Come sappiamo tutti il Trentino non è certo immune da rischi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. I fatti più gravi che indicano come le mafie siano attive anche sul nostro territorio si sono senza dubbio verificati in Val di Cembra nel settore del porfido. Senza andare troppo nei dettagli, dei quali comunque esiste ampia documentazione grazie all’eccezionale lavoro svolto dal Coordinamento Lavoratori Porfido e alle inchieste giornalistiche di QuestoTrentino, si sono registrate situazioni illecite come operai “trasformati” in finti artigiani per eludere le leggi sul lavoro ma anche violentissimi pestaggi a danno di persone che chiedevano di ricevere lo stipendio e lettere intimidatorie nei confronti di chi si era pemesso di denunciare situazioni e comportamenti equivoci da parte delle amministrazioni comunali (del tipo “ti bruciamo la macchina e poi la casa”, allegando il numero di targa dell’automezzo).
Si tratta di una situazione nota e riconosciuta ai massimi livelli dello Stato, e infatti in occasioni recenti sia il presidente della Commisisone Antimafia Nicola Morra che la Direzione Investigativa Antimafia hanno identificato proprio nel settore del porfido trentino uno dei punti di maggior permeabilità del sistema trentino all’azione delle mafie (in particolare nella n’drangheta).
Sul versante politico il M5S ha sempre posto grande attenzione a queste dinamiche, sostenendo le associazioni impegnate a contrastarle, ma anche denunciando e agendo in ogni sede istituzionale per chiedere attenzione e promulgare interventi capaci di stroncare sul nascere ogni tentativo della criminalità organizzata di mettere radici profonde anche in Trentino.
Alla luce dei fatti altrettanto non si può dire di altre forze politiche e dell’amministrazione provinciale. Ad esempio, avevamo ottenuto che venisse creato anche in Trentino un’osservatorio sulla criminalità organizzata ma alla fine le forze della maggioranza si sono rimangiate l’impegno rimandando tutto (forse) al futuro in Consiglio regionale.
Il problema va però oltre il singolo episodio o la polemica politica spiccia. Quando si parla di rischio di infiltrazioni mafiose dovremmo essere tutti dalla stessa parte. Per questo un paio di giorni fa ho depositato un’interrogazione con cui chiedo che la giunta provinciale prenda ufficialmente posizione sui fatti avvenuti in Val di Cembra esprimendo sostegno alle vittime di violenza o intimidazione mafiosa, oltre a chiarire se abbia intenzione o meno di impegnarsi concretamente in politiche di informazione e prevenzione riguardo alle modalità utilizzate dalle organizzazioni criminali per insinuarsi ed infettare il tessuto sociale, economico e politico di un territorio come il Trentino, che come detto, ripetuto e ampiamente dimostrato non è immune per grazia ricevuta dalle attenzioni dei sodalizi criminali. Al contrario, proprio perché è ricca, una Provincia come la nostra rappresenta il bersaglio naturale per la penetrazione delle mafie, che già ci sono e si muovono sullo sfondo ma che senza attenzione e prevenzione potrebbero rapidamente estendere il loro margine d’azione “colonizzandoci”.
Spero che il mio appello non cada nel vuoto e che anche le altre forze politiche decidano di unirsi al M5S in una lotta che dovrebbe essere di tutti coloro che vogliono affermare un’Italia e un Trentino diversi e migliori da quelli attuali.
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Interrogazione n. 1175/XVI a risposta scritta: Azioni di informazione e sensibilizzazione sul richio di infiltrazione mafiosa e solidarietà alle vittime di atti intimidatori e di violenza mafiosa
Negli anni nel settore del porfido Trentino e in Val di Cembra e in Alta Valsugana in particolare si sono evidenziate numerose vicende e situazioni di assoluta gravità relative alla silente ma potenzialmente pervasiva infiltrazione della criminalità organizzata, soprattutto di origine calabrese;
a titolo di esempio si segnalano le numerose denunce effettuate dal Coordinamento Lavoratori Porfido (CLP) riguardo a situazioni di illegalità diffusa nel settore del porfido trentino (fra di esse, false partite iva, falsi artigiani, rinnovi sospetti di concessioni, utilizzi impropri della cassa integrazione, ecc), ma anche l’episodio avvenuto in una cava di porfido di Lona Lases col pestaggio a sangue e la tortura inflitti a un lavoratore “reo” di voler essere pagato almeno in parte degli emolumenti a lui dovuti (Infiltrazioni mafiose in Trentino – QuestoTrentino, 04-05-2019), e ancora con una serie di lettere intimidatorie recapitate al presidente dell’Asuc di Miola, l’ultima risalente al 23-12-2019 (Porfido e politica, l’inchiesta da archiviare perché i carabinieri di Piné non indagano – l’Adige.it, 04-02-2020);
un’autorevole conferma di quanto riportato ai paragrafi precedenti è arrivata anche dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Nicola Morra, che il 3 maggio scorso, proprio a margine di un incontro sul tema delle infiltrazioni mafiose tenuto a Trento col presidente della Provincia Autonoma dichiarava:
“Negli ultimi anni le mafie hanno conquistato sempre più spazio al di là dei confini nazionali, la n’drangheta in particolare si è radicata nel mondo germanico.Sull’asse di comunicazione Modena-Brennero e poi Austria-Germania c’è proprio il territorio trentino e, come dimostrano evidenze giudiziarie già acquisite, le mafie hanno già dimostrato di sapersi infiltrare anche qui, ad esempio nel settore del porfido” (Mafia: Morra, attenzione a infiltrazioni anche in Trentino – Ansa, 03-05-2019);
La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) è un organismo investigativo interforze, inquadrato nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’interno della Repubblica Italiana. I suoi compiti principali consistono nel contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso in Italia. Maggiori informazioni sono riportate sul sito istituzionale della Direzione Investigativa Antimafia, dove essa viene definita come segue:
