I problemi posti dall’eventuale riapertura del cementificio di Sarche sono numerosi. Non c’è solo il potenziale danno per lo sviluppo turistico/agricolo che la Valle dei Laghi sta cercando di potenziare ma anche una serie di problematiche di natura strettamente ambientale, su tutte la necessità di garantire che semmai l’impianto verrà riaperto venga tutelata al massimo la salute dei cittadini e il rispetto dell’ambiente. Per questo motivo a fine dicembre il M5S ha presentato un’interrogazione tramite la quale si chiede assoluta trasparenza rispetto ai materiali che verranno utilizzati per alimentare il forno di cottura del cemento.
Il processo di creazione del cemento implica l’utilizzo del carbone. Tutti i cementifici, e abbiamo ragione di credere che quello di Sarche non faccia eccezione, utilizzano prevalentemente questo carburante per alimentare i propri forni. Come si capisce non si tratta di processi propriamente in linea con le direttive europee volte alla riduzione delle emissioni. Anche per risolvere questa contraddizione molte imprese attive nel settore del cemento utilizzano ulteriori materiali per dare energia ai loro forni. Si tratta spesso di rifiuti come medicinali scaduti, solventi, cere, pneumatici, fanghi essiccati e via discorrendo. Se da un lato questi ultimi hanno il pregio di emettere bassi o nulli quantitativi di anidride carbonica, dall’altro non è chiarissimo se le sostanze emesse dalla loro combustione siano meno nocive e se esse vengano effettivamente eliminate all’atto del incenerimento o se si trasformino solamente per poi ricadere sul territorio circostante, causando danno alla salute delle persone, degli animali e delle piante.
Per questo motivo e anche alla luce delle mal celate mire della maggioranza provinciale e di esponenti del mondo economico sulla realizzazione di un inceneritore in Trentino (loro lo chiamano pudicamente “gassificatore” ma la sostanza è quella) abbiamo chiesto che la Provincia garantisca totale trasparenza sui materiali che verranno utilizzati per alimentare i forni del cementificio affinché non ci si trovi a far fronte a spiacevoli “sorprese” a cose fatte. Non sarebbe la prima volta, per cui… meglio prevenire che curare!
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Segue il testo integrale dell’interrogazione 3326/XVI del 30 dicembre 2022 “Produzione di fanghi essiccati sul territorio della provincia di Trento ed esigenze energetiche del cementificio di Sarche”:
Con l’autorizzazione integrata ambientale (AIA), rilasciata alla ditta Italcementi.Spa relativamente allo stabilimento per la fabbricazione di cemento sito nel Comune di Madruzzo, frazione Sarche di Calavino, da parte del Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali tramite determinazione n.10 del 15 gennaio 2016, si permette alla ditta in questione il recupero di rifiuti non pericolosi in regime ordinario. Nel medesimo atto si stabilisce inoltre che la ditta effettua controlli autonomi sulle emissioni degli inquinanti causate dall’impianto di fabbricazione del cemento fornendone preventiva comunicazione al Comune di Madruzzo e al Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali;
la succitata AIA è stata aggiornata con determinazione del dirigente del Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali n. 436 di data 22 agosto 2017, prendendo atto che l’autorizzazione all’esercizio delle attività di recupero energetico dei fanghi biologici essiccati e delle altre attività di recupero di rifiuti non pericolosi in regime ordinario era coperta da una nuova fideiussione bancaria a favore della Provincia Autonoma di Trento fino a 25.822,84 € a copertura degli eventuali danni ambientali accertati a partire dalla data di validità delle già citate autorizzazioni al recupero di rifiuti;
