PFAS nel bacino del fiume Chiese: il Consiglio provinciale approva una mozione del M5S per individuare la fonte della contaminazione a oggi ignota

Ieri mattina il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità una mozione da me proposta per dare una mano alla lotta contro la contaminazione da PFAS (sostanze perfluoroalchiliche utilizzate in molte lavorazioni industriali, pericolose per gli esseri viventi) presenti nel bacino del fiume Chiese.

Entro 30 giorni la giunta provinciale dovrà quindi definire un accordo di collaborazione fra l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (Appa) e il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università degli Studi di Trento per creare un modello idrogeologico dell’area interessata dall’inquinamento da PFAS, a partire dalla falda acquifera, con lo scopo di comprendere meglio i meccanismi con cui queste sostanze si diffondono e soprattutto da dove vengano, dato che fino ad oggi non si è riusciti a scoprirlo.

Gli PFAS sono acidi molto comuni e al tempo stesso molto pericolosi. Ad esempio, negli ultimi anni in Veneto la loro diffusione ha raggiunto livelli estremamente elevati costringendo Regione e Stato ad interventi di emergenza. A seguito di ciò, nel 2017 il Ministero ha ordinato una verifica sullo stato della diffusione degli PFAS in tutto il Paese. In Trentino le verifiche sono andate bene tranne che nel Comune di Storo, dove in un punto di prelievo le acque superficiali sono risultate contenere un numero di PFAS (nel caso specifico la tipologia si chiama PFOS) superiore a quello consentito dalla legge. A quel punto APPA si è attiviata per dar luogo a controlli più approfonditi ed è saltato fuori che anche la falda (quindi le acque sotterranee) che va da Storo al lago d’Idro presenta contaminazione da PFAS, che risultano diffusi sebbene la loro concentrazione sia inferiore alla soglia che la legge definisce come pericolosa per l’uomo.

Allargando il campo di ricerca si è scoperto che l’inquinamento probabilmente proviene dal vicino Comune di Borgo Chiese, dove, tramite un nuovo pozzo di rilevazione (piezometro) scavato per l’occasione, sono risultati valori relativi alla presenza di PFAS superiori al limite di legge per le acque sotterranee.

Le strutture provinciali si sono impegnate alla ricerca della fonte della contaminazione ma fino ad ora è stato impossibile verificarla con certezza. In fase di rilevazione si era anche parlato di mettere in campo una collaborazione fra APPA e Università di Trento per studiare la falda acquifera e meglio comprendere i meccanismi di diffusione dell’inquinante, ma non si era riusciti a portarla a casa. Ecco quindi il mio intervento e la stesura della mozione con la quale ho convinto il Consiglio a dar seguito al progetto, specificando tempi certi e rispettivi compiti da svolgere, oltre a sottoporre il tutto alla verifica da parte della Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente e del CNR-IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque. Oltre al caso specifico che riguarda il bacino del Chiese, la speranza è che lo studio e la metodologia di lavoro possano essere utili anche in altre parti d’Italia nel caso in cui ci si dovesse trovare di fronte a problematiche simili.

Quella presa ieri all’unanimità dall’Aula è stata scelta lungimirante per la quale non posso che ringraziare tutti i colleghi. È la dimostrazione che di fronte a situazioni di pericolo potenziale le divergenze politiche possono e devono essere accantonate, facendo prevalere l’interesse collettivo e la tutela della Salute e dell’Ambiente sulle logiche di parte.

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Qui il video del mio intervento di presentazione della mozione:

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Proposta di mozione n. 141/XVI: Monitoraggio sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque del bacino del Chiese

In data 8 ottobre 2019, una nota dell’ufficio stampa della Provincia informava che per quanto riguardava il monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (o PFAS, una famiglia di composti chimici usati prevalentemente nell’industria) condotto sul territorio trentino a partire dal 2018 era stata registrata una presenza di Pfas nel territorio del bacino del Chiese, le cui concentrazioni rilevate non erano risultate tali da pregiudicare gli standard di qualità ambientali delle acque. La nota stampa della Provincia di Trento proseguiva specificando che nonostante la contaminazione da PFAS rilevata apparisse molto debole, l’ente pubblico avrebbe continuato a monitorare la situazione attraverso approfondimenti di carattere idrogeologico e stratigrafico, per studiarne l’evoluzione nel tempo e le prospettive di definitivo risanamento (Valle del Chiese: nessun allarme per la qualità dell’acqua ma attento monitoraggio e azioni di risanamento – Comunicato 2401, 8.10.19);

