Infiltrazioni mafiose in Trentino. Il M5S chiede verifiche per Lona Lases e Albiano

Il M5S trentino ha depositato ieri, giovedì 26 maggio 2022, un’interrogazione al Consiglio provinciale tramite la quale chiede che il presidente della Provincia, in coordinamento con gli organi statali preposti, provveda a istituire una commissione d’accesso per i Comuni di Albiano e Lona Lases, allo scopo di accertare eventuali infiltrazioni di tipo criminale e mafioso.

Le motivazioni della sentenza emesse dal tribunale di Trento il 12 maggio scorso hanno accertato la presenza di una locale di ndrangheta strutturata stabilmente in Trentino e in particolare in Val di Cembra. Di più, la sentenza ha anche dato conto di numerose azioni dei membri dell’associazione criminale volte a infiltrare il processo elettorale locale e, di seguito, quello amministrativo. A fronte di tali evidenze è necessario intervenire per accertare complicità e affiliazioni che ancora possano perdurare all’interno delle strutture amministrative locali della Val di Cembra.

Per tale motivo chiediamo che il presidente della Provincia, assieme alle autorità statali, proceda ad istituire una commissione d’accesso per i Comuni di Lona Lases e Albiano, in modo da far luce sull’estensione delle infiltrazioni criminali nei processi politico-elettorali cembrani. Sarebbe un atto di coerenza rispetto alle tante dichiarazioni fatte, anche di recente, da parte del presidente e della sua parte politica rispetto alla volontà di combattere la mafia, volontà che però fino ad ora non si è affatto concretizzata, dando luogo anzi a una serie di prese di posizione negative nei confronti di iniziative volte proprio a combattere le infiltrazioni criminali in Trentino.

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Segue il testo integrale dell’interrogazione 3737/XVI del 26 maggio 2022 “Nomina di una commissione d’accesso nei comuni di Lona Lases e di Albiano per accertare eventuali fenomeni di infiltrazione mafiosa

nel Quinto Rapporto sui fenomeni di Criminalità Organizzata e Corruzione in Toscana commissionato dalla Regione Toscana alla Scuola Normale Superiore di Pisa e presentato nel dicembre del 2021 in relazione alla situazione del 2020 si specifica che in Toscana, Abruzzo, Trentino, Friuli Venezia Giulia, secondo le valutazioni della Direzione Nazionale Antimafia, la”ndrangheta si manifesta in forme più subdole, senza una significativa presenza organizzativa sul territorio: “l’associazione criminale calabrese continua a manifestare la propria presenza attraverso imprenditori collusi e, comunque, di fiducia, che mettono le attività di cui sono titolari, a disposizione degli uomini della Ndrangheta, i quali, anche grazie alla capacità di intessere rapporti, fondati più sulla corruttela che sull’intimidazione, con la politica e la pubblica amministrazione locale, garantiscono all’organizzazione lauti profitti (DNA 2020:30)”;

nel rapporto della Scuola Normale Superiore, pur senza specificarne i nomi, nel paragrafo in cui si analizzano il territorio, i mercati e le mafie in tempi di pandemia si evidenzia che in Trentino-Alto Adige nell’anno 2020 sono state n.3 le imprese destinatarie di interdittiva antimafia. Nel paragrafo in cui si produce una disamina sulla matrice criminale dei provvedimenti di confisca, si rappresenta la distribuzione dei beni confiscati nelle regioni in Italia per origine degli organi giurisdizionali che hanno adottato i provvedimenti specificando che i tribunali del Trentino-Alto Adige, fino all’anno 2020, hanno disposto n.3 confische fuori regioni e n.14 in regione. Con riguardo a questo ultimo aspetto, l’analisi dell’origine giurisdizionale dei provvedimenti non fornisce, però, delle informazioni precise rispetto la matrice criminale dei soggetti destinatari;

