Le tesi presentate dal professore Toniatti per mezzo del vostro giornale riguardo al referendum sul taglio dei parlamentari meritano una risposta approfondita. Pur stimando la figura di uno dei massimi esperti nazionali in materia di autonomia e regionalismo e apprezzando i suoi mai banali interventi, mi permetto di esprimere una posizione diametralmente opposta rispetto alle due questioni da lui sollevate e che sono oggetto di questa mia riflessione.
È vero che la revisione costituzionale sul taglio dei parlamentari (comunicazione su Gazzetta Ufficiale) comporterà la soppressione della rappresentanza della Regione in quanto non si prevede che ad essa venga attribuito alcun seggio mentre a ciascuna delle due Province autonome ne vengono assegnati tre? Determina davvero la sostituzione del tutto della Regione con le province di Trento e di Bolzano sul piano istituzionale nazionale?
La mia risposta è no a entrambi i quesiti.
Per la nostra Regione si è ritenuto che l’evoluzione dello Statuto di autonomia abbia fatto sì che i meccanismi per l’elezione dei Senatori che nel resto del Paese sono definiti su base regionale, da noi fossero incardinati sulle due Province, cosa che è del tutto corrispondente alla realtà. E così il minimo dei Senatori è stato garantito a ciascuna delle due province le quali, per inciso, hanno indicativamente entrambe gli stessi abitanti della Basilicata.
La Regione esiste e continuerà ad esistere perché è prevista dalla Costituzione, la quale sancisce, all’articolo 116, che il Trentino-Alto Adige/Südtirol – assieme alle altre Regioni autonome – dispone di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo il rispettivo statuto speciale adottato con legge costituzionale. Sancisce inoltre che la Regione è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano.
Lo Statuto non è modificato dalla revisione che siamo chiamati a votare (click per info sul sito del Governo – Riforme istituzionali). Le attribuzioni assegnate alla Regione restano garantite poiché su questo la riforma non incide affatto. Lo Statuto, tra le altre cose, continua a riconoscere ai consiglieri il diritto di presentare all’assemblea regionale iniziative legislative da depositare in Parlamento. Prevede, inoltre, il coinvolgimento del Consiglio regionale nel processo legislativo statale attraverso l’espressione di pareri sulle iniziative parlamentari di modifica statutaria nonché la possibilità di rivolgere voti a Governo e Parlamento su questioni d’attualità e di interesse nazionale e locale. L’evocazione di una drastica asportazione delle prerogative regionali paventata da Toniatti appare dunque eccessivamente allarmistica.
La Regione c’è e resta ma al fine di determinare il numero minimo dei senatori, si considerano distintamente le due Province. A tal riguardo, non va tuttavia nascosto il fatto che la riforma risponde anche alle esigenze espresse dai rappresentanti parlamentari del gruppo di lingua tedesca portando a sei i seggi della nostra Regione che altrimenti sarebbero stati quattro, due per provincia. Tale composizione avrebbe creato delle complicazioni in ordine alla piena attuazione della tutela delle minoranze linguistiche locali. I due seggi assegnati alla provincia di Bolzano sarebbero andati probabilmente entrambi ad esponenti del gruppo linguistico tedesco, escludendo dalla rappresentanza gli italiani della provincia di Bolzano, oppure, uno al gruppo linguistico italiano e uno a quello tedesco, sottorappresentando però quest’ultimo.
La difesa e la valorizzazione della Regione non dipende tanto dalla modalità di elezione dei Senatori quanto piuttosto dalle iniziative promosse dal Consiglio e dalla Giunta regionale congiuntamente alle istituzioni provinciali. Il Movimento 5 Stelle nel corso della scorsa legislatura lavorò in sede parlamentare per migliorare le disposizioni statutarie in materia di tutela della minoranza ladina ampliando la portata di un disegno di legge che inizialmente riguardava solo l’Alto Adige/Südtirol. Nella presente legislatura ha invece dimostrato in più occasioni che, nonostante l’innegabile concentrazione di funzioni in seno alle Province avvenuta nel corso degli ultimi decenni, esistono ancora spazi d’azione a livello regionale. A titolo di esempio si citano le innovazioni in materia di partecipazione popolare introdotte nel Codice degli Enti Locali, gli impegni di modernizzare i processi elettorali e referendari comunali recepiti nel DEFR oppure i voti approvati dal Consiglio regionale per la ratifica del addizionale alla Carta europea dell’autonomia locale sul diritto di partecipare agli affari delle collettività locali o per la produzione di un opuscolo di informazione istituzionale per i referendum statali. Da segnalare infine l’avvio dell’iter per la creazione dell’Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata e la promozione della cultura della legalità.
Contrariamente a quanto sostenuto da Toniatti il taglio dei parlamentari non diminuirà affatto il ruolo della Regione ma potrà invece dare maggiore valore alle iniziative promosse dalla stessa anche attraverso il maggiore peso istituzionale dei Senatori eletti nei territori autonomi, i quali potranno veicolare le istanze locali nei luoghi della rappresentanza parlamentare con maggiore efficacia.
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Intervento pubblicato sul Corriere del Trentino il 28 agosto 2020:



Caro Alex Marini, sappi che i nostri Grillini rimasti in Parlamento, cioè quelli senza aver fatto cambi di casacca, sono i nostri partigiani che ci hanno liberato dall’olocausto fascionegazionista del terzo millennio, ovvero: il 4 Marzo 2018.
Una data da celebrare ogni anno in ricordo della Liberazione da un orrendo regime partitocratico
I nostri, Grillini, sapevano sin dall’inizio di essere odiati perché entrati, a differenza dei precedenti governi, con l’autorizzazione del popolo per fare tante cose, ma due in particolare:
il taglio dei parlamentari e il taglio dei loro ricchi stipendi. Per questo l’ex ministro dell’esterno, Matteo Selfini, se l’è svignata!!
Ecco, Consigliere Marini, con questo ho detto tutto.
Proprio le due cose invece esclusive per le quali gli altri sono entrati per far man bassa, aumentandosi, negli anni di crisi per il popolo, i già ricchi stipendi e le ricche indennità, inoltre ricordo che nel 1994/95, lessi sul giornale, che nel Governo Berlusconi, ci fu chi aveva persino proposto il raddoppio delle poltrone in Parlamento. Se fosse passata quella proposta indecente, oggi ci sarebbero 2000 mantenuti pubblici da tagliare, dopo averli profumatamente pagati a sbafo per un quarto di secolo.
L’unico, della vecchia classe politica che vedo che ci stima e che ci darebbe appoggio è Bersani e pochi, pochissimi altri.
Tutti gli altri, venderebbero sua madre pur di vederci sparire.
Ma ormai è impossibile, il popolo ha preso coscienza, grazie al. M5S, di questi opportunisti senza scrupoli.