La coerenza con la quale la maggioranza regionale si batte per evitare ogni contrasto alla criminalità organizzata sarebbe quasi ammirevole non fosse indegna. Proprio in questi giorni infatti, la triplice alleanza Lega-Patt-SVP, in Commissione affari generali della Regione ha respinto la proposta di legge del M5S per facilitare il riutilizzo e la valorizzazione a fini pubblici dei beni sequestrati alle organizzazioni mafiose (testo ddl – relazione bilingue Prima commissione su respingimento del 14 aprile 2022), un provvedimento caldeggiato dal Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e la promozione della legalità, che evidentemente non riscontra il favore dei maggiorenti locali.
Le motivazioni addotte per evitare di fare sul serio nella lotta preventiva alla mafia sono tra il risibile e il puerile. In sostanza da parte dei consiglieri di lingua tedesca è stato affermato che troppi controlli renderebbero la vita difficile alle amministrazioni locali, per cui è meglio non procedere con ulteriori salvaguardie e al limite affidarsi alle forze dell’ordine. Motivazioni discutibilissime e fallaci, ma almeno messe nero su bianco, cosa rispettabile. Diverso invece l’approccio dei Consiglieri di maggioranza di lingua italiana, i quali hanno invece scelto di non proferire parola, limitandosi a votare contro. Fino ad ora non avevano voluto seriamente riconoscere la gravità del problema delle infiltrazioni in Trentino-Alto Adige e si erano di fatto sottratti al dialogo. Con la scelta di affossare un disegno di legge per rendere meglio utilizzabili i beni sottratti alle mafie si può dire che abbiano fatto l’en plein aggiudicandosi il premio “non vedo, non sento, non parlo”.
Entro il termine della legislatura il disegno di legge potrebbe essere discusso anche nell’Aula di Consiglio regionale ma, con i presupposti del parere negativo del Consiglio delle autonomie locali di Trento e del Consiglio dei comuni di Bolzano, del respingimento della Prima commissione legislativa e del parere negativo della Seconda commissione (acquisito il 18 maggio), purtroppo è facile che la criminalità organizzata gongoli per l’ennesima notizia che certifica il disinteresse della politica locale rispetto alla prevenzione dei fenomeni criminosi.
Certo non ci poteva essere modo peggiore per commemorare la strage di Capaci, il barbaro attentato mafioso che il 23 maggio del 1992 tolse la vita al giudice Giovanni Falcone, a sua moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. La loro memoria, così come quella di tanti altri che hanno perso la vita per combattere la mafia, meriterebbe ben altro slancio e impegno. Purtroppo la nostra classe politica, sempre molto prodiga di retorica, nei fatti manca sempre l’occasione di dimostrarsi migliore di come la si immagina.
di Alex Marini e Diego Nicolini
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Estratto del resoconto dei miei interventi in Prima Commissione il 14 aprile 2022 sul disegno di legge 50/XVI:
Viene posto in trattazione il secondo punto iscritto all’ordine del giorno, il Disegno dilegge n. 50: Interventi per la valorizzazione e il riutilizzo di beni ed aziende sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (presentato dai Consiglieri regionali Marini e Nicolini).
…[…] Sull’ordine dei lavori interviene il Consigliere Marini, che chiede se è possibile riprendere l’esame del disegno di legge n. 26 (Istituzione di un osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e la promozione della cultura della legalità), la cui trattazione era stata sospesa in attesa dell’audizione che si sarebbe dovuta svolgere il 25 marzo e che è stata rimandata.
Il Presidente risponde che la trattazione del disegno di legge n. 26 nella seduta odierna non è prevista dall’ordine del giorno e che si è in attesa di un’ulteriore data per l’audizione da parte della Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome. Tale risposta, non ancora pervenuta, sarà sollecitata dagli uffici consiliari dopo le vacanze pasquali. Il Consigliere Marini, in ogni modo, può inoltrare una richiesta scritta per ottenere nuovamente l’inserimento del disegno di legge n. 26 all’ordine del giorno della Commissione.
Il Consigliere Marini chiede vengano esplicitati i motivi del rinvio dell’audizione che era prevista per il 25 marzo.
…[…] Il Consigliere Marini afferma di prendere atto che non vi è stata una valida motivazione per il rinvio e che i problemi organizzativi dovrebbero essere esplicitati, altrimenti si potrebbe pensare che non vi sia la volontà di affrontare l’argomento.
…[…] Il Consigliere Marini passa quindi all’illustrazione del disegno di legge n. 50, affermando che esso riflette i contenuti di uno dei due schemi di disegni di legge elaborati dalla Conferenza dei Presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome ed inviati a tutti i Consigli regionali per favorire l’introduzione di una normativa uniforme in tema di istituzione di un osservatorio della criminalità organizzata e di valorizzazione dei beni sequestrati alla mafia.
