La maggioranza si rifiuta di intervenire sul Progettone per ridurre il gap occupazionale uomo-donna

L’occupazione femminile presenta da sempre un immotivato gap nei confronti di quella maschile. Secondo molti attori della società civile sarebbe il caso di aumentare le possibilità occupazionali femminili anche col supporto delle politiche attive per il lavoro, ad esempio tramite il Progettone. Tramite un ordine del giorno, avevamo proposto che si realizzasse uno studio per comprendere la potenziale applicazione del Progettone al fine di ridurre l’incidenza della disoccupazione femminile. 

La maggioranza non ne ha voluto sapere. Si vede che per loro il fatto che le donne fatichino a trovare lavoro più degli uomini non è ragione sufficiente per cercare di intervenire e ridurre questa discriminazione. Purtroppo non possiamo dire che ci sorprenda ma a nostro avviso resta una scelta miope e anche meschina.

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Seguono il video di presentazione e il testo integrale della proposta di ordine del giorno n. 351/140/XVI “Condurre uno studio che analizzi i punti di forza e di criticita` dell’occupazione femminile tramite il Progettone con l’obiettivo di diminuire il divario di genere nell’accesso all’occupazione e perseguire l’inclusione sociale delle fasce più emarginate e sottoistruite” del 9 ottobre 2022 collegata al disegno di legge n. 140/XVI “Sistema provinciale per la politica attiva del lavoro e la realizzazione di interventi e servizi di pubblica utilità e integrazione della legge provinciale sul lavoro 1983” – Bocciata il 25 ottobre 2022

L’Istituto Euricse – European Research Institute on Cooperatives and Social Enterpreises ha realizzato lo studio L’impatto sociale ed economico del Progettone (Research Report n. 020|21) che, come sottolineato nelle Premesse dello stesso, non solo ha il fine di valutare l’esperienza del Progettone, ma anche, di avviare una riflessione sulla possibilità di ricorrere, anche per affrontare la crisi in corso, a strumenti di politica economica e del lavoro che si potrebbero definire “non convenzionali” perché non considerati parte degli strumenti classici di queste politiche;

analizzando la differenza di genere degli occupati all’interno del Progettone emerge che “gli uomini hanno sempre rappresentato i beneficiari prevalenti e nel 2018 il rapporto tra donne e uomini ha raggiunto il valore di 1:2. E’ necessario sottolineare che Questa composizione non risulta tuttavia quale conseguenza di discriminazioni all’accesso, ma deriva, da una parte, dal matching tra settori di impiego e profili individuali e, dall’altra, dai criteri di prevalenza – nell’assegnazione del lavoro – a persone con nuclei familiari a carico. A conferma, gli uomini rappresentano la quasi totalità degli occupati nei cantieri, mentre le donne sono pressoché totalmente impiegate nei servizi, in particolare nelle attività di presidio, custodia e vigilanza, di front office e gestione archivi e di supporto ai servizi alla persona (come da citata delibera), anche se dal 2015 si è assistito alla crescita del numero di uomini inseriti in tali settori.”;

per far fronte all’aumento delle donne espulse dal mercato del lavoro in età avanzata, la delibera della Giunta Provinciale n. 254 del 18/02/2005 aveva sancito l’allargamento degli ambiti operativi del Progettone ai servizi socio-assistenziali da attuarsi con il supporto della cooperazione sociale;

la difficoltà delle donne a partecipare al mercato del lavoro è stata registrata anche nel capitolo 5 Economia e lavoro della relazione “Le pari opportunità in Trentino” (2022) redatta dalla Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna uomo: “Il tasso di disoccupazione, analizzato per genere, rileva l’incidenza di donne e uomini alla ricerca di un lavoro sul totale della popolazione attiva, ovvero in età lavorativa (Fig. 5.2). La condizione femminile mette in luce uno svantaggio delle donne trasversale. In Trentino, tuttavia, il tasso di disoccupazione rilevato negli ultimi vent’anni tra le persone in età superiore ai 15 anni è sempre risultato complessivamente più basso rispetto a Italia ed Europa e nel 2020 è pari al 4,7% per gli uomini e al 5,9% per le donne. La media nazionale è dell’8,4% per gli uomini e del 10,2% per le donne e quella europea del 6,8% per i primi e del 7,4% per le seconde. Rispetto ai primi anni del 2000, il gap di genere si è notevolmente ristretto, a livello provinciale, nazionale ed europeo, sempre come risultato di un duplice processo, del miglioramento delle chance occupazionali delle donne (a inizio ventennio e tra il 2014 e il 2019), ma anche del diverso impatto della crisi economica e dell’emergenza sanitaria su uomini e donne (dopo il 2008 e nel 2020). La pandemia non ha purtroppo ancora esaurito i suoi effetti sul mercato del lavoro e i dati relativi al primo trimestre 2021 ci segnalano che in Trentino la disoccupazione maschile in età tra i 15 e i 74 anni è aumentata dal 4,8% al 7,4%, mentre quella femminile è diminuita dal 5,9% al 4,5% rispetto al 2020.”;

inoltre: “analizzando il livello occupazionale della popolazione trentina sia per genere, sia per cittadinanza, è possibile individuare le maggiori criticità nella partecipazione delle donne straniere al mercato del lavoro (Fig. 5.3). Nel 2019, il tasso di occupazione per le donne native in Italia è pari al 64,0% e si rileva un divario di 11,1 punti percentuali in meno rispetto agli uomini italiani, mentre per le donne immigrate il livello di occupazione è del 47,1%, inferiore di ben 25,8 punti rispetto agli uomini stranieri. Se la partecipazione al mercato del lavoro delle donne trentine di nazionalità italiana è lentamente migliorata nell’ultimo decennio pre-pandemico (rispetto al 59,5% del 2009), le donne straniere mostrano più fatica nel miglioramento della loro autonomia economica (erano il 45,1% le donne immigrate occupate nel 2009) e la loro condizione occupazionale evidenzia un andamento più discontinuo”;

l’istruzione scolastica gioca un ruolo fondamentale nella riduzione del livello di disoccupazione: “In Trentino il gap occupazionale di genere è di 23 punti percentuali a svantaggio delle donne, per la popolazione con un basso livello d’istruzione, scende a 21,1 punti per le persone che hanno almeno la licenza media, diminuisce ulteriormente a 13,9 per i/le diplomati/e e, ancora, si riduce a soli 3,6 punti per chi ha raggiunto un titolo di studio universitario.”;

alla luce di quanto emerso nella relazione della Commissione Pari Opportunità e nel rapporto Euricse, sarebbe opportuno aumentare le possibilità di occupazione femminile, nell’ambito delle politiche attive del lavoro e quindi, nel caso specifico, implementare la possibilità di occupazione negli ambiti dove il lavoro femminile è prevalente, ovvero nelle attività di presidio, custodia e vigilanza, di front office e gestione archivi e di supporto ai servizi alla persona;

tutto ciò premesso, il Consiglio impegna la Giunta

  1. a condurre uno studio che analizzi i punti di forza e di criticità dell’occupazione femminile tramite il Progettone con l’obiettivo di diminuire il divario di genere nell’accesso all’occupazione e di perseguire al contempo obiettivi di inclusione sociale delle fasce più emarginate e sotto-istruite

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