Anche nella provincia diversamente speciale di Trento non c’è limite al peggio della malapolitica. Nei giorni scorsi avevamo affrontato lo stop ingiustificato delle dirette tv e delle dirette streaming delle sedute del Consiglio provinciale e l’invito alla maggioranza provinciale da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni alimitare le forme di propaganda nei periodi di campagne elettorale. Avevamo dimostrato, grazie al parere richiesto e ottenuto dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, come la responsabilità esclusiva per mancanza di trasparenza sui lavori delle commissioni del Consiglio fosse tutta dei consiglieri provinciali – passati e presenti – che non si sono mai preoccupati di assicurarla. Ma tutto ciò è solo una piccola parte della pochezza con cui è gestito il potere in Trentino.
In questo periodo di emergenza sanitaria Covid-19 e di crisi sociale ed economica il Consiglio provinciale ha risposto agli appelli all’unità lanciati dalla Giunta pensando bene di lavorare con le forze politiche di opposizione. Peccato però che tutta questa volontà di lavorare insieme si sia concretizzata con la totale esclusione del M5S dalla programmazione delle iniziative politiche per affrontare la complessità dei problemi che si moltiplicano di giorno in giorno. Un segnale chiaro sulla sensibilità politica di questa maggioranza e del loro concetto di inclusione.
Verso la metà di marzo avevo scritto due lettere per sollecitare l’intervento del Presidente Kaswalder affinché assicurasse il diritto dell’unico rappresentante del M5S in Consiglio a partecipare alla Conferenza dei Presidenti dei gruppo senza però ottenere alcun riscontro. Il motivo di tale richiesta era semplice: il Degasperi, attuale capogruppo del M5S è stato espulso dal M5S ma vuole rimanere aggrappato alla poltrona gestendo le risorse e partecipando alla Conferenza per conto del gruppo. Il 1° aprile ho dunque telefonato direttamente al Presidente per avere chiarimenti sui motivi sull’inerzia nel garantire il buon funzionamento del Consiglio ma il silenzio è perdurato. “No podem far nient” è stata la risposta.
Ecco che quindi non mi è rimasto che presentare un’interrogazione per descrivere l’assurda vicenda all’interno del gruppo consiliare del M5S e per chiedere al Kaswalder Walter di esercitare le funzioni che il regolamento interno assegnerebbe al Presidente del Consiglio provinciale per tutelare con imparzialità le prerogative ed i diritti dei Consiglieri. Fiato sprecato? Probabilmente sì. Rimane tuttavia il dovere illustrare come nella quotidianità dei lavori consiliari i principi democratici sono troppo spesso calpestati nell’indifferenza generale.
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Ecco il testo integrale dell’interrogazione 1298/XVI depositata il 3 aprile 2020 “Rappresentanza di un partito politico in sede di conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari”:
il Regolamento interno del Consiglio provinciale all’art. 23 (Gruppi consiliari), commi 1 e 2 prevede quanto segue:
- Entro cinque giorni dalla seduta in cui hanno prestato giuramento, i Consiglieri sono tenuti a dichiarare per iscritto al Presidente del Consiglio a quale gruppo intendono appartenere. I Consiglieri subentranti nel corso della legislatura sono tenuti a presentare la dichiarazione entro cinque giorni dalla seduta in cui hanno prestato giuramento.
