PFAS: terzo rinvio in sei mesi. L’amministrazione provinciale continua a nascondere lo studio sulla contaminazione della falda tra Storo e Condino

Lo scorso 29 aprile, la Provincia autonoma di Trento ha comunicato il terzo differimento consecutivo della risposta alla mia richiesta di accesso agli atti sull’inquinamento da PFAS tra Condino e Storo. La nuova scadenza, ora fissata al 31 maggio, rappresenta l’ennesimo rinvio dopo quelli del dicembre 2024 e del marzo 2025.

Eppure lo studio conclusivo dell’Università di Trento avviato nel 2020 in attuazione della mozione del 2019 è nelle mani dell’amministrazione da agosto 2024 ed è stato ufficialmente consegnato ai Comuni interessati il 12 novembre scorso, come confermato da dichiarazioni pubbliche e articoli di stampa. Nonostante ciò, la Provincia si ostina a non fornire la documentazione, violando chiaramente i principi di trasparenza amministrativa e ostacolando l’esercizio di un diritto previsto dal decreto legislativo 195/2005 sull’accesso alle informazioni ambientali.

Questo comportamento omissivo non è solo un fatto burocratico: impedisce alla popolazione locale di conoscere la verità sulla qualità dell’acqua e sull’entità della contaminazione che per anni ha coinvolto anche l’acquedotto pubblico. Ma soprattutto ostacola la possibilità di individuare responsabilità politiche e amministrative a livello locale e provinciale, per comprendere chi ha fatto cosa – o peggio, chi non ha fatto nulla – per prevenire, contenere e monitorare il rischio connesso alla presenza di PFAS.

Ciò che è inaccettabile è il tentativo ricorrente di nascondere dati e documenti in nome di presunte esigenze tecniche o “tempi di valutazione”. A quasi un anno dalla consegna dello studio, questo atteggiamento risulta gravemente lesivo del diritto dei cittadini a essere informati e protetti, soprattutto quando si tratta di inquinanti permanenti con effetti potenzialmente devastanti sulla salute umana.

Alla vigilia delle elezioni comunali del 4 maggio, viene il sospetto che questi continui rinvii non siano casuali, ma funzionali a evitare che emerga, in piena campagna elettorale, l’incapacità dell’amministrazione di fornire risposte serie e tempestive su una questione tanto delicata quanto cruciale per la salute pubblica.

Se la trasparenza ambientale è un principio di legge, in Trentino continua a essere trattata come un fastidio. Ci auguriamo che il 31 maggio sia davvero il termine definitivo, ma non resteremo in attesa: continueremo a incalzare, a denunciare e a pretendere verità per gli abitanti dell’area.

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P.S. Il Comune di Storo, rispondendo il 17 febbraio alla mia istanza di accesso del 21 gennaio 2025, ha confermato che il pozzo in località Gaggio è stato utilizzato come fonte di approvvigionamento idrico sin dal 1991 e può tuttora alimentare l’intera rete comunale nei periodi di magra. Inoltre, il centro sportivo in località Grilli continua ad approvvigionarsi autonomamente da un pozzo alimentato dalla falda, con concessione per usi igienico-sanitari e irrigui. Nessuno studio specifico sull’impatto della contaminazione da PFAS è mai stato prodotto dal Comune, che ha rinviato la richiesta ad altri enti. Un’ulteriore conferma – al netto del potenziamento e della messa in rete rete degli acquedotti dell’area (planimetria + determina provinciale) – della totale assenza di iniziativa autonoma e di consapevolezza ambientale da parte dell’amministrazione locale.

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