La riapertura del cementificio di Sarche non rappresenta solo una minaccia per il modello di sviluppo scelto dalla Valle dei Laghi ma pone anche serissimi problemi dal punto di vista delle emissioni di gas climalteranti e quindi dell’equilibrio ecologico e della vivibilità del territorio, in pieno contrasto con la logica dell’Agenda 2030 e del cosiddetto new green deal europeo. Proprio per sottolineare i rischi e le incongruenze connesse all’idea di rimettere in funzione il cementificio il M5S trentino ha di recente depositato un’interrogazione al presidente della Provincia che pone l’accento sul potenziale danno ambientale ad essa connesso.
Una volta riaperto il cementificio di Sarche dovrebbe produrre attorno alle 250 mila tonnellate di cemento all’anno, da realizzarsi con materie prime del territorio. L’impianto dovrebbe essere alimentato da petcoke (sta per “petroleum coke”, un tipo di carbone) e si prevede di utilizzare fanghi biologici essiccati per il 20% circa del fabbisogno energetico.
A fronte di questi fattori è ovvio porre alcune precise domande: quale sarà il livello di emissioni del cementificio se tornerà in funzione? La Provincia di Trento ha effettuato le verifiche del caso? Come prevederebbe la legge, c’è stata da parte di APPA una valutazione preventiva dell’impatto della riapertura del cementificio riguardo al consumo complessivo di energia e alla diffusione dell’anidride carbonica e degli altri gas climalteranti? In base ai dati in possesso della Provincia (se esistono…) come si configurerebbe la riaccensione dell’impianto in rapporto con gli obiettivi di riduzione delle emissioni definiti nello SproSS, nel PEAP e nella bozza di piano Trentino Clima 2030? In Trentino abbiamo un Osservatorio Trentino sul Clima, è stato coinvolto (o almeno si ritiene di coinvolgerlo) nelle valutazioni relative alla ripresa delle attività del cementificio a Sarche?
Tutte questioni aperte che è necessario fare prima di dare il via ad un’operazione che se portata avanti potrebbe comportare esternalità negative pesantissime a danno della collettività e mettere in dubbio una volta di più la reale volontà di questa amministrazione provinciale di mantenere gli impegni riguardo alla lotta ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni nocive nell’aria.
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Segue interrogazione 3307/XVI del 18 dicembre 2021 “Emissioni di gas climalteranti derivanti dall’estrazione del materiale dalla cava in prossimità dell’impianto di Italcementi di Sarche e dalla sua cottura nei forni”
come già specificato nell’interrogazione 2872/XVI del 22 luglio 2021 “Iniziative per la tutela ambientale del biodistretto della Valle dei Laghi nell’ipotesi di riapertura del cementificio di Sarche”, in data 11 giugno 2021 l’impresa Italcementi SpA del gruppo HeidelbergCement annunciava la volontà di riavviare la linea di cottura del proprio cementificio sito nel Comune di Madruzzo, che negli ultimi 6 anni aveva operato solo come centro di macinazione;
Agostino Rizzo, direttore tecnico di Italcementi del gruppo HeidelbergCement, ha affermato che l’impianto di Sarche di Madruzzo avrà una potenzialità produttiva di circa 250 mila tonnellate di cemento all’anno da mettere a disposizione dei clienti dell’area del Nord-Est, un prodotto realizzato con materie prime del territorio (Italcementi torna a investire e ad assumere: Sarche di Madruzzo sarà cementeria per il Nord-Est – sito di Italcementi, 11 giugno 2021);
l’impianto utilizzerà fanghi biologici essiccati, per circa il 20% dell’apporto di calore necessario alla produzione di clinker, in sostituzione dei combustibili fossili tradizionali (Investimenti e sostenibilità per il territorio – sito di Italcementi su impianto di Sarche);
la composizione delle fonti energetiche per la riattivazione della linea di cottura dell’impianto che avverrà a inizio 2022 è stata confermata anche in un’intervista pubblicata sulla stampa locale da parte del direttore tecnico di Italcementi Rizzo. L’impianto brucerà pet coke e, per circa il 20% dell’apporto di calore necessario alla produzione di clinker, fanghi biologici essiccati (Italcementi rassicura: «Le migliori tecnologie ambientali, abbiamo le autorizzazioni, e non abbiamo mai bruciato copertoni» – L’Adige);
