In questi giorni la Direzione Investigativa Antimafia ha diffuso la relazione relativa alle attività svolte nel primo semestre 2020. Se ancora ce ne fosse stato bisogno è arrivata l’ennesima conferma delle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata sul territorio della Regione Trentino Alto-Adige, con buona pace di tutti quelli che raccontavano la favola dell’“immunità” nostrana alla penetrazione mafiosa.
Le parole utilizzate messe nero su bianco nella relazione della DIA sono inequivocabili. Fra i passaggi più significativi si segnala quello riguardante l’operazione “Perfido” del 15 ottobre scorso, in merito alla quale si scrive che “ha confermato come la presenza di gruppi criminali mafiosi calabresi nella regione non sia più occasionale o temporanea ma abbia assunto le caratteristiche di un vero e proprio radicamento, evidenziandone l’operatività in vari ambiti criminali”.
A ben vedere, la posizione andata di moda fino all’altro ieri in Trentino, che da noi la mafia non attecchiva, era nella migliore delle ipotesi ingenua. Le organizzazioni criminali non hanno confini, operano da sempre in una dimensione sovranazionale e si muovono trasversalmente ai vari settori economici. Il contrabbando d’armi, le minacce, i pestaggi, gli attentati e gli omicidi sono solo l’estrema ratio del modus operandi di chi, quando può, preferisce agire lontano dalle luci dei riflettori, instaurano relazioni sociali a tutti i livelli. Le mafie si muovono con disinvoltura fra le cene con le autorità, i trasferimenti di denaro sporco da investire e “ripulire” in settori diversi da quelli illeciti e naturalmente fra gli scambi di favori di varia natura. Criminalità e corruzione sono due fenomeni promiscui. Operano sullo stesso piano ma su un terreno che non ha confini. A fronte di questo, la Regione Trentino-Alto Adige e le 2 Provincie Autonome non possiedono né un Osservatorio né una commissione antimafia. In compenso i tentativi portati avanti dal M5S di dotare le nostre Istituzioni di questi anticorpi ormai da anni vengono ostacolati da partiti che allungano i tempi e rinviano tutto col solo scopo di impedire la loro costituzione.
Il problema è grave e certificato ma c’è ancora chi crede che per farlo sparire basti mettere la testa sotto la sabbia. Si potrebbe discutere a lungo sulle reali ragioni di questi comportamenti da parte di tanti esponenti della politica regionale, quello che è certo è che bloccando la nascita di organismi capaci di controllare e contrastare le mafie si fa solo il gioco di queste ultime e non certo dei trentini, degli altoatesini e dei sudtirolesi che ancora credono nella legalità.
2 Replies to “La DIA conferma la penetrazione mafiosa in Trentino-Alto Adige ma la politica continua a far finta di niente”