La Marangoni Spa non comunica con la realtà che la circonda

Economia e società sono in evoluzione. La realtà industriale odierna non è più quella di 20 o anche solo 10 anni fa e continua a modificarsi a fronte dello sviluppo di nuove tecnologie e quindi nuove modalità lavorative. Partendo da questa osservazione, il M5S riconosce la necessità di ripensare le forme delle relazioni industriali. I modelli organizzativi all’interno delle aziende vanno adattati alla modernità, purtroppo però, quelli ancora in uso in troppe aziende italiane non consentono di valorizzare in modo adeguato le risorse umane né di affrontare le sfide della globalizzazione se non in una deprimente e depressiva corsa al ribasso.

Per innovare in maniera efficace l’approccio alla produttività dei lavoratori e delle imprese il M5S propone il principio del pieno coinvolgimento dei dipendenti nell’elaborazione delle strategie e nell’organizzazione produttiva. Si tratta di teorie già sperimentate con successo. Senza andare troppo lontano, il potenziale vantaggio derivante dal coinvolgimento dei lavoratori nei processi decisionali delle imprese è dimostrato dall’elevata produttività, accompagnata dagli altrettanto elevati livelli retributivi, delle aziende tedesche.

Le opportunità legate al superamento della contrapposizione tra proprietà e lavoratori e alla creazione di un rapporto di reciproco vantaggio paiono sconosciute in Trentino e non sono per nulla esplorate dalla politica provinciale. Il caso della Marangoni è tristemente emblematico in questo senso. La proprietà prende ogni decisione, scelte strategiche, che impattano la vita di tantissime persone e sull’economia del territorio senza informare preventivamente i lavoratori.

Oggi i rappresentanti sindacali hanno parlato di questioni come lo spostamento delle linee di produzione all’estero e persino della sospensione dei versamenti delle quote di previdenza integrativa. Eppure Marangoni dovrebbe sentirsi in dovere di comunicare con la realtà che la circonda, non foss’altro che per il fatto che ha ricevuto molto da Rovereto e dal Trentino, a partire dai milioni di euro in risorse pubbliche messi a disposizione per mantenere i livelli occupazionali. Chiedere conto di questo atteggiamento spetterebbe alla Provincia ma non è un segreto per nessuno che i nostri prodi “esperti” siano molto più bravi a dare via ciò che è di tutti che a difenderlo, e così si finisce dritti dritti nella situazione attuale, con un’impresa che ha beneficiato di grandi aiuti che fa quello che vuole, cala le decisioni dall’alto senza nessuna trasparenza nella consapevolezza di non rischiare nulla perché l’ipotetico controllore non vede, non sente e non parla.

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Comunicato stampa del 3 settembre 2018
M5S AL FIANCO DEI LAVORATORI DELLA MARANGONI

“Ci siamo sentiti in dovere di andare ad ascoltare l’appello dei lavoratori con cui è stato lanciato l’allarme sulla persistente incertezza del progetto di rilancio industriale”, lo dichiarano Alex Marini, Giulio Baldessari, Valentina Peterlongo e Marisa Peddoni dopo aver partecipato alla conferenza stampa convocata dai sindacati ai cancelli dello stabilimento produttivo della Marangoni Spa a Rovereto.

“Contributi pubblici – proseguono i candidati del M5s, unici rappresentanti politici presenti all’incontro – sono stati versati per leaseback, progetti di ricerca e linee di produzione mai partite. A fronte di questo impegno di risorse della collettività, i vincoli occupazionali sono risultati essere una farsa. Dopo l’uscita di 40 esuberi non piú riassorbiti dal mercato del lavoro, in questa fase sono 220 i dipendenti che non conoscono il destino occupazionale. Viene loro negato il diritto di conoscere le informazioni sulle scelte strategiche della proprietà.

Ugualmente la Giunta  provinciale e l’Assessorato di competenza si sono barricati dietro un muro di silenzio da più di un anno e mezzo. Chiediamo pertanto che la richiesta dei lavoratori di aprire un tavolo di confronto sia soddisfatta in tempi celeri per dare un risposta sul futuro del progetto industriale. Il nostro impegno mira a far sí che casi come questo non si ripetano più perché appartengono ad un modello economico obsoleto. A fronte di erogazioni di denaro pubblico alle imprese devono essere assicurati modello organizzativi improntati alla massima trasparenza, dove i lavoratori siano costantemente informati delle politiche aziendali nonché delle scelte strategiche che riguardano il loro futuro”.

 

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