Gli impiantisti vogliono mangiarsi il tesoro naturalistico di Serodoli e per far sparire anche l’ultima tutela ambientale puntano tutto sulla Lega. Il Movimento 5 Stelle fin da ora dice un secco e risoluto no ad ogni ipotesi di estensione della ski area di Campiglio a zone preziose proprio perché uniche e non riconducibili alla “monocultura” dello sci e si impegna affinché il Piano Urbanistico Provinciale continui a tutelare le aree di pregio naturalistico nell’interesse pubblico e non finisca per regalarle ad una società per azioni.
Come riportato dagli organi di stampa, nella recente assemblea per l’approvazione del bilancio delle Funivie di Campiglio gli amministratori della società impiantistica sono tornati alla carica con un loro vecchio cavallo di battaglia. Mettere le mani sull’area naturale di Serodoli per realizzarci piste da sci e impianti di risalita. La logica pare quella del parco divertimenti. Ogni anno servono attrazioni nuove, solo che in questo caso le “attrazioni” sono piste e impianti che modificano pesantemente il territorio, snaturandolo. Il profitto per queste persone viene prima di ogni cosa. L’utile è già record, ma non basta mai. Serodoli è un gioiello prezioso e fragile a disposizione di tutti coloro che lo approcciano con rispetto? Si punta ad indurre la politica a modificare le regole che tutelano l’ambiente e i beni comuni per privatizzarne la gestione.
Funivie è un’impresa privata che fa i conti in base ai benefici per gli azionisti, ma la politica dovrebbe tutelare l’interesse collettivo prima di quello privato. L’idea spudoratamente uscita dalla assemblea delle Funivie di Campiglio invece è che si debba fare il contrario. Fatte le dovute proporzioni è la stessa logica che ha portato i governi nazionali a cedere le autostrade italiane per un tozzo di pane. In questo caso però con l’aggravante del potenziale danno ambientale.
Su Serodoli il M5S ha sempre espresso una posizione chiara. A differenza dei partiti tradizionali noi non ci siamo mai tirato indietro quando c’è stato bisogno di mettere un freno al consumo di territorio e di difendere l’ecosistema che caratterizza l’area. Non abbiamo esitato a schierarci dalla parte dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione lanciata dell’Osservatorio Spontaneo sul rispetto dell’ambiente nella Provincia Autonoma di Trento (su Avaaz). Abbiamo partecipato fisicamente alle manifestazioni in quota e abbiamo dato battaglia in ogni sede istituzionale. In Consiglio Provinciale con una mozione a prima firma di Filippo Degasperi che spaccò a metà la maggioranza (il coraggioso scialpinista Zeni uscì dall’aula pur di non prendere posizione). L’allora deputato Riccardo Fraccaro attivò il ministro dell’ambiente con un’interrogazione parlamentare. In sede europea l’eurodeputata Eleonora Evi mise in guardia il Commissario europeo per l’ambiente per la minaccia all’integrità della zona dei laghi di Nambino e Serodoli, ubicata nell’area protetta del Parco naturale Adamello Brenta nonché sito di interesse comunitario.
Con queste azioni fino ad ora siamo riusciti a respingere le mire degli impiantisti ma con la fine della consiliatura scade la tregua che la Giunta aveva chiesto proprio su sollecitazione delle nostre iniziative politiche. Le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra fanno da sempre politica con le modifiche urbanistiche. La tutela dei pochi ambienti naturali non ancora aggrediti dall’espansione dei caroselli sciistici non è mai stata fra le loro priorità.
Il M5S crede invece nel valore della salvaguardia del territorio e dell’integrità delle aree protette, lo ha dimostrato con i fatti e continuerà a farlo senza se e senza ma anche nella prossima consiliatura, per cui fin da ora diciamo agli impiantisti di Campiglio che per quanto ci riguarda hanno fatto molto male i loro conti. Il demanio naturale va preservato per le generazioni future. Inoltre si tratta di una scelta saggia nell’ottica di uno sviluppo collettivo e sostenibile. La “monocultura” dello sci da discesa richiede sempre più risorse a carico del pubblico per ritorni sempre inferiori. Il surriscaldamento globale impone di prelevare sempre più acqua per l’innevamento artificiale e di estendere le piste da sci sempre più in alto. Nel farlo si prendono ambienti naturali meravigliosi e attraenti e li si devasta nell’ottica di uno sfruttamento intensivo per periodi sempre più limitati di tempo, una stagione invernale che si assottiglia sempre più. La strada da percorrere è invece quella di valorizzare la naturalità e la bellezza del territorio, rendendolo fruibile tutto l’anno, valorizzando la fioritura primaverile, la frescura dell’estate e i colori dell’autunno. Ampliare l’offerta di attività alternative e complementari allo sci invece di puntare ad una tipologia di turista, lo sciatore che spende tutta la giornata in pista, ormai superata. Per il turismo le parole chiave del futuro sono destagionalizzazione e sostenibilità. Salvare Serodoli non è quindi solo un dovere nei confronti dell’ambiente e della collettività, è anche una scelta lungimirante dal punto di vista dello sviluppo economico, a patto di saper cambiare paradigma invece di fossilizzarsi all’estremo su un modello ormai morto.
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