I giovani si schierano contro la criminalità mentre la politica trentina li mortifica

Mentre i giovani danno un esempio importante in fatti di consapevolezza, passione civile e volontà di impegnarsi per costruire una società migliore, la politica trentina si dimostra ancora una volta sorda alle loro esigenze, bocciando un disegno di legge del M5S che avrebbe potenziato e rese concrete le prerogative del Consiglio provinciale giovani.

Oggi in Consiglio provinciale i giovani dell’istituto Sophie Scholl e dell’istituto Martino Martini hanno presentato l’esito del percorso laboratoriale svolto con il Consiglio provinciale “Ci pensiamo noi”. Nella performance teatrale dell’istituto Martini “Perfido: per sfidarli dobbiamo impegnarci” sul mondo grigio della criminalità nel distretto industriale del porfido hanno concluso con il seguente messaggio: “Interroghiamoci su tutto questo. Dobbiamo stupirci. Arrabbiarci. Farci delle domande. È anche colpa nostra se siamo indifferenti, se non prestiamo mai attenzione, se non prendiamo posizione, sperando che non tocchi mai a noi decidere. C’è un silenzio che urla. Il silenzio del disastro ambientale. Il silenzio dei diritti negati. Il silenzio di certa informazione, dei politici e delle istituzioni. Il silenzio di chi ci dice di volare basso, di non guardare, di non ascoltare, di non parlare. Noi vogliamo fare qualcosa che serva perché questa storia è una merda. Abbiamo 18 anni e vogliamo provare a cambiare le cose. A 18 anni abbiamo la forza per farlo. Gli anticorpi siamo noi. Dobbiamo guardarci intorno, essere curiosi. Chiedere, pretendere la verità. Fateci fare qualcosa che serva. Dire la verità è un atto d’amore. Abbattiamo i muri dell’indifferenza. Le organizzazioni criminali riguardano tutti. Non si può asciugare l’acqua con l’acqua. Non si può spegnere il fuoco con il fuoco. Non si può combattere il male con il male. Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male sta contribuendo a cambiare la società. In questo conflitto le nostre armi sono le nostre voci, il nostro impegno, la nostra Costituzione. Articolo 4: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Nel pomeriggio la quarta commissione si è riunita per esaminare due testi di legge inerenti il ruolo dei giovani nella politica provinciale: uno presentato su iniziativa del Consiglio provinciale dei giovani (ddl 150/XVI) ed uno dal M5S proprio per rendere più efficace il ruolo del CPG nella fase consultiva dell’istruttoria legislativa e dei processi decisionali relativi agli atti di programmazione provinciali (ddl 158/XVI). La commissione consiliare aveva la possibilità di dare una risposta alle istanze che sono state presentate nel corso della mattinata dai giovani nel percorso “Ci pensiamo noi”. La commissione avrebbe potuto riconoscere un ruolo effettivo ai giovani nella definizione delle politiche pubbliche provinciali rendendo il Consiglio provinciale dei giovani uno strumento per veicolare le loro istanze, le loro proposte e il loro contributo fattivo al dibattito pubblico. Nel mio intervento iniziale ho riportato ai componenti della commissione la sintesi dell’appello dei giovani lanciato alla politica: i giovani possono avere una funzione di anticorpi in una società che invecchia e che li esclude sistematicamente. Questo appello è caduto nel vuoto e il disegno di legge è stato respinto senza appello e senza tenere nemmeno in considerazione le osservazioni ricevute dalle organizzazioni giovanili Extinction Rebellion, The Good Lobby e Coordinamento Omega. Respinto, aggiungo, senza motivare il perché al rifiuto a ogni singola proposta per trasformare il Consiglio provinciale dei giovani nel Consiglio provinciale dei giovani e delle generazioni future, ma solo dietro alla generica affermazione che il disegno di legge non era stato concordato a priori. 

La verità è che per certi politici i giovani vanno bene solo quando sono già vecchi di testa e ben irregimentati, in modo che diventino la prosecuzione naturale di quegli stessi soggetti che probabilmente giovani non lo sono stati mai.

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