I processi partecipativi previsti dalle leggi provinciali vigenti sono una farsa. Può sembrare un’affermazione forte ma è solo la constatazione della triste realtà venuta a galla una volta di più grazie al lavoro sul campo dei comitati e delle associazioni ambientaliste nell’ambito della formazione del piano stralcio della mobilità della Comunità Alto Garda e Ledro. Non si tratta solo di una valutazione personale ma è il crudo riassunto della conclusione cui è arrivato l’ufficio del Difensore Civico.
Sollecitato dalle segnalazioni di alcuni cittadini altogardesani riguardo alla possibilità di accesso e integrazione ai piani stralcio della mobilità e delle aree produttive per la Comunità dell’ Alto Garda e Ledro l’avv. Longo ha infatti affermato che non esistendo regolamenti attuativi di disciplina dei processi partecipativi a livello locale, non si può definire illegittima la modalità di svolgimento degli stessi, pur riscontrando nel giudizio di merito una loro inadeguatezza.
Parlare di “inadeguatezza” è però essere fin troppo diplomatici. Nel caso dei piani stralcio altogardesani la possibilità data dalla legge ai “portatori di interesse” di verificare, studiare e proporre alternative a quanto deciso è stata ridotta a 3/4 giorni rendendo impossibile per molte associazioni riunire i direttivi in tempo utile. La documentazione presentava carenze. Non tutti i “portatori di interesse” erano stati avvertiti. I tavoli di discussione avevano durata massima di 4 ore e dulcis in fundo, le date scelte per la discussione sono state piazzate nel mezzo della stagione feriale (30 luglio e 2 agosto). In questo modo si è ottemperato agli obblighi di legge e allo stesso tempo si è ridotta al minimo la possibilità per la società civile di incidere su decisioni che evidentemente si preferiva restassero com’erano.
A fronte di ciò pare chiaro che i fatti abbiano messo in evidenza i gravi limiti dell’attuale disciplina e l’ipocrisia che regna sul tema della partecipazione della società civile ai processi amministrativi per quanto riguarda le scelte pianificatorie del territorio. Le norme esistenti sono incomplete e non assicurano il diritto dei cittadini di informarsi in modi e tempi ragionevoli oltre che di far sentire la loro voce. Si tratta di pratiche purtroppo diffuse. Il caso del piano stralcio della mobilità non è infatti isolato, le stesse modalità erano infatti state applicate in precedenza anche per l’approvazione delle priorità del Fondo Strategico della Comunità e per il Piano Sociale della comunità Alto Garda e Ledro.
Questa è la situazione attuale cui la nuova Giunta provinciale ha l’occasione di porre rimedio, intervenendo su una normativa nata monca e dando soluzione ai problemi evidenziati nell’Alto Garda ma che sono comuni a tutto il Trentino. Nell’atto depositato questa settimana (112/XVI – Regolamentazione dei processi partecipativi a livello locale) abbiamo interrogato la giunta per chiedere di predisporre linee guida per regolamenti attuativi di disciplina dei processi partecipativi a livello locale. Abbiamo inoltre sollecitato la predisposizione di un regolamento da applicare in via sostitutiva qualora le Comunità siano inadempienti rispetto all’emanazione di un proprio regolamento. Infine abbiamo proposto di istituire un albo dei facilitatori e di percorsi di formazione e aggiornamento per la gestione dei processi partecipativi al fine garantire il principio di terzietà e il rigore metodologico nel loro svolgimento.
Il nuovo governo del Trentino si è appena insediato e non si può quindi accusarlo di essere compartecipe di pratiche generate dalla precedente gestione politica dei territori. Da come ci risponderanno vedremo se chi governa oggi avrà davvero la volontà di cambiare in meglio le cose o se a cambiare sono state solo le persone al governo ma non le pratiche deteriori portate avanti a scapito della cittadinanza.
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