Whistleblowing. M5S propone soluzioni immediate ed efficaci mentre la PAT ciurla nel manico

Diritto internazionale e autorità nazionale anti-corruzione chiedono di sviluppare sistemi di segnalazione degli illeciti che garantiscano l’anonimato di chi, spesso con grave rischio personale, fa le segnalazioni. Nel Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione 2018-2020 in teoria la PAT si sarebbe impegnata in questo senso. Lo sta facendo davvero? Difficile a dirsi, dato che le interrogazioni del M5S sono ancora senza risposta (Businarolo 4/00396 del 6/6/2018 e Degasperi 6143/XV del 10/7/2018).

Ormai è pacifico come misure di protezione del cosiddetto whistleblower (il dipendente segnalante) rappresentino una delle azioni necessarie per incentivare le segnalazioni e quindi per ridurre il rischio corruttivo. Si tratta di provvedimenti che permettono di attuare strategie di breve periodo capaci di rendere efficace la legge per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione (190/2012).

La norma prevederebbe che i dipendenti pubblici e i collaboratori delle imprese fornitrici di beni e servizi che segnalino attività corruttive o illecite siano tutelati ed in particolare che sia tutelato il loro anonimato qualora lo richiedano. Il condizionale è purtroppo d’obbligo visto che spesso nella nostra Provincia le leggi sono applicate depotenziando i contenuti di quelle statali in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza. In Trentino infatti questa regola non è applicata, o per lo meno è applicata in maniera discutibile, visto che ad oggi coloro che vorrebbero fare segnalazioni in anonimato non sono correttamente informati dalle pubbliche amministrazioni provinciali sulla procedura da seguire. La mancata tutela dell’anonimato aumenta il rischio di esporre il segnalante a misure discriminatorie dirette o indirette da parte dell’amministrazione.

Secondo le disposizioni normative e le linee guida del Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) bisognerebbe assicurare gli accorgimenti tecnici affinché sia garantita la riservatezza del dipendente che si attiva prevedendo a tal fine modalità informatiche e strumenti di crittografia. Per offrire un’alternativa utile alle amministrazioni pubbliche non in grado di garantire l’anonimato e di implementare strumenti informatici, tecnologici e informativi, l’ANAC ha messo a punto una piattaforma informatica sicura per le segnalazioni attivandola nel febbraio scorso sul proprio sito istituzionale. Questa opzione assicura l’anonimato del segnalante e l’anonimato delle transazioni tra segnalante e applicazione poiché consente di accedere all’applicazione anche tramite la rete TOR (sistema per garantire privacy online) rendendo impossibile per il destinatario e per tutti gli intermediari nella trasmissione avere traccia dell’indirizzo internet del mittente. Guarda caso, questa opzione non è però contemplata nelle misure del PTPC della provincia e delle amministrazioni comunali del Trentino. La Provincia avrebbe tranquillamente potuto dare indicazioni ai dipendenti pubblici di fare riferimento all’applicazione dell’Anac per rendere concreti i principi evocati negli accordi internazionali nonché nelle prescrizioni e raccomandazioni emanate dall’Anac stessa, ma per ragioni misteriose ha deciso di non farlo.

Negli anni in Trentino si è parlato di magnadora, la Commissione antimafia ha segnalato rischi di infiltrazioni sul nostro territorio da parte del crimine organizzato, Corte dei Conti e ancora Anac hanno sollevato rilievi riguardo all’applicazione delle norme sulla trasparenza non ritenute sufficienti ad adeguare i nostri sistemi di prevenzione della corruzione alle linee guida proposte.

Per risolvere questi problemi il M5S propone soluzioni semplici ed efficaci, dotate di impatto economico minimo. Su tutte l’adozione di misure per favorire e pubblicizzare l’accesso al sistema predisposto dall’ANAC, rendendo inoltre effettiva la possibilità per i dipendenti della PAT e delle società partecipate di accedere alla rete Tor.

Come dimostrato da studi accademici, se tutelata, la figura del “fischiatore” (“whistleblower”) permette di far emergere e enucleare numerosissimi casi di frode. D’altra parte, come risulta da un sondaggio dell’Eurobarometro del 2014, ben 3 europei su 4 testimoni di illeciti o corruzione non avrebbero fatto denuncia.

Forse proprio per questo le norme che dovrebbero proteggerli sono osteggiate da più parti. La corruzione è la vera grande emergenza che ogni anno costa agli italiani tra i 60 e i 100 miliardi di euro che potrebbero essere investiti in servizi, opere pubbliche, politiche sociali e per il lavoro. L’impegno del M5S è di sconfiggere le resistenze di un sistema che si sente minacciato dalla possibilità di venir scoperto nei propri intrallazzi ed imporre norme efficaci che permettano di ridurre e, si spera, a lungo andare, eliminare, la piaga della corruzione non solo in Italia ma anche in Trentino.

Alex Marini (M5S)
Candidato alle elezioni della Provincia autonoma di Trento 2018
https://www.facebook.com/alexmariniM5S

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