Come ribadito dalla Corte di Cassazione, salvo alcune specifiche eccezioni, i consiglieri comunali hanno diritto ad avere accesso a tutti gli atti che riguardano l’attività che svolgono a favore dell’interesse collettivo. Una realtà giuridica che a quanto pare nel Comune di Nago-Torbole non si vuole recepire. Visto che non ci sentono e tirano dritto anche di fronte ai solleciti del Difensore Civico e della Provincia non ho avuto altra scelta che segnalare i fatti alla magistratura affinché faccia le valutazioni del caso sui diritti violati dei consiglieri comunali del Comune gardesano.
Sin dal 2018 i consiglieri di opposizione di Nago-Torbole Eraldo Tonelli e Giovanni Perugini avevano chiesto di avere accesso telematico al registro di protocollo informatico del Comune dove operano. Dopo vari rinvii, a fine agosto 2020 gli uffici municipali hanno infine risposto negando l’accesso. Questo, si badi bene, in pieno contrasto con una giurisprudenza consolidata e con i solleciti documentati del Difensore Civico trentino (vedi fascicolo 464/19 – richiesta di accesso dei consiglieri al protocollo informatico), che non avendo poteri coercitivi purtroppo può solo esercitare una moral suasion su chi viola i diritti dei cittadini, cosa che per assicurare lo stato di diritto lascia spazio solo all’intervento della magistratura.
Sembra proprio che il Comune di Nago-Torbole sia apertamente ostile all’esercizio dei diritti dei consiglieri comunali e che non intenda affatto ravvedersi. Io stesso mi ero occupato del diritto di accesso nel comune di Nago Torbole con due distinte interrogazioni (184/XVI e 1284/XVI) e, in via generale, con una serie di atti di indirizzo provinciali ottenendo indicazioni chiare dalla Giunta provinciale sull’accesso da remoto al registro di protocollo informatico da parte dei consiglieri comunali, senza tuttavia sortire alcun effetto. Nemmeno le recenti comunicazioni della Provincia hanno scalfito la protervia dell’amministrazione gardesana (vedi comunicazione del Servizio Autonomie Locali del 18.12.2020 – S110/2020/ /7.3-2020-44/FF).
Un comportamento del genere è a mio parere inqualificabile, tanto più se a metterlo in atto è un ente pubblico. Per riportare le cose nell’alveo della legalità, pur a malincuore sono stato costretto a segnalare la situazione al potere giudiziario. La mia speranza è che i responsabili di questa grave e caparbia violazione del diritto di accesso dei consiglieri comunali capiscano che stanno sbagliando e tornino sui loro passi prima che sia la magistratura a dover risolvere la questione.
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Il comune di Nago-Torbole non è l’unico ad ostacolare l’accesso da remoto al registro di protocollo informatico. Sull’argomento ho depositato un’interrogazione che riguarda fatti avvenuti presso il comune di Valdaone. Si tratta dell’interrogazione 2059/XVI del 16-dic-2020 avente ad oggetto “Impedimenti all’accesso da remoto al protocollo informatico e al sistema contabile dei comuni da parte dei consiglieri comunali” il cui testo integrale è il seguente:
Il 26 ottobre 2020, il gruppo consiliare “Avanti per Valdaone” del Consiglio comunale di Valdaone, ha consegnato all’ente locale una richiesta per assicurare ai consiglieri comunali l’accesso da remoto al protocollo informatico e ai sistemi contabili comunali;
a supporto di tale richiesta, i membri del succitato gruppo hanno riportato diversi atti di tipo giudiziario, amministrativo e politico: dalla giurisprudenza in materia, in particolare la sentenza 4471/05, sezione V, del Consiglio di Stato; il parere 98014 del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno, il quale, richiamando la sentenza n.599/2019 del Tribunale Amministrativo Regionale per la Basilicata, prevede che al consigliere “va riconosciuto il diritto ad accedere da remoto al protocollo informatico e al sistema informatico contabile dell’Ente, con corrispondente obbligo per il Comune di approntare le necessarie modalità organizzative, sia pure con alcune necessarie limitazioni” e l’ordine del giorno n. 180/XVI “Interventi per assicurare il diritto di accesso ai consiglieri comunali” approvato dal Consiglio provinciale il quale impegna la Giunta provinciale “a porre in essere le iniziative di competenza nei confronti dei comuni e delle comunità della Provincia autonoma di Trento per assicurare l’attuazione degli impegni della mozione n. 16/XVI e delle indicazioni del Ministero dell’interno in ordine al diritto di libero accesso da remoto al registro di protocollo informatico e al sistema contabile comunale da parte dei consiglieri comunali”;
è stata altresì richiamata la nota attuativa, del 2 luglio 2020, dell’Assessore agli Enti locali e Rapporti con il Consiglio provinciale, del predetto ordine del giorno, nella quale viene riferito che: “La Provincia si è più volte espressa negli ultimi anni asserendo costantemente, nelle ormai diverse risposte fornite su richiesta di consiglieri comunali, di maggioranza e minoranza, nel senso di ritenere obbligatorio per i comuni l’accesso al protocollo informatico dell’ente, per trarre dalla consultazione tutte le notizie che il consigliere reputi necessarie all’espletamento del suo mandato”. Nella nota viene specificamente delineato il quadro normativo entro il quale questo diritto dev’essere riconosciuto: “I comuni sono pertanto edotti della necessità di attuare tutte le modalità organizzative necessarie a consentire il pieno e libero accesso ai software di protocollazione e di contabilità, ovviamente in modalità limitata alla sola lettura dei dati di sintesi, dovendo riservarsi il contenuto ad opportuna richiesta specifica di accesso”;
la richiesta inoltrata in data 26 ottobre 2020, n. di protocollo 7506, è stata rifiutata da parte del Comune di Valdaone, specificando che per quanto riguarda il protocollo informatico comunale “è gestito attraverso il sistema PITre (Protocollo Informatico Trentino) il quale è collegato tramite una rete privata VPN, quindi non accessibile dalla rete Internet pubblica, per questo non risulta possibile al momento creare il collegamento dalle abitazioni private dei consiglieri”;
per quanto riguarda invece l’accesso al sistema contabile, l’unica motivazione fornita è stata la seguente:“si ritiene eccessiva e non pertinente la richiesta in oggetto, in quanto la consultazione di tali dati esula dal diritto di accesso del consigliere, che trova il suo limite nell’espletamento del proprio mandato, e si configura piuttosto come una richiesta volta ad un controllo generalizzato sull’operato dell’Ente, funzione alla quale notoriamente sono preposti gli organi di controllo di cui al titolo VI del d.lgs. 267/2000”;
la risposta fornita dal Comune appare a dir poco lacunosa e priva di quei requisiti quali i “presupposti di fatto e le ragioni giuridiche” che sono alla base dell’onere di motivazione di ogni provvedimento amministrativo della Pubblica Amministrazione, così come previsto dall’articolo 3 (Motivazione del provvedimento) della legge sul procedimento amministrativo (L. 241/1990);
tutto ciò premesso si interroga il presidente della Provincia per sapere
- se sia a conoscenza dell’esistenza di problemi tecnici che impediscano il collegamento dalle abitazioni private dei consiglieri comunali al sistema informatico comunale in VPN e se a tal riguardo abbia attivato delle iniziative per aiutare i Comuni a superarli;
- se sia a conoscenza di disposizioni normative che consentano alle amministrazioni comunali di non concedere l’accesso al sistema contabile ed al protocollo informatico nei modi e nelle forme stabilite dalla sentenza 4471/05, sezione V, del Consiglio di Stato;
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