nella relazione conclusiva dell’attività di verifica e del piano di monitoraggio e controllo (Articolo 29-decies, comma 3, del D.Lgs, 3 aprile 2006, n.152) stilata da parte del Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali, firmata dal dirigente Giancarlo Anderle n data 18 dicembre 2018 e riferita allo stabilimento per la fabbricazione di cemento di proprietà della ditta Italcementi Spa, sito nel Comune di Madruzzo, frazione Sarche di Calavino, si afferma che “alla luce delle attività di verifica svolte, non sono state rilevate criticità nella gestione dell’installazione, che risulta coerente con quanto previsto dall’AIA e dal PMC. Come concordato con APPA nell’ambito della programmazione dell’attività di verifica dei PMC per l’anno 2019, si ritiene opportuno ridurre la frequenza delle verifiche presso l’installazione in parola da biennale a triennale, fino all’eventuale riattivazione del forno di cottura clinker, in quanto è quest’ultima l’attività per cui l’installazione è soggetta ad AIA”
il direttore tecnico di Italcementi del gruppo HeidelbergCement ha affermato che l’impianto di Sarche di Madruzzo avrà una potenzialità produttiva di circa 250 mila tonnellate di cemento all’anno da mettere a disposizione dei clienti dell’area del Nord-Est, un prodotto realizzato con materie prime del territorio (Italcementi torna a investire e ad assumere: Sarche di Madruzzo sarà cementeria per il Nord-Est – sito di Italcementi, 11 giugno 2021);
da quanto dichiarato dalla direzione aziendale l’impianto utilizzerà fanghi biologici essiccati, per circa il 20% dell’apporto di calore necessario alla produzione di clinker, in sostituzione dei combustibili fossili tradizionali (Investimenti e sostenibilità per il territorio – sito di Italcementi su impianto di Sarche);
la composizione delle fonti energetiche per alimentare la linea di cottura dell’impianto a partire dal 2022 è stata confermata dal direttore tecnico di Italcementi anche in un’intervista pubblicata sulla stampa locale. L’impianto brucerà pet coke e, per circa il 20% dell’apporto di calore necessario alla produzione di clinker, fanghi biologici essiccati (Italcementi rassicura: «Le migliori tecnologie ambientali, abbiamo le autorizzazioni, e non abbiamo mai bruciato copertoni» – L’Adige);
in data 15 novembre 2021, nel corso delle audizioni svolte dalla Prima Commissione permanente in vista della manovra finanziaria 2022-2024, il presidente di Confindustria Trento ha richiesto, tra le altre cose, che venga reso operativo un inceneritore rifiuti in Provincia di Trento (Manovra finanziaria, via alla maratona in commissione – Ufficio stampa del Consiglio provinciale, 15 novembre 2021);
in data 16 novembre 2021, sempre nel corso delle audizioni della Prima Commissione permanente, è stato chiesto all’assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione quale fosse la posizione della giunta provinciale in merito alla richiesta di realizzare un inceneritore in provincia di Trento da parte del Presidente di Confindustria. La risposta è stata che alla giunta mancherebbero tutti gli elementi necessari per potersi esprimere compiutamente rispetto all’ipotesi di realizzazione di un inceneritore rifiuti in Trentino e per tanto non ci sarebbe ancora una presa di posizione precisa a tal riguardo da parte della giunta provinciale, che pure sul tema sta vagliando la possibilità di assecondare le richieste di Confindustria Trento (Manovra finanziaria. L’assessore Bisesti conferma l’apertura delle scuole dell’infanzia anche in luglio – Ufficio stampa del Consiglio provinciale, 15 novembre 2021);
risulta che sul territorio europeo i cementifici in funzione impieghino diverse tipologie di materiali per alimentare la combustione necessaria ad assicurare la funzionalità dei forni per produrre cemento. Per creare il cemento ad esempio vengono utilizzati calcare, argilla, quarzo, ferro che vengono macinati e quindi mescolati in modo omogeneo e nelle proporzioni richieste dalla formula di produzione della tipologia di cemento che si vuole ottenere. Prima di entrare nel forno rotante la farina cruda viene fatta passare nel preriscaldatore, dove avviene lo scambio termico. La temperatura raggiunge i 900 gradi centigradi circa. Il preriscaldamento riduce