Coronavirus, depositata interrogazione per aumentare i posti letti in terapia intensiva

Ieri ho depositato un’interrogazione al consiglio provinciale per fare chiarezza sull’impatto che il pienone di sciatori verificatosi sabato e domenica scorsi in Trentino potrà avere sul nostro sistema sanitario. Come è stato verificato e come era ampiamente prevedibile le norme per evitare la diffusione del coronavirus non sono state rispettate, con moltissimi ospiti provenienti dalla Lombardia e da altre località focolaio di contagio accalcati l’uno vicino all’altro in attesa di prendere una seggiovia o uno skilift. Circostanze altamente criticabili ma che ormai si sono verificate, per cui ora non resta che cercare di quantificarne e se possibile ridurne l’impatto.

In Trentino il coronavirus non è ancora arrivato a piena potenza, ma ormai l’eventualità appare probabilissima e preoccupante, visto come i posti in terapia intensiva in Trentino sarebbero in totale 32.

Dopo gli interventi in aula di martedì e mercoledì scorso (3 e 4 marzo), con la mia interrogazione ho dunque esortato la maggioranza provinciale a procedere con l’ampliamento dei reparti di terapia intensiva esistenti e con l’acquisto di nuovi sistemi di ventilazione (misura che ora dovrebbe essere facilitata con le disposizioni previste nel disegno di legge 50/XVI). Intervenire ora vuol dire potenzialmente evitare che la situazione diventi di colpo drammatica e ingestibile scongiurando l’inevitabile perdita di vite umane che si verificherà in assenza di interventi mirati e urgenti.

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Segue il testo integrale dell’interrogazione 1245/XVIdel 9 marzo 2020 avente ad oggetto “Presenza massiccia di sciatori sulle piste da sci e propagazione del virus Covid-19”:
Alla data dell’8 marzo 2020 risulta che il diffondersi dell’epidemia della malattia “COVID-19”, causata dal virus denominato “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” o SARS-CoV-2, abbia provocato in Italia un totale di 7.375 infezioni, con 366 decessi accertati e 622 guarigioni;
nel prontuario presente sul sito istituzionale del Ministero della Salute, riguardo alla metodologia di diffusione del virus SARS-CoV-2 viene segnalato quanto segue:
Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:

  • la saliva, tossendo e starnutendo
  • contatti diretti personali
  • le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi
  • in casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.

Normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti;
risulta che nei casi più gravi di infezione, la malattia COVID-19 richieda la gestione del degente tramite reparti di terapia intensiva facendo anche ricorso ad impianti per la ventilazione assistita;
fra le varie disposizioni per il contenimento dell’epidemia di COVID-19 inserite nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 marzo 2020, all’Articolo 1, Lettera f) viene riportato quanto segue:

  1. f) sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici;

da notizie di stampa si apprende che nei giorni 7 ed 8 di febbraio 2020 la presenza di sciatori sulle piste da sci del Trentino sarebbe stata particolarmente massiccia (a titolo di esempio si cita Coronavirus, scuole chiuse per l’emergenza e piste da sci piene di turisti: ”C’è più gente che a Natale”. Ma alcuni chiudono: ”Per rispetto di chi fronteggia l’emergenza” – Il Dolomiti, 08-03-2020, edizione on-line);
a giudizio dell’interrogante, l’attuale epidemia di COVID-19 presenta caratteristiche di assoluta gravità, come testimoniato del resto dalle misure senza precedenti assunte a livello governativo per contenerne la diffusione. Appare altresì chiaro come la presenza di masse stipati in fila in attesa di poter accedere agli impianti di risalita presenti nelle località turistiche trentine possa costituire un veicolo per il contagio e quindi la diffusione delle summenzionata malattia. In ragione di ciò, pur volendo evitare lo scatenarsi di pericolosi allarmismi e di scadere in polemiche politiche che risulterebbero fuori luogo in un momento grave come il presente, l’interrogante ritiene necessario far luce su quanto accaduto nei giorni 7 e 8 marzo 2020 nelle località sciistiche del Trentino e come ciò possa aver influito sulla capacità di diffusione della malattia denominata COVID-19;
tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere

  1. il numero dei turisti presenti in Trentino nelle date del 7 e dell’8 marzo con particolare riguardo a ciascuna località sciistica e alla provenienza degli ospiti;
  2. se al personale volontario della protezione civile e delle associazioni che operano in ambiti similari siano state impartite istruzioni su come trattare i casi sospetti di infezione da COVID-19;
  3. a quale numero ammonti il totale dei posti letto attrezzati per la gestione delle casistiche più gravi di COVID-19 in Trentino, se ne siano già stati predisposti di nuovi e se si intenda procedere alla loro predisposizione;
  4. a quale numero ammonti il totale degli impianti per la ventilazione assistita presenti in Trentino, se ne siano già stati acquistati di nuovi e se si intenda procedere in tal senso;
  5. se in funzione delle presenze sulle piste da sci sia possibile stabilire l’intensità della propagazione del virus COVID-19 nei territori su cui incidono le stazioni sciistiche trentine, in particolar modo con riguardo a quelli confinanti con la regione Lombardia

Leggi anche:

5 marzo 2020, Il Dolomiti – Coronavirus, in un giorno quasi 600 nuovi contagi in Italia. Marini difende il Governo: ”Dalla maggioranza salvinista in Trentino bassa speculazione politica”

8 Replies to “Coronavirus, depositata interrogazione per aumentare i posti letti in terapia intensiva”

  1. Qui in Trentino ho notato una falla nel sistema di protezione da Coronavirus.

    Se la via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite la saliva e anche se, il contagio normalmente non si trasmette con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche, nel caso della distribuzione self-service del pane nei supermercati non avviene per tutti allo stesso modo.

    Solo le catene di supermercati Lidl e MD hanno un sistema di distribuzione pane self- service sicuro, igienico, anti-virus, mentre le catene di supermercati, ad esempio: Orvea, Poli, iperpoli,Coop, Eurospin , Conad.. hanno un sistema di distribuzione pane-Self Service- a ceste estraibili manualmente e col pane sfuso a cielo aperto.

    La gente, presso questi distributori del pane obsoleti, si ferma, chiacchiera davanti alle ceste aperte, telefona mentre prende con le mani e i guanti il pane, quelli coi capelli lunghi poi, piegandosi, vanno dentro coi capelli nella cesta sottostante mentre prendono il pane. La conseguenza è che i lapilli della saliva eruttano dalle bocche sul pane nelle ceste aperte, sottostanti, come veri vulcani attivi.

    Bisognerebbe fare una ordinanza:

    i supermercati sopracitati con distributori del pane obsoleti devono preconfezionare il pane nelle ceste sel-service mettendolo nei sacchetti di carta prima dell’apertura del supermercato . Almeno fino a fine emergenza Coronavirus.

    Poi sarebbe opportuno che i supermercati sopracitati, con distributori del pane obsoleti, si adeguassero in futuro con un sistema self service pane identico a quello di Lidl e MD: chiuso in box di vetro inaccessibili e raggiungibili dall’esterno solo con l’ausilio di paletta .

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