Il primo di marzo (ma si è saputo solo ieri) è morta Imane Fadil. Era la teste chiave dei processi “Ruby bis” (condanne a Fede, Mora e Minetti in primo e secondo grado), e “Ruby ter” (che riguarda la supposta corruzione di testimoni da parte di Silvio Berlusconi perché non raccontassero cosa davvero accadeva durante le “cene eleganti” di Arcore). Il suo decesso è avvenuto in un ospedale di Milano dopo un mese di ricovero. A quanto riporta la stampa oggi, pare che la causa sia da attribuirsi ad avvelenamento da metalli pesanti. I lati oscuri abbondano e si sommano alle dichiarazioni rilasciate dall’ex avvocato di Ruby, Egidio Verzini, anch’egli deceduto tramite suicidio assistito in una clinica svizzera. Verzini sostenne che a Karima El Marhoug erano stati versati 5 milioni di euro in cambio del suo silenzio sulle vicende del “Bunga Bunga”. Della vicenda si stava occupando il giornalista de “La Stampa” Emilio Randacio. Anche lui è morto, trovato senza vita in casa sua lo scorso 13 febbraio. Aveva 49 anni e il suo decesso è giunto senza preavviso alcuno.
Ci sono collegamenti fra tutti queste morti? Imane Fadil è stata davvero avvelenata, come del resto sosteneva lei stessa? Se sì, chi è il mandante? Sono tutte domande che è lecito porsi e ciascuno può farsi la sua idea, il difficile compito di stabilire la verità giudiziaria dei fatti spetta però alla Magistratura, che ci sta lavorando e nella quale dobbiamo riporre fiducia.
A livello politico mi limito a dire questo: qualcuno voleva chiedere scusa a Berlusconi. Noi restiamo fieri di non averci mai governato e preferiamo invece chiedere scusa ad Imane Fadil, una ragazza di 34 anni, che pure di fronte a tanti soldi aveva tenuto duro e denunciato tentativi di corruzione, morta fra atroci sofferenze. Riposi in pace. Anche in sua memoria speriamo si riesca presto a fare prima chiarezza e poi Giustizia.