Emittenti radio locali. A parole la Provincia riconosce le difficoltà ma nei fatti si rifiuta di aiutarle

In questi 2 anni di legislatura abbiamo già evidenziato più volte le anomalie che caratterizzano il settore dell’informazione locale come la mancata assegnazione dei fondi per i messaggi autogestiti gratuiti alle emittenti radiotelevisive della regione oppure le molteplici violazioni della legge sul par condicio. Nel corso dell’iter di approvazione dell’ultima legge di stabilità abbiamo invece provato a dar forza a un’iniziativa promossa dalla Giunta stessa ma nemmeno questa volta ci è stato dato ascolto.

Nel mese di novembre il vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina ha scritto al Ministero dello Sviluppo Economico per riferire che le “piccole” emittenti radiofoniche locali svolgono un ruolo estremamente importante per il pluralismo dell’informazione (ps. salvo poi non riconoscere il pluralismo politico). Ha evidenziato che rappresentano un patrimonio culturale di grande valore che va preservato anche in ragione di posti di lavoro coinvolti. Ha ricordato che le difficoltà del momento, causate dalla pandemia, colpiscono anche il settore radiotelevisivo che ha perso una fetta rilevante dei propri introiti derivanti dalla raccolta pubblicitaria. Ciò comporta il rischio di veder perduto un insieme di esperienze e di professionalità che in Trentino hanno garantito nel settore delle tv e delle radio private, pluralismo e diffusione gratuita di contenuti informativi di interesse locale.

Su quanto espresso dal vicepresidente Tonina riguardo alle piccole emittenti radiofoniche sono in tanti ad essere d’accordo, e lo è senza dubbio anche il sottoscritto. Di fronte alla perdurante emergenza sanitaria ci sono Regioni come Lazio, Emilia Romagna, Sicilia o Lombardia che hanno adottato provvedimenti di ristoro per sostenere le emittenti locali che hanno subito un calo di fatturato dovuto alla pandemia da Covid e per colmare i limiti determinati dai criteri iniqui decreto presidenziale 147/2017 che escludono la maggior parte delle emittenti dagli stanziamenti in favore del settore. I decisori provinciali invece hanno scelto di procedere con il giochino che sta rapidamente diventando la specialità della casa: lo scaricabarile. Come sta facendo per i provvedimenti di contenimento della propagazione pandemica e come ha fatto per il piano della banda larga, la Provincia Autonoma di Trento in mano ai leghisti/autonomisti chiede l’intervento del governo nazionale. Da un lato il vice presidente Tonina scrive a Roma per lanciare l’allarme sul settore (qui la risposta del ministro Patuanelli del 15.12.2020) ma dall’altro la giunta di cui fa parte boccia gli emendamenti (vedi emendamenti all’art.24) che sono stati presentati per sostenere le emittenti locali.

È un bell’esempio di quel che si chiama “predicare bene e razzolare male”. I fatti dimostrano come, in concreto, questa giunta rifiuti di assumersi qualsiasi responsabilità che pure le sarebbe propria in virtù della tanto decantata Autonomia. Ma al di là delle parole, la spiegazione forse è utilitaristica: i nostri prodi governanti provinciali probabilmente pensano che l’informazione locale sia solo uno strumento accessorio e scarsamente incisivo per la divulgazione in diretta streaming della propaganda politica a senso unico, che è poi l’unica forma di comunicazione che riconoscono e che sono quindi pronti a sostenere.

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