attraverso il loro personale dipendente, altri soggetti privati direttamente responsabilizzati sulle attività tecnico-gestionali;

nelle premesse dell’interrogazione n. 3464/XIV del 12.09.2011, al fine di avere delucidazioni sul processo di riorganizzazione del parco macchine provinciale, delle forniture e del personale addetto alla vigilanza ambientale, veniva presentato il seguente quadro degli addetti della vigilanza ambientale in Provincia di Trento: 139 agenti forestali (in 38 stazioni forestali), 17 forestali presso il Parco dello Stelvio, 170 Custodi forestali (in 49 consorzi di vigilanza boschiva), 40 guardiacaccia (presso l’Associazione Cacciatori Trentini), 17 guardiapesca (impiegati da 35 Associazioni di Pescatori), 6 guardiaparco presso il Paneveggio, 12 Parco Naturale Adamello Brenta;

in data 16 dicembre 2011, il Consiglio provinciale approvava la proposta di ordine del giorno n.61 collegata alla legge finanziaria 2012. Il dispositivo veniva convertito nel seguente ordine del giorno (odg 283/XIV):

a) impegna a proseguire nel lavoro di riorganizzazione del settore della vigilanza ambientale, garantendo la possibilità di coordinamento tra le varie figure e la conseguente corretta gestione dei finanziamenti pubblici, cosicché le risorse umane ed economiche a disposizione della Provincia di Trento siano valorizzate al meglio e garantiscano una salvaguardia ottimale del territorio e del bene comune

b) impegna ad utilizzare a copertura degli adempimenti organizzativi e amministrativi implicati dal precedente punto di impegno, le risorse finanziarie previste sulle corrispondenti unità previsionali di base;

la proposta di ordine del giorno n.20/51-52/XV discussa in data 17 dicembre 2014 chiedeva di impegnare la Giunta a:

a) ad attivarsi, sentite le organizzazioni sindacali, e d’intesa con il Consiglio delle autonomie locali, con l’Associazione cacciatori trentini e con la Federazione pescatori trentini, al fine di promuovere le iniziative di coordinamento e di razionalizzazione indicate in premessa, così da assicurare un migliore impiego delle diverse figure operanti nel settore della vigilanza ambientale;

b) a riferire alla competente Commissione consiliare permanente circa l’attuazione del presente ordine del giorno entro il termine di quattro mesi dall’approvazione dello stesso.

in riferimento alla proposta di ordine del giorno n.20/51-52/XV la Giunta – per voce dell’assessore all’agricoltura, foreste, turismo, promozione, caccia e pesca – esprimeva parere negativo senza illustrare le motivazioni di tale orientamento. La proposta veniva quindi bocciata con votazione palese;

la frammentazione delle figure di vigilanza ambientale configura ancora oggi una situazione critica che è ancora in attesa di uno specifico intervento normativo risolutivo nonostante gli interventi di consiglieri provinciali rappresentanti i più diversi orientamenti politici nel corso delle due consiliature precedenti e il coinvolgimento nel dibattito pubblico di diversi soggetti della società civile;

a più di 8 anni di distanza gli interventi riorganizzativi si sono dimostrati di piccola entità. Talvolta hanno avuto perfino effetti controproducenti, ad esempio l’accorpamento dei guardiaparco precedentemente assegnati ai parchi Adamello Brenta e Paneveggio nel corpo forestale, lasciando così le due organizzazioni senza sentinelle sul territorio. A ciò si è accompagnato un turn-over del personale provinciale non sufficiente a garantire la sostituzione degli addetti ora in stato di quiescenza;  

anche in considerazione degli atti illustrati nelle premesse, appare indiscutibile la necessità di razionalizzare e coordinare sotto un unico centro gestionale e organizzativo le strutture, le risorse umane e le risorse strumentali per ottimizzare l’attività di vigilanza ambientale e far fronte al drammatico calo di risorse finanziarie a disposizione della pubblica amministrazione;

l’eccessiva autonomia e, per certi aspetti, indipendenza dei centri decisionali decentrati sul territorio che impiegano e gestiscono le figure inserite nel quadro definito dal Sistema integrato provinciale della vigilanza territoriale ed ambientale determina disservizi e situazioni paradossali. Si riscontra ad esempio una sovrabbondanza di addetti dislocati sul territorio in alcune fasce temporali e una totale assenza degli addetti alla vigilanza ambientale in altri periodi;

le notevoli variazioni del livello di vigilanza non si riscontrano peraltro solo a livello temporale ma anche sotto il profilo della distribuzione sul territorio. Tale situazione, oltre che determinare un uso inefficiente e inefficace delle risorse pubbliche, disorienta i comuni cittadini, i quali non sono messi nelle condizioni di percepire i benefici prodotti dalla gestione e dalla vigilanza ambientale e nemmeno di approcciarsi con modalità interattive e proficue con le diverse figure operanti nel settore. In merito a tale problematica, nonostante la costituzione di un Coordinamento operativo permanente all’interno della Cabina di regia istituita con l’art. 7 della legge provinciale del 3 aprile 2009, n. 4, le principali criticità paiono persistere, ciò anche in ragione dei diversi applicativi attualmente in gestione alle Strutture ed Enti e ai costi, modalità e tempi per un loro adeguamento ma anche dal fatto che il raccordo operativo su questioni specifiche spesso esula dalle competenze della Cabina di regia;

tutto ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale

  1. 1.    a predisporre un’informativa sullo stato dell’arte in merito ai provvedimenti amministrativi adottati nell’ambito del processo di riorganizzazione del settore della vigilanza ambientale avviato nel 2009 e proseguito nella Consiliatura XV;
  2. ad attivarsi, sentite le organizzazioni sindacali e di categoria, e d’intesa con il Consiglio delle autonomie locali, l’Associazione cacciatori trentini, la Federazione pescatori trentini e la Libera Associazione dei Custodi Forestali del Trentino, al fine di valutare iniziative di coordinamento, di armonizzazione e di razionalizzazione che comprendano anche scenari di accorpamento di tutti o di parte delle figure di vigilanza in un’unica struttura operativa, al fine di assicurare un migliore impiego delle diverse figure operanti nel settore della vigilanza ambientale;
  3. a riferire alla competente Commissione consiliare permanente circa l’attuazione del presente ordine del giorno entro il termine di quattri mesi dall’approvazione dello stesso e comunque prima della presentazione di eventuali disegni di legge di iniziativa giuntale sulla materia.

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