“La Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), istituita nell’ambito del Dipartimento della Pubblica Sicurezza con l’art. 3 del D.L. 345 del 1991 (ora art. 108 del D.Lgs. 159 del 2011) , è un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima. In particolare, le attività di investigazione preventiva sono finalizzate a definire le connotazioni strutturali, le articolazioni e i collegamenti interni ed internazionali, gli obiettivi e le modalità operative delle organizzazioni criminali. Sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, il Ministro dell’Interno riferisce, ogni sei mesi, al Parlamento. Al vertice della D.I.A. è preposto un Direttore, scelto a rotazione tra i Dirigenti della Polizia di Stato e gli Ufficiali Generali dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, che abbiano maturato specifica esperienza nel settore della lotta alla criminalità organizzata. Per l’esercizio delle sue funzioni lo stesso si avvale della collaborazione di due Vice Direttori – ad uno dei quali è anche affidata la funzione Vicaria – che hanno il compito di sovrintendere rispettivamente alle attività operative ed a quelle amministrative. La struttura centrale di supporto si compone di una Divisione di Gabinetto, tre Reparti, rispettivamente deputati alle ”Investigazioni preventive”, ”Investigazioni giudiziarie” e “Relazioni internazionali ai fini investigativi”, e sette Uffici. La D.I.A., che per l’assolvimento dei propri compiti opera in stretto collegamento con le forze di polizia, si avvale anche di un’articolazione periferica, strutturata su dodici Centri Operativi e nove Sezioni distaccate che, attraverso una ripartizione definita, hanno competenza sull’intero territorio nazionale. Tra gli obiettivi strategici perseguiti, assume particolare rilievo per la sua attualità quello del contrasto alla forza economico-finanziaria della criminalità organizzata, che viene sviluppato con più strumenti ed in diverse fasi. In tal senso notevole rilevanza è attribuita all’aggressione agli ingenti patrimoni illecitamente accumulati, che, attraverso uno specifico percorso normativo, sono restituiti all’utilità collettiva, ed al contrasto della penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale con effetti distorsivi della libera concorrenza: in quest’ultimo settore particolare attenzione è rivolta, d’intesa con le Prefetture – Uffici Territoriali del Governo, ad evitare l’infiltrazione negli investimenti pubblici”. (Sito istituzionale della Direzione Investigativa Antimafia – Home – Istituzione)
nella relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia risalente al primo semestre 2019 si sottolineava che in Trentino alto Adige non si sono ancora evidenziati veri e propri radicamenti mafiosi, tuttavia allo stesso tempo veniva riportato come in realtà diversi elementi facessero supporre l’esistenza di attività criminali più intense di quanto ufficialmente emerso, soprattutto a causa dell’attrattività della Regione per le mafie. Inoltre nel medesimo documento si segnalava che:
“Dal quadro d’assieme appena esposto appare attuale la possibilità che le organizzazioni criminali tentino di infiltrarsi con sempre maggior insistenza nel tessuto produttivo regionale al fine di reinvestire gli ingenti capitali illecitamente acquisiti. In tale ottica, i settori dell’estrazione del porfido, delle costruzioni nonché l’industria alberghiera e della ristorazione vanno attentamente monitorati, perché potenzialmente a rischio” (Relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia – pagina 367);
purtroppo la Provincia Autonoma di Trento è stata fin qui assai lenta, per non dire restia, a contrastare il rischio di infiltrazione criminale sul territorio. A tal proposito si evidenzia ad esempio la bocciatura da parte della maggioranza provinciale degli emendamenti 13.6 e il 13.7 all’articolo 13 del disegno di legge 36/XVI che se approvati avrebbero portato all’istituzione di un Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza e della cittadinanza consapevole, come peraltro previsto dall’Ordine del Giorno n. 74/XVI – Istituzione di osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata, impegno assunto dalla giunta provinciale che scadendo il 31-12-2019 è in tal modo rimasto disatteso;
a fronte di quanto fin qui riportato, appare urgente e indifferibile una presa di posizione chiara da parte della Provincia Autonoma di Trento in merito a quanto avvenuto negli ultimi anni nel settore del porfido e in Val di Cembra. Ciò sia per sottolineare la gravità della vicenda di cui sopra che per rendere consapevole l’intera popolazione trentina riguardo ai rischi di infiltrazione mafiosa a cui è sottoposto anche il nostro territorio. Oltre a ciò l’interrogante ritiene che la Provincia Autonoma di Trento dovrebbe attrezzarsi per mettere in campo una serie di strumenti atti a sensibilizzare la società, la popolazione e la pubblica amministrazione trentine riguardo alle modalità con cui le organizzazioni mafiose si insinuano nel territorio e a quali comportamenti attuare per contrastare la diffusione questi fenomeni criminali;
tutto ciò premesso si interroga il presidente della Provincia per sapere
se sia a conoscenza dei fatti segnalati in premessa e se intenda o meno esprimere solidarietà e sostegno alle persone vittime di atti intimidatori e/o di violenza mafiosa con particolare riferimento a quanto avvenuto in Val di Cembra;
se intenda mettere in campo strumenti e risorse volte all’informazione e alla sensibilizzazione della società, della popolazione e della pubblica amministrazione trentine rispetto al rischio di infiltrazione mafiosa, in caso di risposta positiva specificando la natura di detti interventi.
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