Le mie dimissioni dall’Assemblea delle Minoranze

Venerdì 18 marzo ho comunicato alla segreteria del Consiglio provinciale le mie dimissioni dall’assemblea delle minoranze. Ieri più di una persona mi ha contattato per chiedermi spiegazioni. Non pensavo che la questione potesse avere tanto risalto visto che fino ad ora in pochi si sono chiesti quali fossero il ruolo e il funzionamento dell’assemblea prevista dall’articolo 139 del Regolamento del Consiglio e disciplinata da uno specifico regolamento. Proverò dunque a motivare la mia scelta, addentrandomi nelle intricate stanze della politica trentina.

La mie dimissiono sono allo stesso tempo una protesta e una presa d’atto. Protesta verso un modo di fare opposizione che non condivido e presa d’atto di un’ampia diversità non solo di vedute ma anche del modo di intendere il ruolo di Consigliere di minoranza. Ritengo che chi siede all’opposizione debba da un lato controllare l’operato della maggioranza senza fare alcuno sconto ma al tempo stesso abbia il dovere di esprimersi con proposte alla luce del sole, senza chiedere né favori né trattamenti esclusivi. Con rammarico noto che questi miei convincimenti non sono condivisi da buona parte dei colleghi di minoranza i quali preferiscono tenere in piedi un’apparenza di opposizione, per quieto vivere ma anche per calcolo politico. Ho sempre svolto il mio ruolo con serietà e correttezza, prima nel M5S e poi, a causa di un palese sopruso, dai ranghi del gruppo misto. É mia intenzione continuare a farlo. Per quanto mi riguarda, essere parte dell’assemblea delle minoranze non significa solo non sedere sui banchi della maggioranza. Vuol dire opporsi in maniera onesta, costruttiva e trasparente. Non mi sembra che l’Assemblea delle Minoranze proceda in tal senso in merito alle numerose questioni aperte sul tavolo, dalla composizione dell’Ufficio di Presidenza, alle nomine nelle società partecipate, al comportamento di alcuni gruppi consiliari che sostengono di fatto la maggioranza. Per questo motivo mi sono dimesso. Continuerò comunque a svolgere il mio lavoro al di fuori dell’assemblea. L’unico limite sarà semplicemente di non esprimere proposte e pareri sulle nomine e le designazioni di competenza delle minoranze.

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