il comma 4, art 1, della legge provinciale sulla valutazione di impatto ambientale del 2013 prevede che per valutare preventivamente e ridurre l’impatto delle grandi opere, pubbliche e private, anche dal punto di vista del loro contributo al consumo complessivo di energia e alla diffusione dell’anidride carbonica e degli altri gas climalteranti, con deliberazione della Giunta provinciale sono stabiliti i tempi, i criteri e le modalità per la valutazione dell’impatto energetico e sul clima, nell’ambito del procedimento di valutazione dell’impatto ambientale;
ad oggi non risulta che la Giunta abbia adottato dei provvedimenti amministrativi per regolamentare gli ambiti definiti dall’articolo 1 della legge provinciale sulla VIA del 2013 ma su questo punto è ora possibile far riferimento diretto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e agli impegni presi dagli Stati membri nelle Conferenze delle Parti (COP);
la Provincia si è inoltre dotata (1) della Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile (SproSS), (2) del programma di lavoro Trentino Clima 2021-2023 (Delibera n° 1306 del 7/8/2021) e (3) del Piano Energetico Ambientale Provinciale (PEAP);
la SproSS, nella parte “Per un Trentino più verde” si pone come obiettivo quello di costruire un Trentino privo di emissioni di carbonio attraverso la transizione verso un’energia pulita, equa e rinnovabile e aumentando gli investimenti verdi, per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la gestione e prevenzione dei rischi ambientali. Un Trentino più verde valorizza la biodiversità e la rete delle sue aree protette, con una particolare attenzione alla tutela delle risorse naturali (come l’acqua) e paesaggistiche, consapevole che le politiche di tutela dell’ambiente e di adattamento al cambiamento climatico rendono il territorio più sicuro e resiliente anche di fronte ai rischi idrogeologici;
tra gli obiettivi principali che afferiscono all’area “Per un Trentino più verde” si distingue “Riduzione delle emissioni” ovvero l’obiettivo di abbattere le emissioni climalteranti e incrementare l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonte rinnovabile. Gli indicatori di riferimento di tale strategia sono: energia elettrica da fonti rinnovabili; qualità dell’aria PM 2.5; qualità dell’aria urbana; biossido di azoto; qualità dell’aria urbana; PM10; quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia; emissioni di gas serra in termini di CO2 equivalente;
l’obiettivo di Riduzione delle emissioni si raccorda con gli obiettivi della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) e in particolare con i seguenti: 21. Minimizzare le emissioni e abbattere le concentrazioni inquinanti in atmosfera; 24. Assicurare elevate prestazioni ambientali di edifici, infrastrutture e spazi aperti; 42. Incrementare l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonte rinnovabile evitando o riducendo gli impatti sui beni culturali e il paesaggio 44. Abbattere le emissioni climalteranti nei settori non-ETS (Emissions Trading System);
il PEAP, comprensivo dell’allegato “Scenario di riduzione delle emissioni del comparto industriale trentino”, contempla complessivamente una serie di interventi per una riduzione dei consumi di energia primaria di 64.128 TEP entro il 2030, pari al 22,6% dei consumi industriali, corrispondente a una contrazione delle emissioni del 21,6%;
“Trentino Clima 2021–2023” è il programma coordinato dall’APPA, l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, che porterà all’adozione di una Strategia Provinciale di Mitigazione e Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Nell’agosto 2021 la Giunta provinciale, su proposta del vicepresidente e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione, ha approvato il programma di lavoro che punta ad orientare l’azione di contrasto ai cambiamenti climatici dell’amministrazione provinciale;
si sottolinea, infine, l’esistenza dell’Osservatorio Trentino sul Clima, istituito con Delibera di Giunta Provinciale n.1836 di data 5 agosto 2010, il quale ha in capo il coordinamento tecnico – scientifico delle realtà impegnate sul territorio Trentino in attività di ricerca e di monitoraggio delle variabili climatiche, nonché impegnate in attività di divulgazione scientifica, di campagne di informazione e di educazione ambientale;
l’osservatorio è costituito da Dipartimento Protezione Civile, Fondazione Mach, APPA, Università di Trento, FBK, MUSE e Comitato Glaciologico Trentino della SAT ed ha il compito di seguire l’attività scientifica ed in particolare di:
1) Monitoraggio e analisi dei dati, per poter disporre di una base informativa condivisa e costantemente aggiornata dei principali indicatori legati al clima e ai cambiamenti climatici (indicatori climatici quali temperatura, precipitazione,…; indicatori fisici quali estensione ghiacciai, siccità, permafrost,…; indicatori biologici quali vegetali, animali), mediante reti di misura che coprano il territorio trentino e soddisfino le diverse esigenze individuate garantendo continuità, razionalità ed efficienza delle misure. Fermo restando quanto disposto dall’art. 6, si devono inoltre individuare le più opportune modalità organizzative e tecniche per rendere disponibili e condivisi i dati raccolti;
2) Ricerca. Gli obiettivi attesi sono: fornire linee di indirizzo sulle attività di ricerca; individuare le realtà competenti e le risorse necessarie; favorire partnership tra attori locali, nazionali e internazionali cercando di valorizzare e potenziare le competenze specifiche maturate e salvaguardando l’autonomia delle singole realtà partecipanti; favorire linee di ricerca concordate sulle tematiche legate ai cambiamenti climatici da inserire negli Accordi di Programma tra Provincia Autonoma di Trento e gli enti di ricerca;
il tema cruciale della 26a edizione della Conferenza della Parti (COP26), svoltasi nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 è stato quello di aumentare con urgenza l’ambizione nella lotta ai cambiamenti climatici sia in termini di mitigazione (taglio delle emissioni di gas climalteranti, al suono dello slogan “keep 1.5 alive!”) che di adattamento (per ridurre gli inevitabili impatti negativi sulle comunità umane e gli ecosistemi);
il Patto sul Clima di Glasgow adottato alla COP26 chiede che gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) presentino piani di azione climatica più incisivi già l’anno prossimo in occasione della COP27 e che l’impatto globale di tali aggiornamenti venga valutato con cadenza annuale, per monitorare la traiettoria di decarbonizzazione. Il Patto di Glasgow, inoltre, sprona gli Stati ad accelerare l’eliminazione graduale del carbone come fonte energetica e dei “sussidi inefficienti” ai combustibili fossili. Un risultato chiave in termini di mitigazione è invece l’aver finalmente raggiunto una chiara definizione delle regole dei mercati internazionali delle riduzioni delle emissioni di carbonio, con la creazione di un database e di una piattaforma centralizzata di contabilità e rendicontazione che assicurino responsabilità e trasparenza nella cooperazione tra Stati (Il Patto sul Clima di Glasgow tra ambizione climatica e compromessi – APPA, novembre 2021);
tutto ciò premesso si interroga il presidente della Provincia di Trento
- se sia stata calcolata la quantità approssimativa delle emissioni di gas climalteranti derivanti dall’estrazione del materiale dalla cava in prossimità dell’impianto di Italcementi di Sarche e dalla cottura dello stesso nei forni alimentati con pet coke e fanghi essiccati e, in caso positivo, quale sia la stima di tale quantità;
- se non ritenga di incaricare APPA per verificare se la riaccensione dei forni sia compatibile con il comma 4, art 1, della legge provinciale sulla valutazione di impatto ambientale del 2013 in cui si prevede una valutazione preventiva dal punto di vista del contributo delle grandi opere al consumo complessivo di energia e alla diffusione dell’anidride carbonica e degli altri gas climalteranti;
- quali siano le risultanze delle analisi di conformità condotte dall’amministrazione provinciale in ordine alla riaccensione dei forni del cementificio rispetto agli obiettivi definiti nella SproSS, nel PEAP e nella bozza di piano Trentino Clima 2030;
- se non ritenga di coinvolgere l’Osservatorio Trentino sul Clima nella valutazione: (a) dell’impatto dell’attività produttiva del cementificio in considerazione degli obiettivi di lotta al cambiamento climatico definiti dalla COP26 ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici; (b) della coerenza con le campagne di informazione e di educazione ambientale promosse dalla Provincia di Trento con particolare riferimento alle variabili di incidenza climatica;
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6 Replies to “Cementificio Sarche: quali garanzie sulle emissioni di gas climalteranti?”