Il futuro del M5S: bene la leadership a Conte ma serve anche un MoVimento rinnovato!

Dopo la fine del Governo Conte-2, caduto per la più classica delle congiure di palazzo, e di tutto quello che ne è conseguito in termini politici e di lacerazioni interne, per il M5S è giunto il momento di decidere cosa vuol fare del proprio futuro. In ballo ci sono la questione della leadership ma anche la riforma dell’organizzazione interna, rimasta per troppo tempo solo sulla carta.

Partiamo dalla leadership. Chi scrive ritiene che Giuseppe Conte, finché ha potuto, abbia governato il Paese nel miglior modo possibile segnando una discontinuità sostanziale rispetto a coloro che lo avevano preceduto e creando nel contempo condizioni di consenso interno ed internazionale tali da far ottenere all’Italia il risultato epocale dei 209 miliardi di euro concessi al nostro Paese per il Recovery Fund europeo.

Pur non essendo un iscritto Conte venne a suo tempo scelto come presidente del Consiglio dal M5S e fare di lui il leader del Movimento sarebbe dunque una scelta assolutamente naturale e positiva. Con l’esperienza di governo, Conte ha dimostrato un profilo di serietà, stile e pragmatismo che si completano perfettamente con i principi del M5S e con le grandi battaglie portate avanti in questi anni, green economy, giustizia sociale, difesa della legalità, modernizzazione delle strutture dello Stato, tutela dei lavoratori e della piccola e media impresa, lotta alla corruzione e ai grandi monopoli predatori, tutti temi di enorme attualità, oggi in gran parte riconosciuti come centrali anche a livello europeo.

In Italia purtroppo le cose vanno diversamente. Come si capisce bene dalle modalità con le quali è stata orchestrata la caduta del Conte-2, le élite nostrane che, nella migliore ipotesi, hanno tenuto bloccato il paese negli ultimi decenni definendone le priorità sulla base esclusiva dei propri interessi di parte, non hanno alcuna lungimiranza ma puntano a fare quello che hanno sempre fatto, ovvero drenare risorse pubbliche, privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Basta ascoltare i loro ventriloqui per capire che considerano gli investimenti in fatto di tutela ambientale e sociale come costi a perdere invece di valutarli per ciò che sono, moltiplicatori di ricchezza capaci di creare fiducia, salute e sicurezza sociale, la benzina che serve per rafforzare la domanda aggregata e dare quindi fiato al lavoro e alle imprese per la creazione di beni e servizi di qualità. In quest’ottica Conte ha dimostrato coi fatti di essere la persona adatta a interpretare le politiche che il M5S promuove e che servono al Paese e per questo averlo come leader porterebbe sicuramente un valore aggiunto in termini di esperienza, competenza, capacità organizzativa e attrattività.

La questione del rilancio del M5S non può però esaurirsi alla sola assegnazione della leadership. Per quanto valido Giuseppe Conte non può da solo risolvere tutti i problemi. Nessuno è in grado di farlo, e questa realtà basilare è tanto più vera in un’epoca in cui esperti di finanza vengono spacciati per re taumaturghi che tutto curano con un mero cenno del capo superbo, come danno a intendere i trombettieri della restaurazione.

Non è un mistero per nessuno che il M5S debba finalmente portare a termine il percorso di riorganizzazione e di ridefinizione delle regole statutarie che ora va completato senza incomprensibili indugi. I punti fermi da cui partire sono i valori di sempre del Movimento che garantiscono la sua identità e la sua profonda diversità dalle altre forze politiche. Per questo la forma dello statuto deve puntare sull’organizzazione orizzontale e non dall’alto verso il basso, dando voce agli iscritti in una logica di partecipazione diffusa nelle scelte e di distribuzione del potere. Altra questione fondamentale da risolvere è quella del conflitto fra gerarchia e funzionalità. La strada maestra è quella della segreteria collegiale, sulla quale i nostri iscritti si sono del resto già espressi, della democrazia interna e, a livello locale, la distribuzione degli incarichi, delle risorse e dei poteri sui territori, i quali devono avere voce in capitolo e adeguata rappresentanza nella macchina complessa del Movimento.

Andando più nel dettaglio, segreteria collegiale non significa solo tutelare aspetti di democrazia ma anche garantire ricchezza e ampiezza di vedute. Distribuzione del potere vuol dire definire con precisione ruoli e funzioni, figure esecutive, di controllo e di garanzia devono essere identificabili e distinte mentre vanno tutelati i meccanismi di deliberazione assembleare che con le ultime innovazioni tecnologiche sono fra l’altro divenuti sempre più rapidi e precisi. Da valutare con molta attenzione anche l’introduzione di elementi di demosortecrazia in modo da evitare la formazione di correnti e al tempo stesso tutelare e distinguere il dissenso onesto da quello interessato e distruttivo evitando di fare di tutta l’erba un fascio, una criticità venuta purtroppo alla luce con forza nel caso delle ultime espulsioni dai gruppi parlamentari. Infine l’organizzazione del M5S sui territori. Per organizzarsi la macchina deve ottenere risorse, sia umane che materiali, e, pur mantenendo saldo e indissolubile il legame con la struttura centrale e l’ancoraggio ai valori fondativi, disporre anche di una certa flessibilità d’approccio per meglio adattarsi alle diverse sfide con le quali è chiamata quotidianamente a confrontarsi. Importante infine definire meglio le procedure di attivazione e di scrittura dei quesiti online, che, come ho avuto spesso modo di sottolineare, al momento restano poco chiare e per questo ci espongono a fraintendimenti ed attacchi che fanno passare in secondo piano il valore intrinseco e il coraggio di dar voce ai propri iscritti anche sui tempi più difficili, quando tutte le altre forze politiche hanno via via intrapreso la strada della soppressione della democrazia interna.

Per concludere, quello che serve al M5S per ripartire è sicuramente la leadership di Conte, un enorme valore aggiunto, ma questo non deve significare che a Conte si danno le chiavi del M5S affinché nel faccia tutto ciò che vuole. Al contrario, significa mettere Conte alla guida di una macchina forte dei suoi valori, unica nel suo genere e capace di camminare da sola, non un partito personale ma il terminale di un grande movimento di popolo.

Testo integrale del contributo inviato al quotidiano L’Adige e pubblicato l’11 marzo 2020.

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2 Replies to “Il futuro del M5S: bene la leadership a Conte ma serve anche un MoVimento rinnovato!”

  1. Concordo su tutto l’articolo ma una cosa si deve fare in primis, come battaglia di equità sociale e morale, quella che doveva essere messa per prima, la prima in agenda di qualsiasi Governo di alleanza, sia con Conte 1 che con Conte 2, e che invece è stata messa dulcis in fabula per volere dell’alleato avvoltoio e che fu la causa del fuggi fuggi di Salvini & Stormo al momento del dunque:

    IL TAGLIO DEI RICCHI STIPENDI PARLAMENTARI !

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