nella relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia relativamente al primo semestre 2021 si riportano le dichiarazioni del Commissario del Governo per la Provincia di Trento, Sandro Lombardi, sul tema della presenza delle organizzazioni criminali: “le recenti indagini contro la criminalità organizzata, operate dalle forze di polizia, coordinate dalla locale Magistratura, hanno confermato tentativi di colonizzazione da parte delle mafie, anche in Trentino-Alto Adige, Regione caratterizzata da un’economia ricca e variegata, tuttavia messa a dura prova dalle conseguenze della pandemia”;

nella relazione si conferma inoltre la presenza della criminalità calabrese, formalizzata con la costituzione di un locale di ‘ndrangheta insediato a Lona Lases (Tn) espressione della cosca reggina Serraino così come risulta dall’indagine denominata “Perfido” conclusa nell’ottobre 2020. Le investigazioni nell’ambito dei procedimenti “OCC 2931/17 RGNR, 14/16 DDA – 1888/18 RG GIP del Tribunale di Trento per associazione di tipo mafioso e altri delitti” hanno disvelato un sodalizio criminale collegato alla ‘ndrangheta, composto da soggetti di origine calabrese dimoranti in provincia di Trento;

recentemente, in occasione del 30esimo anniversario della nascita della Direzione Investigativa Antimafia insieme al direttore della Dia Maurizio Vallone, il capo della polizia Lamberto Giannini e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, anche il Presidente del Consiglio del Governo dei Migliori, Mario Draghi, ha evidenziato la presenza della ‘ndrangheta in provincia di Trento: “Le cosche come quelle della ‘ndrangheta si sono diffuse nel Nord Italia, in Lombardia, in Piemonte, in Liguria, in Veneto, in Valle d’Aosta, in Trentino-Aldo Adige. Qui si è radicata la ‘mafia imprenditrice’” (Mafia, Draghi l’Italia sia guida in Europa nella lotta alla criminalità – Ansa, 25 maggio 2022);

nelle motivazioni della sentenza di primo grado 69/22 del Tribunale di Trento depositate il 12 maggio 2022 a conclusione del procedimento a rito abbreviato incondizionato (R.G. not. Reato 2931/17 – 14/16 DDA – 3409/21 GIP (stralcio del 1888/18 RG GIP)) nei confronti di – omissis – (anni 10 e mesi 10 reclusione) e – omissis – (assolto per le imputazioni del procedimento in oggetto) vengono riportati fatti avvenuti a Lona Lases e ad Albiano da data imprecisata fino alla data del 15.10.2020 relativamente al delitto previsto e punito dagli artt. 110, 416 bis del Codice Penale (Associazioni di tipo mafioso anche straniere) in ordine alla costituzione di una propaggine organizzativa (locale) di tipo mafioso ‘ndranghetista con riferimento alle cosche calabresi di provenienza Serraino, Iamonte e Paviglianiti stanziali nei paesi di Cardeto, Bagaladi, Melito Porto Salvo e Reggio Calabria, la quale si caratterizza per essere un’associazione fondata su legami familiari e parentali, di solidarietà – messa a disposizione reciproca – e di comune provenienza geografica dotata di relativa autonomia decisionale, con sede in Valle di Cembra ed operante sul territorio trentino, stabilmente strutturata nelle attività economiche di una consistente serie di imputati;

nella sentenza, limitatamente ai fatti inerenti l’attività istituzionale presso il comune di Lona Lases e di Albiano e livello provinciale, emergono i seguenti:

  • azioni intraprese da uno dei partecipanti del sodalizio incaricato della gestione economico finanziaria delle ditte di porfido collegate al sodalizio volte a procacciare voti per le elezioni comunali di Lona Lases dell’anno 2018, riuscendo nell’intento di far eleggere – omissis– a sindaco e ottenendo per se stesso la nomina di – omissis -;
  • partecipazione della – omissis– di Lona Lases – omissis– nelle attività economico finanziarie delle ditte di porfido collegate al sodalizio, fornendo supporto agli altri affiliati e collaborando allo sfruttamento dei lavoratori, all’intestazione fittizia di società e all’elusione fiscale, con il compito di curare per conto dell’organizzazione criminale i rapporti con gli istituti di credito;
  • azioni volte ad eludere in qualsiasi modo le investigazioni dell’autorità e i controlli di polizia;
  • azioni volte a garantire l’utilizzo di capitali di provenienza illecita per l’infiltrazione nel territorio;
  • azioni di raccordo e collegamento con la Calabria e le istituzioni politiche, economiche, amministrative trentine nonché con la magistratura, mantenendo quotidianamente rapporti interpersonali al fine di raggiungere gli scopi associativi e personali;
  • azioni ritorsive, in stile mafioso, nei confronti di imprenditori del Trentino nonché iniziative per intestare fittiziamente società a prestanome per eludere i controlli del fisco;
  • azioni volte a procurare voti per le elezioni provinciali dell’anno 2018;
  • insabbiamento di fatti delittuosi grazie ai contatti con taluni esponenti – omissis– di Albiano;
  • creazione di un livello di omertà analogo a quello esistente nelle regioni con più alto tasso di criminalità mafiosa, realizzato in forme di assuefazione (o tolleranza, o collusione) con la struttura criminale o di sfiducia nelle Forze dell’ordine; 
  • attività illecite compiute nei rapporti con la politica ed in particolare l’intervento in sede elettorale;
  • azioni di inserimento da parte di alcuni componenti del sodalizio in grado di creare collegamenti e connessioni con il mondo della politica, delle forze dell’ordine, della magistratura e, più in generale, con una serie di persone di vertice (un notaio, un primario dell’ospedale pubblico cittadino, un vice-questore, etc.):
  • azioni volte a realizzare progetti di riciclaggio di denaro;
  • investimenti nella filiera per l’estrazione e per la lavorazione del porfido e plurimi tentativi di acquisizione di attività economiche anche in altri settori;
  • trattative volte all’acquisto di numerose ulteriori attività economiche da compiersi anche con prestanomi;
  • predisposizione di falsi bilanci e mancato pagamento degli operai;
  • delitti di truffa ed estorsione ai danni del Comune di Lases e risparmio di spesa costituito dai reati tributari e fallimentari;
  • violazione delle regole fiscali;
  • esibizione di armi detenute illecitamente;
  • illecite condotte di – omissis– di Albiano, con la collaborazione di imprenditori del medesimo comune, in grado di dare copertura ad azioni repressive della consorteria in cava e su soggetti terzi;
  • pestaggi e intimidazioni;

relativamente alle azioni per la verifica di inquinamento dell’attività amministrativa da parte delle organizzazioni criminali (previste anche in assenza di provvedimenti giurisdizionali definitivi) il riferimento normativo si rinviene all’art. 143 del Testo unico degli enti locali (TUEL – Decreto legislativo, 18 agosto 2000 n.267) rubricato: “Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso. Responsabilità dei dirigenti e dipendenti.” con indicazione delle autorità competenti ad avviare il procedimento che ha inizio, previa adeguata istruttoria, con la nomina di una commissione d’indagine;

diversamente dal TUEL, il Codice degli Enti locali del Trentino-Alto Adige non riprende la norma nazionale che disciplina la suddetta fattispecie riguardante la verifica di eventuali fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso. Tuttavia, de jure condito, l’art. 1, comma 2, del TUEL recita: “2. Le disposizioni del presente testo unico non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano se incompatibili con le attribuzioni previste dagli statuti e dalle relative norme di attuazione”;

allo scrivente pare che la disposizione (originariamente inserita nella legge antimafia nazionale) di cui all’art. 143 del TUEL sia da attuarsi per attivazione della Giunta provinciale nel rispetto dell’art. 54, comma 5, dello Statuto di autonomia o, diversamente, da applicarsi nella formulazione prevista per i comuni delle regioni a Statuto ordinario ovvero tramite le strutture del Ministero dell’Interno;

ribadito che la fattispecie normativa è comunque da attivarsi pur in assenza di pronunce giurisdizionali;

tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere

  1. se intenda, in coordinamento con gli Organi statali, procedere alla nomina di una commissione d’accesso nei comuni di Albiano e di Lona Lases per accertare eventuali  fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso

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Intervista a Francesca Dalrì di TrentoToday il 14 maggio 2022 e pubblicata il 27 maggio 2022: “In Trentino mancano strumenti di controllo”

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