- Costituiscono gruppo i Consiglieri, ancorché singoli, che siano stati eletti in una lista che ha partecipato autonomamente alle elezioni provinciali. Il candidato alla carica di Presidente della Provincia collegato ad una lista o ad un gruppo di liste e non eletto a tale carica, ma eletto Consigliere, aderisce al gruppo della lista collegata o al gruppo di una delle liste collegate che abbia ottenuto almeno un seggio.;
alla luce del costante orientamento giurisprudenziale e della dottrina parlamentare, il gruppo consiliare, per quanto riguarda l’organizzazione ed il funzionamento interno nonché l’attività politica legata ai rapporti con il proprio partito, riveste la forma privatistica di associazione non riconosciuta (art. 36 del codice civile e seg.). Al contempo il gruppo costituisce un’articolazione organizzativa fondamentale del Consiglio provinciale con rilievo pubblicistico in relazione alla partecipazione dello stesso nell’azione assembleare, perciò il gruppo deve uniformarsi alle previsioni regolamentari interne del Consiglio, le quali dettano in particolare una disciplina tesa a garantire il regolare funzionamento dell’attività istituzionale consiliare;
i gruppi consiliari non sono quindi organi interni del Consiglio, ma piuttosto articolazioni organizzative per una gestione più efficace dell’attività assembleare. Svolgono detto ruolo nella composizione degli organi collegiali, nella programmazione dei lavori consiliari, ovvero nella definizione del calendario e dell’ordine del giorno del Consiglio, nella discussione di taluni atti consiliari quali mozioni e ordini del giorno;
la Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari è organo di consulenza del Presidente del Consiglio per la programmazione delle sedute e dei lavori del Consiglio e per la calendarizzazione degli atti consiliari da discutere in aula (disegni di legge, mozioni, interrogazioni a risposta immediata, etc.). I gruppi consiliari sono rappresentati nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi dal Presidente del Gruppo, il cosiddetto capogruppo, i cui compiti principali sono elencati dall’art.24 del Regolamento interno. Ulteriori attribuzioni sono demandate dai regolamenti consiliari;
tra i compiti principali attribuiti alla Conferenza dei capigruppo figurano dunque i seguenti: esprimere pareri sul trattamento economico dei Consiglieri ed interventi a favore dei gruppi consiliari (art.28); esprimere indirizzi al Presidente del Consiglio sulla programmazione delle sedute e dei lavori del Consiglio e per la formulazione dell’ordine del giorno delle tornate consiliari (art. 24); determinare i tempi complessivi di discussione dei singoli punti all’ordine del giorno delle sedute del Consiglio (art. 62ter); esprimere pareri sui progetti del bilancio preventivo del Consiglio, del suo assestamento, delle eventuali variazioni e del rendiconto generale (art.27); esprimere pareri sul progetto di regolamento organico del Consiglio e delle sue modificazioni (art.29); formulare richieste di punti da inserire all’ordine del giorno delle sedute del Consiglio con la specifica che almeno due quinti delle proposte da inserire all’ordine del giorno è riservato ai Presidenti dei gruppi di minoranza e che queste possono riguardare iniziative proprie della funzione di controllo e di indirizzo politico oltre che iniziative legislative (62bis e 62ter); adeguare il programma periodico dei lavori del Consiglio; proporre di stabilire tempi particolari e di consentire il superamento dei limiti di tempo stabiliti dal regolamento per discutere determinati punti all’ordine del giorno (art.71); esprimere pareri sulle dichiarazioni di urgenza relative ai disegni di legge (art.96); esprimere pareri sulla proroga dei termini per la conclusione dei termini di esame dei disegni di legge in commissione (art.98bis); esprimere pareri sul programma delle conferenze di informazione (art.150); esaminare le proposte di modifica del Regolamento (art.167);
in sintesi, la Conferenza di capigruppo si esprime su qualsiasi problema attinente l’attività consiliare sulla base del presupposto che i capigruppo sono l’espressione democratica del gruppo consiliare al quale appartengono. É pertanto pacifico che la Conferenza dei capigruppo svolga un ruolo fondamentale per assicurare il funzionamento dell’attività assembleare assicurando la rappresentanza delle diverse componenti politiche democraticamente elette, le quali interagiscono o competono tra loro, nell’arena elettorale, legislativa o di governo in attuazione dei principi affermati nell’art.49 della Costituzione a cui evidentemente anche il regolamento interno del Consiglio dovrebbe attenersi;
ai sensi dell’art. 23 del Regolamento, a inizio legislatura, il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle veniva costituito dai consiglieri Filippo Degasperi e Alex Marini, i quali comunicavano al Presidente del Consiglio il nominativo di Degasperi Filippo quale Presidente del gruppo;
nel mese di marzo 2020 l’interrogante inoltrava n.2 comunicazioni formali al Presidente del Consiglio provinciale per renderlo edotto in merito a una serie di fatti politici rilevanti ai fini del buon andamento del Consiglio provinciale e del rispetto dei principi democratici;