da un successivo approfondimento concernente la relazione sull’attività svolta dall’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (APPA) in merito al monitoraggio sulla presenza di PFAS in Trentino si apprendeva che nel 2017 il Ministero dell’Ambiente aveva richiesto l’estensione a livello nazionale del monitoraggio sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche, utilizzate in svariati settori industriali e note per pericolosità e persistenza nell’ambiente. Nel dicembre 2017 APPA predisponeva quindi uno specifico piano di monitoraggio supplementare delle acque sotterranee e superficiali provinciali da espletarsi nel corso del 2018, avvalendosi allo scopo della collaborazione del laboratorio di Verona dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV). Il 9 aprile 2018 il monitoraggio supplementare riscontrava la presenza di acido PerFluoroOttanSolfonico (PFOS, una delle sostanze appartenenti al gruppo delle PFAS) in quantità superiore al limite consentito dalla legge (di 0,65 ng/l) sulla centralina di rilevazione posta sul corso del fiume Chiese e più precisamente in località “Ponte dei Tedeschi”, a poca distanza dall’immissione del corso d’acqua nel lago d’Idro. A partire dall’aprile 2018 fino al settembre 2019 sono stati eseguiti dal Settore Tecnico per la Tutela dell’Ambiente (STA) di APPA una serie di monitoraggi sulle acque del fiume Chiese e di diversi affluenti al fine di individuare le eventuali fonti di provenienza degli PFOS. Tali monitoraggi hanno visto coinvolti a vario titolo anche l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) e l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia (ARPA) oltre al Servizio Geologico provinciale. Nel complesso le indagini svolte fino agli inizi del 2019 non sono state in grado di determinare le cause della presenza di PFOS in falda e nemmeno hanno potuto determinare eventuali profili di rischio sanitario e ambientale, dato che le risultanze ottenute sulla concentrazione degli PFOS si sono mantenute al di sotto dei limiti di legge previsti per la qualità delle acque sotterranee tranne che in un caso verificatosi nella zona di Condino nell’agosto 2019.

a quanto risulta APPA ritiene opportuno proseguire con l’indagine ambientale mantenendo monitorate semestralmente le concentrazioni di PFOS nelle acque sotterranee per ricercare la fonte della contaminazione;

in conclusione, nella propria relazione APPA sottolinea come i superamenti dei limiti di legge per la concentrazione degli PFOS relativi alle acque superficiali siano stati riscontrati “unicamente nel fiume Chiese a valle dell’immissione del rio lora e sullo stesso, in quanto interessato dall’ingresso di ingenti quantità d’acqua provenienti dal sottosuolo”. È stato inoltre verificato un singolo superamento dei limiti di legge per la concentrazione di Pfos nelle acque sotterranee è stato riscontrato in un nuovo piezometro posto a valle della zona industriale di Condino, la cui acqua non è però utilizzata. In generale nella zona del basso Chiese non sono stati rilevati altri superamenti dei limiti di legge sebbene si riscontri “una lieve ma diffusa contaminazione di PFOS con raggiungimento di una concentrazione massima pari a 15 ng/l nella piana di Storo”. Una contaminazione lieve è stata inoltre verificata in 2 pozzi a uso potabile di soccorso, uno nella piana di Storo e uno nel territorio di Condino;

come opportunamente precisato anche nella relazione di APPA, a livello nazionale non esistono limiti normativi riguardo alla concentrazione di PFOS nelle acque potabili e nemmeno per gli scarichi industriali o civili. L’unico provvedimento in essere in Italia risulta attualmente quello della Regione Veneto (DGR 1590/2017) che stabilisce un limite alla presenza di composti PFAS nelle acque potabili basato su un valore obiettivo di 30 ng/l;

importante sottolineare come nella primavera 2018 APPA abbia contattato il Dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica dell’Università degli studi di Trento per una possibile futura collaborazione per una “modellizzazione numerica quantitativa e qualitativa della falda nella piana di Storo in base alle risultanze della campagna freatimetrica del Servizio geologico e ai dati di qualità in possesso, previa ricerca degli altri dati necessari per costruire il modello idrogeologico” ma come tale modellazioni resti ancora da concordare e progettare;

sulla base di quanto fornito dal Servizio Geologico e di quanto indicato nella relazione di APPA si ritiene opportuno esprimere le seguenti valutazioni: 

  1. i dati forniti dal Servizio Geologico provinciale identificano la rete di piezometri e pozzi monitorati dal Servizio in termini di quota della falda (ovvero di quanto varia nel tempo il livello della superficie dell’acqua di falda entro i tubi piezometrici attualmente esistenti);
  2. la Provincia Autonoma di Trento sta operando mediante un tavolo tecnico provinciale che impegna tutti gli organi preposti alla valutazione della tematica ambientale dei PFAS (Sostanze PerFluoroAlchiliche): APPA, Servizio Geologico, APSS ed APRIE;
  3. i campionamenti fin qui eseguiti sul territorio (acque superficiali ed acque sotterranee) hanno fornito i primi risultati che rivelano superamenti dei limiti di legge sia nelle acque superficiali (fiume Chiese e Rio Lora) sia nelle acque sotterranee (falda della zona industriale di Condino);
  4. dopo avere eseguito una serie di campionamenti, si è scelto di integrare la rete di piezometri e pozzi esistenti con la realizzazione di un nuovo piezometro, posto a valle della zona industriale di Condino. Questa scelta è certamente condivisibile e va nella giusta direzione per approfondire lo studio sulla possibile sorgente della contaminazione, infatti, i successivi risultati delle analisi provenienti da questo piezometro hanno rivelato il superamento del limite di legge (30ng/l) e quindi un passo avanti importante per la comprensione del problema;
  5. lo studio e la modellazione idrogeologica della falda nella piana di Storo-Condino diventa un elemento tecnico importante, per la determinazione sia della sorgente della contaminazione sia del comportamento della falda e delle alimentazioni delle acque superficiali. I contatti tra APPA ed Università degli studi di Trento per una possibile collaborazione su questi aspetti hanno portato però ad un accordo ancora “da concordare e progettare”;

