Elezioni europee 2024. Conclusioni preliminari degli osservatori elettorali internazionali dell’OSCE

L’Ufficio dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) ha inviato negli Stati membri dell’Unione europea, su loro stessa richiesta, una missione speciale di valutazione elettorale (SEAM) per osservare le elezioni del Parlamento europeo del 6-9 giugno 2024. Il giorno successivo alla chiusura dei seggi gli osservatori internazionali hanno reso pubblico un rapporto dove sono elencate le conclusioni preliminari dell’osservazione. In considerazione dell’intero periodo di osservazione, dal 15 maggio al 14 giugno, nei prossimi mesi verrà poi prodotto un rapporto definitivo per valutare anche le fasi successive allo scrutinio, i calcoli per l’attribuzione dei seggi nonché i reclami e gli eventuali riconteggi e che includerà delle raccomandazioni elaborate in forma organica.

Da parte degli osservatori internazionali non sono mancati apprezzamenti sulla fiducia pubblica che ha mediamente caratterizzato il vasto processo democratico in cui sono stati chiamati al voto più di 360 milioni di elettori per esprimere la loro scelta su 530 tra liste o partiti e 16.000 candidati e in cui si sono distinti positivamente gli organi elettorali nazionali. Tuttavia, il capo della missione, l’islandese Ingibjörg Sólrún Gísladóttir, ha manifestato una certa preoccupazione sia per alcuni fatti estremi che si sono verificati nel contesto socio-politico che per alcune procedure poco trasparenti.

L’ex sindaca di Reykjavik ha lanciato l’allarme sull’utilizzo di un linguaggio sessista e xenofobo e sulla retorica sempre più intollerante nella campagna elettorale e sugli attacchi fisici ai politici” i quali rappresentano motivo di seria preoccupazione e mostrano la necessità di ulteriori sforzi sia a livello europeo che nazionale”. Ha evidenziato come la maggior parte degli Stati membri non garantisce pieno accesso ai cittadini e agli osservatori internazionali determinando così la diminuzione del grado di trasparenza del processo elettorale.

Nelle conclusioni preliminari è stato messo in evidenza che il quadro giuridico per le elezioni del Parlamento europeo è eterogeneo in conseguenza del fatto che ciascuno degli Stati membri adotta proprie leggi e regolamenti. In particolare – pur riconoscendo che le leggi nazionali generalmente forniscono una buona base per il democratico svolgimento delle elezioni e per garantire il rispetto dei diritti civili e politici – la disciplina del diritto di voto, i criteri e i requisiti per l’esercizio del diritto di elettorato attivo e della presentazione delle candidature variano significativamente fra gli Stati membri. Ciò determina condizioni disuguali per gli elettori nei diversi Stati membri. Purtroppo, i tentativi per armonizzare la legislazione a livello europeo non hanno trovato consenso (ndr ne sappiamo qualcosa anche noi. Vedasi ad esempio la proposta di inteodurre il voto per corrispondenza raccomandato dal PE).

In questo post, senza pretesa di esaustività, tra gli aspetti critici rilevati dagli osservatori e che riguardano on molti casi l’Italia, si evidenziano alcune questioni. Si tratta di osservazioni analitiche molto utili che noi stessi avevamo chiesto (senza successo) al presidente della Provincia Fugatti in occasione delle elezioni politiche del 2022 ed in vista delle provinciali del 2023

I funzionari pubblici impiegati in campagna elettorale

L’uso delle risorse pubbliche nel corso della campagna è regolamentato con diverse modalità da ciascuno Stato membro. Gli osservatori hanno rilevato l’insufficiente chiarezza sulla disciplina in materia di impiego di risorse dell’UE e di coinvolgimento del personale dipendente e degli alti funzionari delle istituzioni europee nella campagna condotta. Osservatori della missione hanno espresso preoccupazione per il potenziale uso improprio delle risorse amministrative avendo rilevato che diversi funzionari di alto rango dell’UE hanno condotto una campagna elettorale contestualmente all’esercizio delle loro funzioni ufficiali. Hanno altresì rilevato il coinvolgimento di personale dipendente nella campagna e l’utilizzo delle indennità dei deputati per scopi elettorali, il che limita la trasparenza e la responsabilità.

L’Italia, come altri Stati membri, nonostante le precedenti raccomandazioni, non dispone di normative sufficienti per impedire l’uso di cariche pubbliche a fini elettorali e l’uso improprio delle risorse amministrative.

