Nonostante gli impegni solennemente assunti, nell’ultima finanziaria la maggioranza provinciale ha affossato l’istituzione di un osservatorio sulla criminalità organizzata in Trentino. Sono infatti stati respinti i miei emendamenti che avrebbe portato anche la nostra Provincia a dotarsi di questo importante strumento per la lotta alle mafie e alla corruzione. Un fatto a mio avviso molto grave, e per di più privo di giustificazioni, visto che si è mancato di dare seguito ad uno specifico ordine del giorno che imponeva l’istituzione dell’osservatorio presso il Consiglio provinciale entro la fine del 2019. La politica trentina ha così perso l’occasione per dimostrare coi fatti (a parole son buoni tutti) il proprio desiderio di opporsi alle organizzazioni malavitose e al dilagare corruttivo. Senza dubbio una brutta pagina nella storia recente delle nostre Istituzioni, ma noi non ci arrendiamo e continuiamo a lavorare per dotare anche il Trentino di strumenti adatti a combattere la diffusione delle mafie.
Gli emendamenti che avrebbero portato all’istituzione dell’osservatorio sulla criminalità organizzata in Trentino erano il 13.6 e il 13.7 all’articolo 13 del disegno di legge 36/XVI collegato all’ultima manovra di bilancio provinciale. Si trattava del prosieguo naturale di un mio ordine del giorno, approvato dal Consiglio a fine luglio, per la precisione l’Ordine del Giorno n. 74/XVI – Istituzione di osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata. Per agevolare il compito e anticipare formalmente la proposta normativa avevo presentato anche un disegno di legge (34/XVI) ma evidentemente non è servito a niente perché le resistenze e il disinteresse hanno avuto il sopravvento
Con grandissimo sfoggio di ipocrisia la maggioranza del Consiglio provinciale ha deciso di venir meno alla parola data, giustificandosi con la contrarietà di alcuni soggetti tecnici ad incardinare l’osservatorio nel Consiglio stesso, modalità che serve a garantirne l’imparzialità, invece che in carico alla giunta, che non potrebbe offrire i necessari requisiti di terzietà rispetto a un’istituzione di controllo e verifica come l’osservatorio. Come si può vedere anche dai video dei miei interventi in Aula, ho denunciato con forza questa situazione a mio avviso riprovevole.
Al di là del fatto in sé e dei futuri sviluppi il problema è questo: nel nord Italia e anche in Trentino, le mafie ci sono eccome. Sono attive e ben insediate, si insinuano nel tessuto economico/politico e fanno danni enormi. Corrompono, avvelenano, distruggono, rubano e utilizzano la violenza. Per questo lo Stato e tutte le sue articolazioni, come sono ad esempio le Province Autonome di Trento e Bolzano, hanno il dovere, prima di tutto morale, di combattere le mafie e di difendere i cittadini dalla loro influenza perniciosa. Purtroppo queste entità godono di molte protezioni, sia dirette (persone affiliate e/o corrotte che si prestano a fare il gioco delle mafie) che indirette (cittadini ignari e soggetti istituzionalmente preposti che preferiscono ignorare i problemi cullandosi nella chimera che “la mafia da noi non c’è”). Entrambe le categorie di individui fanno danni, ma se la prima va combattuta tramite il contrasto giudiziario, nel caso dei “negazionisti” l’ambito di intervento deve invece essere sociale, culturale e politico, perché le mafie si insinuano meglio proprio laddove controlli e attenzione sono bassi. Ne sono la prova le iniziative giudiziarie che negli ultimi mesi sono state condotte nelle regioni del nord Italia Valle d’Aosta, Aemilia , Brescia e il monito pronunciato proprio a Bolzano dalla ex presidente della commissione antimafia Rosy Bindi.
Come si può constatare anche dai video qui sotto, la gravità di quanto avvenuto e del mancato rispetto degli impegni assunti mi ha portato a protestare con forza in Aula. A margine della seduta il presidente Fugatti e il presidente del Consiglio regionale Paccher mi hanno però fornito rassicurazioni, sostenendo di aver compreso l’importanza di attuare quanto prima l’istituzione dell’Osservatorio ritenendo però preferibile spostarlo in sede regionale. Pertanto proveremo ad istituire l’Osservatorio in seno al consiglio regionale, sperando di trovare un terreno più fertile di quello riscontrato all’interno dell’istituzione assembleare provinciale.
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Nei video i miei interventi in merito alla mancata istituzione dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata in Trentino
Qui gli interventi integrali:
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Qui sotto gli emendamenti che avrebbero istituito l’Osservatorio sulla criminalità organizzata anche in Trentino, bocciati dalla maggioranza provinciale:
13.7 (nomina con sorteggio tra terne proposte da soggetti terzi)
13.6 (nomina con voto limitato del Consiglio)

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