nella comunicazione dell’11.03.2020 si informava il Presidente del Consiglio che il consigliere Degasperi era stato espulso dal Movimento 5 Stelle a conclusione di un formale procedimento interno. Si specificava pertanto come, dalle informazioni in possesso dell’interrogante, risultasse che il consigliere non potesse più agire ed esprimersi facendo uso del simbolo del M5S, né quindi potesse accostarsi ad esso in modo alcuno. Si aggiungeva che, nonostante la situazione fosse divenuta di pubblico dominio, tanto da essere stata resa pubblica dallo stesso Degasperi, quest’ultimo non solo non avesse provveduto a dare le dimissioni dal gruppo, ma insistesse nel voler rappresentare il gruppo consiliare del M5S nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi, esercitando i relativi poteri connessi all’esercizio della funzione. Si sottolineava inoltre come il consigliere utilizzasse altresì i tempi e gli interventi in aula riconosciuti ai sensi del Regolamento interno al gruppo consiliare del M5S;
la comunicazione dell’11.03.2020 terminava puntualizzando come l’interrogante non fosse e non si sentisse in alcun modo rappresentato dal consigliere Degasperi in nessuna delle sedi istituzionali del Consiglio. Si sottolineava infine che ogni intervento da parte del consigliere in qualità di componente del gruppo consiliare e quindi sotto il simbolo e la denominazione che lo contraddistinguono, non fossero conformi ai provvedimenti adottati dai probiviri del Movimento 5 Stelle che, insieme all’espulsione, avevano decretato l’impedimento all’utilizzo del simbolo da parte dello stesso consigliere;
nella comunicazione del 15.03.2020 l’interrogante si rivolgeva nuovamente al Presidente del Consiglio per rimarcare la paradossale situazione all’interno del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle e richiamando l’attenzione sull’opinabile utilizzo delle prerogative di cui gode il gruppo consiliare M5S per perseguire finalità politico-istituzionali non in linea con gli interessi del gruppo medesimo, con l’aggravante di associare tali azioni al simbolo del M5S nonostante il consigliere Degasperi fosse stato diffidato dall’utilizzarne il simbolo;
nella comunicazione si illustrava altresì come il comportamento esposto nelle due comunicazioni stesse cagionando un grave e irreparabile pregiudizio all’attività politico-istituzionale dell’interrogante. Si chiedeva infine un intervento risolutore urgente, anticipando che l’interrogante avrebbe posto in essere le necessarie iniziative legali per assicurare la piena tutela dei propri diritti e dell’esercizio delle funzioni così come previsto dall’art.28 dello Statuto di Autonomia nonché per garantire la salubrità del luogo di lavoro e il benessere psicofisico dei dipendenti;
a dispetto delle esplicite richieste e delle legittime esigenze di rappresentare la componente del Movimento 5 Stelle all’interno del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, il Presidente del Consiglio non forniva alcuna risposta alle note sopra descritte e nel frattempo convocava almeno tre sedute della Conferenza dei Presidenti di gruppo senza informare l’interrogante. Non perveniva nessuna risposta nemmeno dopo un colloquio telefonico informale avvenuto il 1° aprile 2020 in cui l’interrogante chiedeva di vedere salvaguardate le proprie prerogative ovvero il proprio diritto-dovere all’esercizio tipico delle attribuzioni individuali del rappresentante politico che discendono dallo Statuto di autonomia e più in generale dalla Costituzione;
le Conferenze dei Presidenti di gruppo si sono svolte senza che all’interrogante fosse riconosciuta la possibilità di partecipare e di essere informato sul contenuto della discussione, né prima né dopo il loro svolgimento. Le sedute dei capigruppi hanno peraltro trattato temi e questioni rilevanti ai fini di affrontare sotto il profilo normativo l’emergenza Covid-19 e di intervenire sulle regole democratiche e sul regolamento interno per assicurare il funzionamento del Consiglio provinciale nel periodo emergenziale;
si rileva come la dottrina con riguardo al funzionamento dei gruppo consiliari regionali sia piuttosto limitata. Più corposo è invece il dibattito sulla natura dei gruppi consiliari parlamentari che può essere preso a riferimento. Secondo la Corte di Cassazione (Cass. s.u. civili ord. n.3335 del 19 febbraio 2004) i gruppi hanno propri organi, regolamenti, bilanci, uffici e impiegati, verso i quali si comportano come soggetti privati, o più esattamente come associazioni non riconosciute. Tuttavia secondo eminenti studiosi (Rescigno 1970) i gruppi parlamentari sono l’ossatura delle Camere: attraverso di loro i partiti partecipano alla formazione degli organi parlamentari, decidono la programmazione dei lavori dell’aula e delle commissioni; ed è attraverso le consultazioni dei gruppi che il Presidente della Repubblica comunica con i partiti per le risolvere le crisi di governo, e anche indipendentemente da esse, all’inizio della legislatura, prima di dare l’incarico di formare il governo. Ciò è peraltro stato osservato anche dalla Cassazione nella citata ordinanza, per definire la natura giuridica dei gruppi bisogna distinguere due aspetti: uno “squisitamente parlamentare in relazione al quale i gruppi costituiscono gli strumenti necessari per lo svolgimento delle funzioni proprio del Parlamento […] l’altro più strettamente politico che concerne il rapporto molto stretto e in ultima istanza di subordinazione del singolo gruppo con il partito di riferimento”; per quest’ultimo aspetto, “i gruppi parlamentari sono da assimilare ai partiti politici ai va riconosciuta la qualità di soggetti privati”. Questa ambivalenza permette ai partiti, attraverso il gruppi, di entrare e agire nel delle istituzioni;
