La disamina del già direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina Giovanni Kezich pubblicata sulle pagine del giornale L’Adige del 13 gennaio 2024 (immagine a piè di pagina) è inappuntabile perché elaborata su fatti e su statistiche a consuntivo relativamente a iniziative culturali, stanziamenti di bilancio e numero di visitatori. Nel porre all’attenzione dei lettori le sue perplessità sulla gestione museale nell’ultimo triennio e sul calo generale delle visite dice bene quando afferma che l’etnografia è una cosa seria. Questa disciplina si occupa infatti dei comportamenti e delle forme di vita sociale e culturale degli aggregati umani di un territorio dato e non può essere svenduta in forma eccessivamente semplificata senza snaturarne il contenuto scientifico. In una realtà territoriale come quella trentina tale ammonimento dovrebbe essere tenuto in seria considerazione dai rappresentanti politici al fine di evitare di sperperare un capitale di conoscenze e di pratiche museali riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Nella scorsa legislatura avevamo posto alcune delle questioni sollevate da Kezich veicolandole all’assessore competente con puntuali atti di sindacato ispettivo (vedasi ad esempio l’interrogazione a risposta scritta 2652/XVI del 7 maggio 2021) volti ad ottenere informazioni utili anche ad aprire un dibattito pubblico sul futuro delle funzioni e dei servizi del museo di San Michele e non solo ad ottenere spiegazioni sui procedimenti amministrativi avviati dalla giunta provinciale. A tali atti non ricevemmo tuttavia alcun riscontro. In aggiunta alla generica giustificazione collegata all’attuazione dei principi di rotazione ordinaria del personale contenuta nella delibera dell’improvvisa rimozione del direttore, nessuna spiegazione di ordine politico è mai stata fornita a dispetto delle numerose richieste. Parimenti, non sono mai stati forniti elementi di rilievo rispetto alla programmazione e ai contenuti specifici sulle future evoluzioni del museo. A titolo esemplificativo, da anni si discute del rafforzamento dell’attività di studio e di divulgazione scientifica sulle tradizioni democratiche e di autogoverno locale che si sono sviluppate con le antiche Carte di regola delle nostre comunità ma, nonostante le novità introdotte nella legge provinciale sulle attività culturali con un emendamento approvato nel novembre del 2022, non si intravede ancora nulla di significativo all’orizzonte.
In conclusione, l’intervento di Kezich dimostra ancora una volta la sua premura per il museo e per il suo autore Giuseppe Šebesta. Anche in virtù di tale vivo e sentito interessamento, ritengo che l’assessora alla cultura Gerosa, al di là degli obblighi formali connessi al suo ruolo istituzionale che in questa sede non si applicano, non possa esimersi dal rispondere pubblicamente alle sollecitazioni di Kezich ed ai quesiti sul futuro del museo che, ahinoi, sono pendenti dalla scorsa legislatura.
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