Bilancio interno del Consiglio provinciale. Considerazioni di fine legislatura sul funzionamento dell’assemblea legislativa

La legislatura provinciale volge al termine ed è quindi tempo di tirare le somme su cosa non  ha funzionato all’interno dell’assemblea legislativa. Nel mio intervento sull’assestamento del bilancio interno del Consiglio ne ho approfittato per sviluppare alcune riflessioni.

In linea generale in questi anni ho dovuto toccare con mano come troppo spesso la politica scelga di non affrontare situazioni anche di prima importanza in ragione di calcoli di natura elettorale. Invece di ragionare sui fatti e sulle necessità dei cittadini, troppo spesso si opera in base a considerazioni di convenienza. Agendo in questa maniera però la democrazia viene svilita e le maggioranze diventano clave da usare contro gli avversari politici a prescindere dal merito. Non si amministra in base all’interesse collettivo ma si gestisce il potere a discapito di qualcuno e a favore di qualcun altro, che è poi l’essenza stessa dell’arbitrio.

Se andiamo più nello specifico, in tema trasparenza e accesso agli atti pubblici in Provincia siamo messi maluccio. Per 5 anni ci siamo battuti per ottenere che i Consiglieri provinciali potessero accedere alla documentazione che riguarda l’attività delle loro amministrazioni in maniera chiara, così da poter svolgere nel modo migliore il loro ruolo, esprimendosi con cognizione di causa sui provvedimenti sull’impatto delle varie proposte. Abbiamo ottenuto anche l’approvazione di un ordine del giorno per predisporre una piattaforma digitale per agevolare la presentazione e ottenere risposte alle istanze di accesso agli atti rivolte alla pubblica amministrazione provinciale ma non è mai di fatto stata attuata.

Anche riguardo a smart-working, digitalizzazione e risparmio energetico si poteva fare e non si è fatto. Si sa benissimo che la produttività non cala lavorando da casa ma si risparmia e si evita di inquinare. Eppure si è preferito continuare a supportare gestioni arcaiche del lavoro.

A livello di numeri, l’attività politica inevasa è enorme (monitoraggio effettuato l’11 luglio 2023). A fronte di 4.689 interrogazioni a risposta scritta presentate, quelle in attesa di risposta sono 1.215, ovvero il 25,9%, oltre un quarto del totale (29% nel mio caso specifico posto che su 792 interrogazioni a risposta scritta 237 sono senza risposta). Se poi si sposta il mirino sugli ordini del giorno inattuati si scopre che su 643 ordini del giorno approvati ben 556 non hanno trovato realizzazione. In parole povere significa che si prendono impegni e poi non si mantengono e discorsi analoghi valgono per risoluzioni (129 approvate di cui 119 senza nota attuativa) e mozioni (167 approvate di cui 143 inattuate). Questo andazzo è deplorevole e inaccettabile. Bisogna quindi implementare meccanismi, anche basati su sanzioni, che permettano di dare compimento agli impegni che il Consiglio provinciale assegna alla giunta, che è poi l’ordine in base al quale dovrebbe funzionare la nostra democrazia e che invece risulta sovvertito.

Nell’intervento sul bilancio previsionale ho infine suggerito l’introduzione di disposizioni regolamentari per prevedere la possibilità di collegare proposte di ordine del giorno al bilancio interno del provinciale al fine di consentire ai consiglieri di formulare delle raccomandazioni gestionali e organizzative da indirizzare al presidente del Consiglio provinciale e al suo ufficio di presidenza.

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Il video del mio intervento in Aula riguardo alle mancanze della democrazia trentina

Qui la nota di sintesi dell’ufficio stampa del Consiglio provinciale sui lavori della mattinata

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