in considerazione dei principi sanciti dalla Costituzione (artt. 2 e 18 Cost.) e della disciplina del codice civile all’interno degli organismi privatistici, all’interno dei gruppi consiliari deve essere garantita la democraticità dell’ordinamento e conseguentemente agli associati vanno assicurati pari diritti e pari doveri. In aggiunta a tale analisi sui principi costituzionali che riguarda i rapporti interni al gruppo, se si considerano gli aspetti con rilievo pubblicistico relativi alla partecipazione dei gruppi consiliari all’azione assembleare tramite la Conferenza dei Presidenti di gruppo, appare pacifico come il Movimento 5 Stelle, nella persona dell’interrogante, sia privato della possibilità di essere rappresentato nella Conferenza dei Presidenti di gruppo e dunque, visti i rilevanti e sopra elencati compiti assegnati alla stessa, sia stato e sia di fatto escluso dalla possibilità di esercitare i diritti sanciti dalle leggi e disciplinati dai regolamenti, di concorrere con metodo democratico a determinare la politica provinciale;
a parere dell’interrogante, al di là della singolare interpretazione che il Presidente del Consiglio possa dare al dettato costituzionale e ai principi democratici di base, il medesimo Presidente del Consiglio ha l’obbligo di intervenire per garantire la salvaguardia dei più elementari istituti democratici interni all’assemblea da lui presieduta, dei diritti dei singoli consiglieri e per garantire il buon andamento e l’immagine del Consiglio provinciale come istituzione rappresentativa di tutte le componenti politiche. Ciò appare ancora più necessario se si tiene conto dei compiti assegnati al Presidente dall’art.19 del Regolamento interno secondo il quale il Presidente del Consiglio rappresenta il Consiglio e ne è l’oratore ufficiale, sovrintende all’attività del Consiglio e degli altri organi consiliari e assicura il buon andamento dei lavori facendo rispettare i regolamenti e garantisce e tutela con imparzialità le prerogative ed i diritti dei Consiglieri e dei componenti della Giunta assicurando il rispetto dei diritti delle minoranze;
tutto ciò premesso si interroga il Presidente del Consiglio provinciale per sapere
se e come intenda svolgere i compiti previsti dall’art.19 del Regolamento interno al fine di garantire e tutelare con imparzialità le prerogative ed i diritti dei Consiglieri con particolare riferimento al diritto della componente politica del Movimento 5 Stelle all’interno del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle di essere rappresentata nella Conferenza dei Presidenti di gruppo e di poter compartecipare alla determinazione della programmazione dei lavori del Consiglio e, pur nel ruolo di forza politica di minoranza, della politica provinciale;
IL Consigliere Alex Marini è il nostro unico vero portavoce riconosciuto dal popolo elettore dopo il tradimento del Degasperi Filippo che purtroppo abbiamo votato; non per la sua palese incapacità o per assenza di carisma e onestà, ma per amore del M5S.
Abbiamo purtroppo votato per amore del M5S uno come il Degasperi Filippo che si è infilato in politica per fare il mantenuto, per questo ci ha traditi quando, pur restando nel M5S per assicurarsi solo il ricco stipendio, il Degasperi ha realizzato la sua Baraonda Civica solo per non tagliarsi più la paghetta da Consigliere che si intasca senza vergogna e poter intrallazzare meglio coi paleopolitici discendenti, come lui, dall’Homo di Pro-Magnon .
Riguardo la Trasparenza che il nostro vero Consigliere del M5S, Alex Marini, ha richiesto e preteso sui lavori delle Commissioni del Consiglio, non mi stupisce che i paleopolitici non si siano mai preoccupati di assicurarla, il loro motto è:
Occhio dell’elettore non vede, seggio non duole!
Ed è paradossale che il nostro vero Consigliere, Alex Marini, sia costretto a passare al Gruppo Misto per assicurarsi il diritto di rappresentare i valori del M5S in Consiglio onde poter partecipare alle conferenze dei Presidenti dei gruppi solo perché il traditore Degasperi Filippo si è autolegittimato capogruppo del M5S (un Movimento che l’ha espulso perché lui ha tradito l’elettore!) per intascarsi solo il ricco stipendio gestendo pure, senza vergogna, le risorse destinate al M5S!
Cosa aspettiamo a chiedere una petizione pubblica PER CACCIARLO A POSTERIORI NEL POSTERIORE?
Ma il Degasperi Filippo ha superato persino quelli del paleopolitico inferiore, aggiungendo il suo motto, quello della tribù dei Baraonda Civica:
Al cittadino non far sapere quanto è ricco lo stipendio pieno da Consigliere, mentre chi non ci voterà più è al supermercato a pesar le pere!