I fautori della riduzione dei servizi sanitari nelle valli trentine spesso ignorano o fanno finta di non sapere che i risparmi ottenuti chiudendo interi reparti si traducono in costi scaricati sui valligiani stessi. È una verità scomoda ma al tempo stesso banale. Se abiti in una valle e non puoi recarti nell’ospedale più vicino perché i servizi che ti servono sono stati concentrati tutti in città, dovrai sobbarcarti viaggi lunghi ore, su strade dalla percorrenza tortuosa e accidentata, e, se la degenza risulterà lunga, ai tuoi stessi famigliari si porrà il problema di come fare a seguirti e a supportarti senza svenarsi.
Un impegno sostenibile quando la distanza dal nosocomio di valle era percorribile in una mezzoretta è diventato un odissea a fronte di tempistiche di viaggio che raddoppiano o triplicano. Con l’accentramento urbano della sanità, a chi abita nelle valli si pone il problema di impegnare intere giornate piuttosto di una mera serata per dare sostegno ai propri cari malati, e, nei casi più gravi, magari di dover pagare per dormire in albergo. Il costo di queste riforme per i valligiani deriva dunque dalla somma della spesa per carburante con le giornate di lavoro perse, la difficoltà a conciliare tutti gli impegni famigliari con le esigenze di sostegno ai malati. In buona sostanza, lo smantellamento della sanità periferica si traduce in un diverso trattamento dei cittadini residenti nelle valli rispetto a quelli che abitano in area urbana e ciò non è semplicemente accettabile.
Per questo ho proposto e ottenuto che il Consiglio provinciale approvasse un ordine del giorno che impegna la giunta a calcolare quanto peserebbe sul bilancio della Provincia concedere almeno un rimborso spese per chi vive a più di 30 chilometri da Trento o Rovereto e vi si deve recare per visite o cure mediche. Se come credo l’impegno di spesa si dimostrerà sostenibile (una procedura simile è già attiva per quanto riguarda i trapianti di rene) allora non ci dovranno essere più scuse e il Consiglio sarà chiamato a porre rimedio alle ingiustizie subite da tantissimi trentini a seguito dell’accentramento dei servizi di cura!
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APPROVATA!
Proposta di ordine del giorno n. 12/21/XVI: Quantificazione degli oneri connessi all’erogazione di prestazioni sanitarie in relazione al rimborso delle spese di trasporto per le persone residenti nelle zone periferiche
Come si evince dalla risposta fornita all’interrogazione a risposta scritta 140/XVI il costo medio di un parto all’Ospedale di Trento ammonta a circa 2.300 euro. Una cifra che risulta oggettivamente bassa se confrontata col costo medio per parto che avviene nel reparto di ostetricia di Cavalese, che ad esempio, nel mese di dicembre 2018 è stato quantificato in 12.900 euro circa;
detto risparmio è attribuibile a svariati fattori, fra i quali sicuramente l’alto numero di parti che avviene aTrento, località sulla quale si convogliano ormai non solo le partorienti residenti in città e nei Comuni limitrofi ma anche la gran parte di quelle provenienti dal resto del Trentino occidentale e dalla Valsugana, essendo state soppresse le unità di ginecologia riferibili ai territori che prima afferivano agli ospedali diTione, Arco e Borgo Valsugana oltre che del punto nascita istituito presso l’Istituto Figlie di San Camillo diTrento;
se è dunque chiaro come la pubblica amministrazione effettui risparmi di tipo finanziario nel canalizzare lepartorienti su un numero limitato di sale parto poste nelle città di Trento e Rovereto grazie alla generazionedi ovvie economie di scala, è altrettanto palese che così facendo i disagi e i costi per le famiglie residenti in località distanti da questi centri urbani siano drasticamente aumentati. Naturalmente, in aggiunta al disagio organizzativo che si ripercuote sulla donna in gravidanza e sui suoi familiari, tutti i costi relativi a viaggio, usura del veicolo, posteggio ed eventuale pernottamento risultano a carico del cittadino e non dell’entepubblico. Una situazione che è indubitabilmente peggiore rispetto a quella che si verificherebbe qualora ai cittadini residenti nelle valli periferiche potessero ancora recarsi negli ospedali di Tione di Trento, BorgoValsugana o Arco per i controlli da eseguire durante il percorso nascita, per il monitoraggio dei giorni prossimi al parto e per il parto medesimo;
ad esempio, una cittadina residente a Storo, il più popoloso Comune dell’intera Comunità delle Giudicarie, per raggiungere l’ospedale Santa Chiara di Trento in automobile deve percorrere circa 71 km per un tempodi viaggio stimato in 1 ora e 22 minuti circa (fonte: Google Maps). Rispetto al passato la differenza in termini di costi e di tempo è notevole. Tione dista da Storo 28,6 chilometri, percorribili in media in 32 minuticirca (fonte: Google Maps). L’accesso alle prestazioni medico-sanitarie presso il presidio ospedaliero di Tione implicava costi e tempistiche minori per il viaggio e la non trascurabile possibilità di tornare agevolmente al proprio domicilio in orario notturno o per eventuali necessità improvvise e contingenti. Lasituazione di Storo non è ovviamente unica nel quadro della Provincia di Trento ma è esemplificativa di unasituazione vissuta da tutti i residenti in luoghi distanti dal capoluogo provinciale o da una delle struttureospedaliere rimaste provviste di un reparto di ostetricia;
