In questi giorni si fa un gran parlare di enti locali e delle difficoltà a tirare avanti, specie nei Comuni più piccoli e isolati. C’è del vero in questa descrizione e la Provincia potrebbe e dovrebbe fare molto per andare oltre al folklore e migliorare davvero le cose per chi abita in periferia. Nell’ultimo Consiglio provinciale avevamo avanzato una proposta che se approvata avrebbe portato chi ci governa a confrontarsi con i suoi corrispettivi delle Regioni e delle Province Autonome in merito alle migliori pratiche da adottare per garantire una maggior rappresentanza ai territori marginalizzati rispetto alle grandi aree urbane. Si sarebbe trattato di un passo propedeutico all’implementazione di azioni e strategie volte a ridare dignità a queste aree, come del resto promesso dalla maggioranza provinciale nel corso dell’ultima campagna elettorale. Per farla breve, ce l’hanno bocciata senza scampo.
Strano (?) a dirsi ma la maggioranza che fu eletta anche in base a quelle promesse di sostegno e recupero delle periferie non ci pensa nemmeno lontanamente a intavolare un discorso serio sulle cause della difficoltà a vivere lontano dalla città. Al di là delle parole che amano sprecare e delle parate propagandistiche in questo o in quel piccolo Comune, chi governa oggi il Trentino ha tutta l’intenzione di proseguire con l’andazzo di chi li ha preceduti: clientelismo e cooptazione delle classi dirigenti locali in cambio di questo o quel progettino approvato e della fedeltà politica in sede elettorale. Non c’è alcuna volontà di mettere in campo soluzioni sistemiche che favoriscano le periferie, quanto di mantenerle nello stato di bisogno e difficoltà nel quale versano per meglio poterle gestire in fase di raccolta voti, del resto ai nostri politicanti interessa molto poco, e a dimostrarlo sono gli scarsi fatti che possono vantare, a fronte delle vuote chiacchiere che spendono a profusione.
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Segue il video di presentazione della proposta di ordine del giorno e il testo integrale:
Proposta di ordine del giorno n.2/79/XVI del 16 marzo 2021 collegata al disegno di legge n. 79/XVI “Integrazione dell’articolo 2 della legge provinciale sul Consiglio delle autonomie locali 2005”. Bocciata l’8 giugno 2021
Avviare un confronto sui meccanismi di rappresentanza degli enti locali situati in zone di montagna e sul funzionamento dei Consigli per le autonomie locali
Come illustrato nella relazione di minoranza al disegno di legge n. 79/XVI “Integrazione dell’articolo 2 della legge provinciale sul Consiglio delle autonomie locali 2005”, in occasione della programmazione dei lavori in commissione era stata presentata la proposta, poi non andata a buon fine, di organizzare delle audizioni al fine di approfondire la conoscenza riguardo alla problematica relativa alla rappresentanza dei comuni periferici e dei comuni di montagna rispetto ai lavori del Consiglio delle autonomie locali e più in generale per promuovere eventuali interventi di manutenzione sulla normativa vigente;
nello specifico era stato proposto di ascoltare i sindaci dei comuni di Sagron Mis e di Vallarsa, che nel corso della legislatura hanno presentato delle petizioni specifiche sulla condizione dei comuni di montagna e periferici (a tal fine, si vedano le interrogazioni 1981/XVI del 18 novembre 2020 “Petizione sull’abbassamento del costo medio della vita nelle zone di montagna a rischio spopolamento e iter presso il Consiglio provinciale”, 2066/XVI del 18 dicembre 2020 “Iniziative adottate dalla giunta provinciale per contrastare lo spopolamento dei comuni di montagna” e 2068/XVI del 18 dicembre 2020 “Disparità di trattamento nel procedimento di accoglimento delle petizioni”);
era stato anche proposto di ascoltare l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) per comprendere, in una logica comparativa con i territori alpini e appenninici, la situazione dei comuni di montagna nel resto del Paese nella compartecipazione all’elaborazione delle politiche pubbliche regionali in attuazione del principio sancito dall’articolo 44 della Costituzione relativamente alla promozione di politiche economiche e sociali a favore delle zone di montagna. La ratio della proposta era insita nell’articolo 123 della Costituzione, il quale prevede che in ogni Regione, lo statuto disciplina il Consiglio delle autonomie locali, quale organo di consultazione fra la Regione e gli enti locali, e nell’assunto che ogni Regione – nel nostro caso ogni Provincia autonoma – dovrebbe dunque avere l’interesse a impegnarsi per garantire il funzionamento ottimale di tale organismo, mettendo in condivisione le buone pratiche esistenti. Il fine della proposta era di riportare una sintesi del confronto politico in sede UNCEM tra territori lontani fra di loro ma allo stesso tempo aventi fattori comuni per caratteristiche economiche e sociali, comprese le diversità linguistiche e/o dialettali, legate, o direttamente conseguenti all’orografia montana, la quale può determinare l’isolamento di alcune zone, ma anche la preservazione dei caratteri distintivi delle popolazioni;