in linea generale si può senz’altro ritenere che le attività di monitoraggio sulla presenza di composti PFAS nel basso Chiese svolte sino a questo punto vadano nella giusta direzione, un’attività che del resto risulta sicuramente sostenuta dal fatto che i superamenti dei limiti di legge richiedono provvedimenti rapidi da parte delle Amministrazioni Pubbliche. Una criticità che sembra rivelarsi riguarda le eventuali lungaggini nel conferire l’incarico per lo studio per la modellazione idrogeologica della falda nella piana di Storo-Condino ed i conseguenti tempi di esecuzione dello stesso. Visto che i tempi del monitoraggio ambientale delle acque per la presenza dei PFAS (attività già in corso) sono di per sé lunghi, appare auspicabile che il tavolo tecnico già istituito dalla Giunta provinciale promuova in modo prioritario detto studio, integrando se necessario, dove serve, la rete di piezometri e pozzi esistenti. Il tutto al fine di individuare correttamente e nel minor tempo possibile la sorgente della contaminazione e gli auspicati interventi volti a mitigare gli attuali valori riscontrati, in particolar modo per ciò che riguarda la qualità degli approvvigionamenti idrici;

la Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali  del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare svolge le funzioni di cui all’art. 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 luglio 2014, n. 142. In particolare, per gli aspetti attinenti al caso di specie, la Divisione IV – Valutazione e riduzione dei rischi derivanti da prodotti chimici e organismi geneticamente modificati ricopre svolge funzioni in termini di: valutazione del rischio ambientale dei prodotti fitosanitari, delle sostanze chimiche pericolose e dei biocidi ed attuazione dei relativi interventi di indirizzo, coordinamento e regolamentazione; definizione di programmi di informazione e riduzione dei rischi derivanti da prodotti fitosanitari, biocidi e sostanze chimiche pericolose; attuazione del regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche (regolamento REACH); supporto tecnico per l’attuazione delle convenzioni internazionali in materia di prodotti chimici; funzioni di raccordo con la Direzione generale per lo sviluppo sostenibile, per il danno ambientale e per i rapporti con l’Unione Europea e gli organismi internazionali, che assicura la partecipazione del Ministero alle attività internazionali ed europee;

CNR-IRSA – Istituto di Ricerca sulle Acque, è una struttura scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche la cui missione, come riportato dal sito istituzionale, è di sviluppare la ricerca scientifica e tecnologica al fine di trasferire adeguate conoscenze alle istituzioni nazionali per la emanazione di una adeguata legislazione in materia di gestione delle risorse idriche, alle agenzie ambientali per una ottimizzazione delle attività di controllo delle risorse idriche, alle industrie per incrementare la competitività nel settore. Le ricerche di IRSA riguardano in particolare le seguenti linee tematiche: funzionamento e risposte degli ecosistemi acquatici agli impatti antropici; destino ed effetto degli inquinanti; trattamento di acque reflue urbane ed industriali; gestione di fanghi e rifiuti solidi; recupero di siti contaminati; gestione sostenibile delle risorse idriche; interazioni tra acque sotterranee e superficiali;

al fine di approfondire la conoscenza della diffusione e dell’origine della contaminazione da PFOS nel basso Chiese si ritiene opportuno dare esito al tentativo di accordo di collaborazione fra APPA e il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università degli Studi di Trento per la modellizzazione numerica quantitativa e qualitativa della falda nella piana di Storo, già tentato nella primavera del 2018 e successivamente non finalizzato. Si reputa altresì utile sottoporre detto accordo alla Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali  del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e alla valutazione del CNR-IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque, in modo da riceverne un parere in merito all’efficacia dello studio ai fini della valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nel bacino del Chiese.

tutto ciò premesso il Consiglio provinciale impegna la Giunta

a definire, entro 30 giorni dall’approvazione della presente mozione, uno schema di accordo di collaborazione fra APPA e il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica dell’Università degli Studi di Trento per la modellizzazione numerica quantitativa e qualitativa della falda nella piana di Storo a partire dalle risultanze della campagna freatimetrica del Servizio geologico, dai dati di qualità in possesso della pubblica amministrazione provinciale e degli altri dati necessari per costruire il modello idrogeologico. Detto schema di accordo dovrà contenere al proprio interno una definizione precisa della ripartizione delle attività e degli incarichi e una definizione puntuale delle tempistiche entro le quali stabilire la consegna dei risultati della sopracitata elaborazione;

a sottoporre il succitato schema alla Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali  del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e CNR-IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque per un parere preventivo sull’efficacia dello stesso ai fini della valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nel bacino del Chiese, replicabile in caso di necessità anche ad altri bacini fluviali del Trentino;

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