Dal maggio 2024 ho assunto la presidenza dell’associazione Più Democrazia in Trentino, con cui promuoviamo iniziative per rafforzare la qualità della nostra democrazia. Tra queste, la recente diffusione — in assenza di un’informazione pubblica istituzionale — di un opuscolo informativo ispirato al modello svizzero per spiegare in modo imparziale i referendum su cittadinanza e lavoro. Inoltre, abbiamo aderito all’iniziativa popolare Basta Quorum, lanciata da Mario Staderini con il sostegno di attivisti e associazioni come Iniziativa per Più Democrazia dell’Alto Adige/Südtirol, la cui raccolta firme è partita con successo nei giorni scorsi attraverso la piattaforma del Ministero della Giustizia.
Proprio per questo, anche in qualità di ex consigliere per il M5S, mi sento di prendere le distanze dalle dichiarazioni del presidente del M5S Giuseppe Conte, apparse sul Corriere della Sera, in cui propone l’introduzione di un quorum al 33% come soluzione per “rilanciare” lo strumento referendario.
È un errore di impostazione: mantenere un vincolo che per decenni ha reso inefficaci i referendum vuol dire partire con il piede sbagliato. È come dire a un cittadino che è libero di decidere, purché lo faccia dentro limiti tali da renderne vano lo sforzo. Il MoVimento 5 Stelle nacque con l’obiettivo di superare il quorum e introdurre veri referendum propositivi, capaci di affiancare — o sopperire — alla politica nei suoi vuoti decisionali.
I “quorum a metà” sono un compromesso apparente, già proposto in passato dal centrosinistra, ma mai concretamente realizzato. Quando, nella scorsa legislatura della Provincia di Trento, nel ruolo di consigliere, presentai due proposte di abbassamento del quorum, la prima fu bocciata dalla Lega (2019), la seconda affossata dall’ostruzionismo del PD (2023). Segno che, al di là delle dichiarazioni di principio, l’obiettivo reale è mantenere un controllo sulle scelte popolari, lasciando margini alla politica per decidere indisturbata.
I dati ci dicono altro: dove il quorum è stato abolito — come a Roma, Vicenza e in numerosi comuni del Trentino-Alto Adige — non si sono verificati né disordini né derive autoritarie. Al contrario, in assenza di quorum la partecipazione è aumenta, perché i cittadini sanno che il loro voto è efficace. Basti pensare ai referendum costituzionali nazionali, che non prevedono quorum e registrano affluenze superiori al 50%.
In nessuna democrazia occidentale esiste un quorum per i referendum popolari. Al contrario, dove esiste — come nei regimi semi-democratici — è spesso uno strumento per neutralizzare il dissenso. Non a caso, The Economist Democracy Index classifica l’Italia come democrazia incompleta. I motivi sono noti: bassa fiducia nelle istituzioni e partecipazione politica in calo.
Il quorum non è un baluardo democratico, è un ostacolo alla democrazia. Serve una riforma organica, non un maquillage che ne conservi i difetti strutturali. Ma per farlo serve una volontà politica reale — e oggi manca. Perché, diciamolo con franchezza: viviamo in una logica di alternanza pilotata tra blocchi di potere sempre meno distinguibili, dove “governabilità” e “comando” contano più della partecipazione. E se il popolo potesse davvero dire la sua, disturberebbe i piani.
A chi crede nei valori della democrazia, dico: abbiate il coraggio di mettere davvero i cittadini al centro sottoscrivendo e sostenendo le motivazioni dell’iniziativa popolare Basta Quorum.
Alex Marini
Presidente dell’associazione Più Democrazia in Trentino
* lettera inoltrata al Corriere del Trentino il 12 giugno 2025 (non pubblicata)


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