come sottolineato nel Rapporto sullo stato dell’ambiente, pubblicato da Appa nel 2020 la popolazione trentina si distribuisce in modo non omogeneo sul territorio, prevalentemente nei Comuni a maggiore ampiezza demografica e nella fascia altimetrica di fondovalle. Meno di un decimo della popolazione trentina (circa 41.000 individui), invece, risiede nei 69 Comuni (circa un terzo di quelli trentini) con meno di 1.000 abitanti. Solo il 6% della popolazione vive al di sopra dei 1.000 di altitudine. Evidentemente questo fattore dovrebbe essere tenuto in considerazione nella composizione del Consiglio delle autonomie locali e nell’esercizio delle funzioni ad esso assegnate dalla legge provinciale, anche procedendo a una verifica dell’efficacia della legge in vigore rispetto a una peculiarità che accomuna la val di Fassa a numerose altre valli periferiche del Trentino, quali potrebbero essere ad esempio il Primiero, la Val di Sole, la Val di Non o le Giudicarie, solo per citare quelle più lontane dal capoluogo provinciale;
in termini numerici, con l’entrata in vigore della nuova norma, la Val di Fassa avrà un rappresentante all’interno del Consiglio delle autonomie locali ogni 5.000 residenti. Considerato il fatto che, ai sensi dello Statuto di autonomia, un seggio del Consiglio provinciale di Trento è assegnato di diritto al territorio fassano, il peso politico e la capacità di incidere sulle scelte della collettività trentina dovrebbe essere ritenuto adeguato per salvaguardare e promuovere gli interessi economici e sociali di quell’area. A tal riguardo, per avere un ordine di grandezza del rapporto esistente tra il numero di eletti e la dimensione demografica delle comunità, basti sapere che la comunità territoriale di Fiemme esprime un rappresentante nel Consiglio delle autonomie locali ogni 20.144 residenti mentre per la Val di Non e le Valli Giudicarie il rapporto si riduce rispettivamente a un rappresentante ogni 19.645 residenti per la prima e 18.564 residenti per la seconda;

più in generale dunque, sulla base dei numeri e delle considerazioni esposte nei paragrafi precedenti, sotto il profilo della rappresentanza in relazione alla dimensione demografica, alla superficie di territorio da amministrare, alle caratteristiche orografiche dei territori e all’indice di sviluppo economico, per il gruppo linguistico ladino la tutela può ora essere ritenuta soddisfacente. Permane invece ancora la necessità di trovare risposte specifiche alle esigenze degli altri comuni di montagna della Provincia di Trento che nei tempi recenti sono state parzialmente raccolte ed elaborate nel corso dell’iniziativa Stati Generali della Montagna promossa dalla Giunta provinciale di Trento;
per acquisire elementi conoscitivi utili ad affrontare in modo efficace le problematiche tipiche dei comuni periferici, dei comuni di montagna e dei piccoli comuni, i quali, sono tendenzialmente raggruppabili in un’unica categoria, sarebbe auspicabile effettuare degli approfondimenti in una logica interdisciplinare e comparata fra le diverse realtà regionali. A tal riguardo, il luogo più adeguato per esperire simili approfondimenti è con tutta evidenza la Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome poiché in quella sede si potrebbe procedere con un confronto allargato e un’analisi costruttiva utili a verificare l’efficacia dei meccanismi di rappresentanza degli enti locali situati in zone periferiche e di montagna all’interno dei Consigli per le autonomie locali ovvero in quegli organi di consultazione previsti dalla Costituzione quale luogo di consultazione fra la Regione e gli enti locali;
tutto ciò premesso, il Consiglio provinciale impegna il Presidente del Consiglio provinciale
ad avanzare un’istanza in sede di Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, volta ad avviare un confronto per la verifica dell’efficacia dei meccanismi di rappresentanza degli enti locali situati in zone periferiche e di montagna e più in generale, a favorire lo scambio di buone pratiche e a verificare l’efficacia e il funzionamento dei Consigli per le autonomie locali nelle diverse regioni;
One Reply to “Alla maggioranza provinciale non interessa aiutare le periferie ma solo sfruttarle elettoralmente”