Candidati indipendenti

Per gli effetti del sistema elettorale proporzionale e della ripartizione dei seggi tra le forze politiche, molti Stati membri non consentono ai candidati indipendenti di candidarsi alle elezioni del Parlamento europeo. Tale situazione è in contrasto con le raccomandazioni dell’ODIHR per garantire l’attuazione di questo diritto così come riconosciuto con gli impegni dell’OCSE e gli standard internazionali. In particolare si sottolinea l’opinione n.25/1996 del Comitato dei Diritti Umani dell’ONU laddove era stato sancito che “il diritto delle persone a candidarsi alle elezioni non dovrebbe essere limitato irragionevolmente richiedendo ai candidati di essere membri di partiti o di partiti specifici”. L’Italia è fra i paesi inadempienti.

Materiale informativo e diritto di voto delle persone con disabilità

In alcuni luoghi, le limitazioni alla disponibilità di materiale informativo in diverse lingue per le minoranze etniche e linguistiche sono contrarie agli standard internazionali. Questo non sarebbe il caso dell’Italia (ndr anche se più generalmente il materiale informativo su operazioni elettorali, candidati e programmi rimane palesemente lacunoso). Inoltre, alcuni paesi sono venuti meno agli obblighi per garantire l’effettiva partecipazione degli elettori con disabilità.

Media

Congiuntamente alle criticità relative ai sistemi di finanziamento della campagna elettorale, il ruolo dei media rappresenta una delle questioni più problematiche messe in evidenza dal rapporto preliminare. E’ stato rilevato in tutto il territorio dell’UE che i media hanno optato di coprire le dispute attinenti alla politica interna piuttosto che i temi pertinenti alla campagna elettorale europea. La copertura limitata dei temi della campagna elettorale europea ha obiettivamente compresso il diritto degli elettori di conoscere i candidati e i programmi politici, limitando di fatto la possibilità di effettuare una scelta pienamente informata al momento del voto. E’ stato altresì rilevato che molti giornalisti hanno operato in un contesto difficile a causa della diffusione della disinformazione e delle molestie sia online che offline.

Diritto di voto ai cittadini residenti all’estero

Come la Bulgaria, l’Italia riconosce il diritto di voto ai connazionali residenti all’estero per i soli cittadini che risiedono in uno Stato membro dell’UE. I cittadini residenti in Paesi terzi – come ad esempio Brasile, Svizzera, Stati Uniti, Australia, Argentina, etc. – vengono pertanto privati di tale diritto. La SEAM sottolinea che in Italia, la legge recentemente introdotta per facilitare il voto degli studenti al di fuori della loro circoscrizione elettorale designata, ha reso necessaria l’istituzione di seggi elettorali speciali con schede elettorali diverse (ndr questo evidentemente consente una profilazione di quella tipologia di elettore cosa che peraltro si è puntualmente verificata).

Ostacoli burocratici per la presentazione di candidature

Come in Bulgaria e in Spagna molti candidati e/o liste sono stati esclusi per insufficiente numero di firme (ndr … e qui ritorniamo al già sanzionato bizantinismo sulle autentiche delle firme e della richiesta dei permessi già sanzionato dal Comitato dei diritti umani dell’ONU rispetto al quale lo Stato italiano ed anche le Province autonome e la Regione TAA/ST hanno fatto orecchie da mercante).

Finanziamenti alla campagna elettorale

Gli osservatori hanno rilevato un quadro giuridico e pratiche di finanziamento variegate sulla divulgazione dei nominativi dei donatori nonché criticità sull’assenza di requisiti specifici di rendicontazione sul finanziamento delle campagne elettorali dei partiti europei e di audit tempestivi. Hanno inoltre sollevato preoccupazione sulla trasparenza limitata, sulla capacità degli elettori di esprimere un voto informato e sull’effettivo controllo del finanziamento delle campagne. L’Italia è uno dei pochi paesi che non prevede un finanziamento pubblico per la campagna elettorale.

Reclami, ricorsi e risoluzione dei contenziosi

La missione, pur riconoscendo la fiducia generale negli organi giudiziarie di tutti gli Stati membri, ha evidenziato limitazioni sostanziali al diritto di presentare ricorsi legali effettivi. Ciò è in contrasto con gli impegni dell’OSCE e altri standard internazionali.

Osservatori

L’Italia è tra i paesi più ostili all’applicazione del paragrafo 8 del Documento di Copenaghen dell’OSCE del 1990 ovvero all’introduzione di garanzie esplicite per l’osservazione dei cittadini e del personale internazionale di tutte le fasi del processo elettorale. Questo rappresenta un grosso limite in termini di trasparenza.

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