Un punto a favore del salario minimo orario. Lo ha messo a segno il M5S del Trentino Alto-Adige che nel corso dell’ultima finanziaria regionale ha ottenuto l’approvazione di un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione a sostenere l’istituzione del salario minimo a favore di tutti i lavoratori della Repubblica, esprimendosi in questo senso anche nei confronti delle Istituzioni nazionali.
Come dimostrano i dati INPS, nel nostro Paese quasi 5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora e circa 2,5 milioni non arrivano a 8 euro all’ora. Numeri impietosi, che danno l’idea di come stia prendendo piede anche da noi il fenomeno degli “working poors”, le persone che pur avendo una o più occupazioni non riescono ad arrivare a fine mese. Per far fronte a questa problematica molti Paesi europei hanno istituito il reddito minimo (per la precisione 21 Stati europei su 27), l’Italia, strano a dirsi (o forse no…), figura nella minoranza che non se ne è dotata.
È necessario cambiare, ma per questo serve una volontà politica che al momento pare mancare, dato che molti partiti politici si ispirano direttamente alle politiche socio/economiche più retrive del’900. Ecco perché aver ottenuto l’impegno della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol a favore del reddito minimo orario garantito è stata una conquista notevole, per molti versi inaspettata. Naturalmente non dipende tutto da noi, ma se un sufficiente numero di Regioni si esprimerà in questo senso anche a Roma le resistenze a istituire questa politica di civiltà potrebbero indebolirsi.
Se sul fronte regionale si sono registrati progressi, non lo stesso non si può dire di quanto avvenuto in Trentino. In Consiglio provinciale c’è stata subito l’occasione di passare dalle parole ai fatti ma Fugatti & Co hanno ben pensato di tornare subito sui loro passi. In sede di finanziaria avevamo presentato degli emendamenti che avrebbe disciplinato le condizioni salariali minime per le quali un’offerta di lavoro avrebbe potuto essere considerata vincolante al fine del mantenimento dell’assegno unico. In soldoni, di fronte ad un’offerta di lavoro talmente bassa da non consentire il sostentamento di un individuo si sarebbe mantenuto l’assegno. Troppo, ovviamente, per chi ha come modello il lavoro schiavile e quindi proposte bocciate inesorabilmente. Del resto, da gente che pensa che ricattare i lavoratori sia cosa buona e giusta, ci si poteva forse aspettare qualcosa di diverso?
* * * * *
Segue la Proposta di ordine del giorno n.1/46/XVI collegata al disegno di legge n. 46 “Legge regionale di stabilità 2022” e alla nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEFR) 2021 Discussa il 10 dicembre 2021: le premesse sono state bocciate mentre il dispositivo è stato approvato
(versione definitiva approvata dal Consiglio regionale)
Premesso che:
la Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento Ue l’11 novembre ha votato la direttiva sul salario minimo (Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea (COM(2020)0682 – C9-0337/2020 – 2020/0310(COD)));
Considerato che:
in Parlamento sono all’esame delle competenti Commissioni alcuni Disegni di Legge avente ad oggetto l’istituzione del salario minimo orario in Italia per i lavoratori pubblici e privati;
il salario minimo orario esiste già in 21 Stati membri dell’Unione europea su 27;
in Italia, come rilevato dall’INPS, 4,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora mentre 2,5 milioni non arrivano a 8 euro;
l’istituzione del salario minimo orario consentirebbe di ridurre le disuguaglianze e aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, rafforzare la contrattazione collettiva e individuare i contratti “leader”, in modo da mettere finalmente fine alla proliferazione dei CCNL “pirata”, stabilire una soglia di dignità al di sotto della quale nessun contratto collettivo deve scendere, prevedere un meccanismo di sostegno alle imprese detassando gli incrementi retributivi dei CCNL;
considerato che in ottemperanza a quanto previsto dalla mozione 7/XVI approvata dal Consiglio regionale nella sua seduta del 22 settembre 2021, la Segreteria generale della Regione provvederà a istituire un gruppo di lavoro Regione e Province Autonome di Bolzano e di Trento al fine di elaborare un protocollo d’intesa che prevede i criteri metodologici e procedurali delle iniziative di cooperazione e sinergia promosse dai tre enti negli ambiti di loro competenza, quali la promozione della cultura dell’Autonomia, la sanità, il sociale, l’energia e la mobilità, nonché i rapporti istituzionali con lo Stato;
tutto ciò premesso, il Consiglio regionale impegna il Presidente della Regione
- a sostenere, in tutte le opportune sedi, gli atti e le misure che prevedono l’istituzione del “salario minimo orario” per i lavoratori italiani pubblici e privati;
- a coordinare le iniziative della Regione e delle Province di Trento e di Bolzano nei confronti del Parlamento italiano per sostenere l’adozione di provvedimenti legislativi volti a perseguire gli obiettivi stabiliti nei trattati dell’UE, tutelare i lavoratori da retribuzioni indebitamente basse e garantire a tutti una quota giusta ed equa dei frutti del progresso;
* * * * *
Seguono le immagini dei 2 emendamenti bocciati dal Consiglio provinciale riguardo al salario minimo


Segui i canali per restare aggiornato:
3 Replies to “Salario minimo: progressi in Regione, passi indietro in Provincia”