Il Consigliere ricorda le vicende legate alla presentazione del disegno di legge n. 26 e aggiunge che la presente proposta normativa ne è strettamente legata ed è importante perché si occupa di un fenomeno che si sta verificando nel Nord Italia: l’infiltrazione criminale organizzata nel tessuto sociale ed economico.
Quale esempio di diffusione di tale problematica viene portata la provincia di Brescia, dove si registra un’alta incidenza di subentro di titolari di imprese e ben 142 beni confiscati alle organizzazioni criminali.
Da tale fenomeno per ora è esente l’Alto Adige, dove non ci sono beni sequestrati alla mafia, mentre in Trentino vi sono già 15 beni sequestrati, ma non esiste una normativa specifica.
Il problema, secondo il Consigliere Marini, non sta solo nell’utilizzo dei beni sequestrati
– che potrebbero essere messi a disposizione di associazioni che si occupano di politiche giovanili, di disabili o di donne che hanno subito violenza – ma anche nel coinvolgimento della popolazione per far conoscere il problema e lavorare sulla prevenzione.
Il Consigliere Marini dice di non essere sorpreso dalla posizione assunta dal Consiglio delle autonomie locali di Trento e dal Consiglio dei Comuni di Bolzano, che non hanno mai assunto posizioni riformiste o che si discostino dallo status quo.
Il Consigliere riferisce che il Questore di Trento, nella giornata della Polizia, ha affermato che nonostante il territorio trentino sia percepito come esente da infiltrazioni, lo stesso non ne è esente ed è circondato da province molto colpite dal problema, quali quelle venete e quella di Brescia. Spetta quindi alla cittadinanza e alla politica arginare e contrastare il fenomeno.
Il Consigliere aggiunge che anche alcuni Stati europei, quali Svizzera o Germania, sono interessati dal fenomeno e porta ad esempio la strage di Duisburg commessa da criminali affiliati alla ‘Ndrangheta e l’operazione di Polizia “Como – San Gallo”. Se questo è avvenuto in stati quali Svizzera e Germania può avvenire anche nel territorio della nostra regione. A questo proposito, a luglio con il processo “Perfido” a Trento ci sarà l’occasione di vedere come si sviluppa l’infiltrazione nel tessuto sociale e in quello degli affari.
Come già fatto in altre regioni, il disegno di legge in trattazione si propone quindi di coinvolgere nella gestione dei beni confiscati la società civile tramite cooperative, sindacati, scuole, parrocchie, per rendere consapevole la popolazione del fenomeno.
Il Consigliere afferma infine di aver ritenuto opportuno raccogliere l’invito della citata Conferenza e presentare il disegno di legge opportunamente riadattato al contesto regionale.
Il Presidente dichiara aperta la discussione generale.
…[…] In sede di replica, il Consigliere Marini ringrazia per gli interventi e afferma di avere fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, ma la politica non può esimersi dall’occuparsi della materia. Compito della politica è infatti quello di produrre delle leggi che possano preservare la fiducia della comunità.
Il Consigliere dice al Consigliere Locher di convenire sulla complessità del sistema appalti, ma di ritenere anche che i due disegni di legge, il n. 26 e il n. 50 che si sta discutendo, vadano in realtà nella direzione di fare prevenzione e tutelare chi opera sul territorio, semplificando di fatto le procedure.
Il Consigliere riferisce che i soggetti coinvolti vedono positivamente il disegno di legge, perché introduce misure importanti in tema di collaborazione fra le forze dell’ordine, quali la messa in comune delle banche dati.
Il Consigliere afferma che il provvedimento non comporta dei vincoli o un aggravio burocratico, ma contiene degli indirizzi, mettendo una cornice a norme che già ci sono e indicando degli strumenti di supporto. Da questo equivoco, a suo avviso, nascono i pareri negativi dei due Consigli dei Comuni.
Riassumendo i vari passaggi del disegno di legge, il Consigliere afferma l’utilità di legiferare a livello regionale, con grado di apertura massimo, al fine di poter coordinare meglio i vari interventi all’interno dei comuni e delle due province.
In merito ai dati, il Consigliere dice che non vi dovrebbero essere beni confiscati in provincia di Bolzano e fa un breve elenco di quelli confiscati in provincia di Trento.
Il contenuto del disegno di legge accompagna i comuni nel processo di gestione dei beni sequestrati, il cui uso, nel diventare pubblico, comporta notevoli ricadute anche sul tessuto sociale. Si tratta quindi di un disegno di legge che non comporta obblighi, ma attività di stimolo e coordinamento che altre regioni hanno già approvato con successo, come in Emilia – Romagna, dove è stato organizzato un tour per vedere l’utilizzo dei beni sequestrati. Si tratta anche di un mezzo importante che permette allo Stato di dimostrare la sua vicinanza alle vittime delle attività mafiose e far vedere che non ha timore.
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3 Replies to “Lega, Patt e SVP non ne vogliono sapere di una legge per gestire i beni sequestrati alle mafie”