deve inoltre essere rilevato che il problema non è inerente solamente al caso dei percorsi nascita, ma riguarda tutti quei cittadini residenti nelle aree di montagna del Trentino che per ottenere servizi medici specifici, quali possono essere visite ed esami specialistici o trattamenti sanitari di varia natura, devonosostenere costi sia in termini di trasporto sia in termini di unità di tempo non indifferenti. Disagi e costi peraltro non gravano solo su coloro che abbisognano dei servizi sanitari ma molto spesso riguardano anche i familiari che li devono accompagnare;
frequentemente, per effettuare una prestazione specialistica si devono percorrere diversi chilometri per raggiungere i centri ospedalieri o i poliambulatori di Trento o Rovereto, dove vengono effettuate la maggiorparte di queste visite mediche, o uno tra gli altri presidi ospedalieri presenti sul territorio provinciale (Tione, Cles, Cavalese, Borgo Valsugana e Arco). È proprio per riconoscere il disagio dei residenti lontani daicentri nei quali vengono erogati i servizi sanitari che sarebbe interessante valutare l’introduzione di unsistema di rimborso chilometrico per le trasferte effettuate in ragione di motivi sanitari, magari scalandone direttamente l’importo dal ticket della prestazione sanitaria;
attualmente, tra i Rimborsi Assistenza Sanitariaerogati dall’APSS non è previsto alcun rimborso per le spese di trasporto da sostenere nel caso di prestazioni specialistiche, percorsi nascita o trattamenti sanitari;
un’eccezione però esiste e riguarda coloro che sono affetti da nefropatie croniche o sottoposti a trapianto renale, i quali purtroppo, per ovvi motivi, devono recarsi con una certa frequenza presso le strutture ospedaliere. In questo caso si utilizza un modello di calcolo del rimborso basato sulle entrate e sulle spesedell’intero nucleo familiare e sulla presentazione dell’apposita certificazione rilasciata dalle strutture sanitarie competenti che attesti i viaggi effettuati (Rimborso spese di trasporto e servizio trasporto per soggetti affetti da nefropatie croniche o sottoposti a trapianto renale – Trentinosociale.it, ultimoaggiornamento 19/12/2017);
essendo già predisposta una modalità di rimborso, si ritiene opportuno considerare l’estensione di una misura analoga almeno ad alcune categorie specifiche di cittadini che provenendo dai territori più perifericisi trovino ad investire tempo prezioso (e come detto, spesso anche il tempo delle persone che accompagnano) e sostenere costi di carburante non indifferenti per raggiungere la struttura sanitaria perpoter usufruire del servizio sanitario specialistico, di prestazioni mediche o dell’assistenza ostetrica nelcaso del percorso nascita;
per altro questo tipo di misura si porrebbe perfettamente in linea, ed anzi ne rappresenterebbe una prima concretizzazione, con la risoluzione approvata nel corrente mese dalla conferenza dei capi di governo diArge Alp, la Comunità di lavoro dei territori dell’arco alpino, sullo sviluppo delle aree rurali il cui obiettivo è “salvaguardare e sviluppare l’area rurale come prezioso spazio di vita, lavoro, attività economica, cultura ecome spazio naturale”. I capi di governo presenti alla conferenza hanno affermato che “per garantire losviluppo e il futuro delle aree rurali nelle regioni alpine è necessario che gli Stati nazionali e l’UnioneEuropea mettano a disposizione di queste zone misure e finanziamenti adeguati” (Arge Alp chiedeall’Europa di sostenere le aree rurali dell’arco alpino- Ufficio stampa PAT comunicato n.1621 del 5 luglio2019);
con riguardo alle dichiarazioni pronunciate alla conferenza dei capi di governo di Arge Alp si ritiene che unodei modi più incisivi per tenere vivi i territori di montagna e, come emerge dalle volontà comuni, di svilupparne le potenzialità, sia quello di facilitare e rendere più agevole la vita delle persone che li vivono quotidianamente anche agevolando l’accesso ai servizi sanitari erogati nelle aree urbane;
tutto ciò premesso il Consiglio impegna la Giunta
a predisporre un’analisi economico-finanziaria al fine di quantificare il costo pecuniario, totale e per categorie definite in funzione dell’Indice di Condizione Economica Familiare e della tipologia di servizio sanitario, a carico del bilancio provinciale qualora venisse riconosciuto il rimborso delle spese di trasporto afavore di coloro che risiedono o sono domiciliati nelle valli trentine, e che per effettuare visite mediche specialistiche, trattamenti sanitari o percorsi nascita devono percorrere più di 30 km per raggiungere ilpresidio ospedaliero competente a fornire la prestazione medica richiesta. La modalità da utilizzare persostanziare detto rimborso sarebbe la stessa che già viene utilizzata per i cittadini trentini che sono affettida nefropatie croniche o sottoposti a trapianto renale.
Alex Marini
Filippo Degasperi
3 Replies to “Smantellano gli ospedali di Valle? E allora almeno rimborsino le spese di trasporto!”