i tempi di permanenza del prodotto nel forno, aumenta la produttività e comporta un minor consumo di energia. La farina viene quindi introdotta nel forno rotante dove raggiunge una temperatura attorno ai 1.450 gradi centigradi, dopo di che si trasforma in clinker. Il combustibile più usato nel forno da cemento è il carbone, ma spesso si usano anche vecchi pneumatici, solventi, fanghi essiccati, farine animali e plastiche. Lo scopo dell’utilizzo di questi “combustibili alternativi” sarebbe di ridurre le emissioni di CO² nell’atmosfera. Una volta cotto il clinker viene estratto dal forno e raffreddato, successive lavorazioni (di norma la macinazione con l’aggiunta di gesso) portano alla realizzazione del cemento come prodotto finito;
il 17 dicembre 2021 con l’approvazione del disegno di legge n. 120 “Legge collegata alla manovra di bilancio provinciale 2022” (art.38 della legge provinciale 21/2021) è stato integrato l’articolo 102 quinquies del decreto del Presidente della Giunta provinciale 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl. (testo unico provinciale sulla tutela dell’ambiente dagli inquinamenti 1987) stabilendo che “Per assicurare il coordinamento e l’integrazione delle funzioni e dei servizi della Provincia e dei comuni connessi al ciclo dei rifiuti e il raggiungimento di livelli ottimali di utenza servita con riguardo alla fase dello smaltimento la Provincia, nella gestione della fase terminale della vita tecnica delle discariche, può individuare modalità di trattamento dei rifiuti urbani non riciclati prodotti nel territorio provinciale diverse dallo smaltimento in discarica, anche mediante accordi ai sensi dell’articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, e può provvedere direttamente alla loro gestione. Per queste finalità, inoltre, la Provincia, previa intesa con il Consiglio delle autonomie locali, può assumere fasi o attività inerenti il ciclo dei rifiuti”;
a fronte di quanto sin qui riportato l’interrogante ritiene che in ordine ai materiali bruciati per garantire il funzionamento della linea di cottura di un cementificio come quello che verrà riattivata a Sarche, sia necessario assicurare, certificare e garantire la massima trasparenza sull’origine e sulla natura degli stessi. Questo livello di trasparenza dovrebbe aggiungersi a quello, altrettanto importante, riguardante il costante e puntuale monitoraggio delle emissioni di gas climalteranti e di gas inquinanti nell’atmosfera. In assenza di tali verifiche e garanzie si ritiene del tutto sconveniente e inopportuna la messa in funzione di simili impianti sul territorio trentino;
tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere
- se ritenga di assicurare la massima trasparenza rispetto all’attività del cementificio di Sarche, attraverso la pubblicazione dei registri di carico dei combustibili che ne alimenteranno la linea di cottura e, in caso positivo, con quali modalità intenda procedere;
- a quanto ammonti la produzione di fanghi essiccati sul territorio della provincia di Trento, con specifica delle quantità prodotte da impianti gestiti dall’ente pubblico ed eventuali quantità prodotte da soggetti privati e con che modalità vengano attualmente smaltiti;
- se sia stata fatta una valutazione tra la quantità di fanghi essiccati prodotta in provincia di Trento e le esigenze energetiche del cementificio di Sarche e, in caso positivo, quale sia stato l’esito;
- se i forni che saranno installati nel cementificio di Sarche possiedano caratteristiche tecniche tali da poter bruciare, oltre al pet coke e ai fanghi essiccati, anche tipologie di rifiuti che in altri impianti nazionali ed europei vengono utilizzate per alimentare la combustione dei forni come specificato nelle premesse e se sia ipotizzabile un aggiornamento delle autorizzazioni per consentirne la combustione;
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3 Replies to “Cementificio Sarche: il M5S chiede la massima trasparenza sui materiali che verranno utilizzati per alimentare il forno”