Lo scorso 1 aprile il M5S ha depositato un’interrogazione per denunciare l’assoluta mancanza di trasparenza della giunta provinciale trentina in fatto di lotta alla corruzione.
Come ha ben sottolineato il procuratore regionale della Corte dei Conti nella sua ultima relazione, in Trentino (ma non solo, crediamo noi…) l’amministrazione pubblica dà spesso prova di “cieca propensione a limitare i meccanismi di responsabilità anziché rafforzarli”. In 5 anni la maggioranza provinciale non ha ovviamente fatto niente per intervenire su questi aspetti.
Non è finita. Tempo fa l’ANAC (l’Autorità nazionale anticorruzione) ha sottolineato come fosse opportuno coinvolgere il Consiglio provinciale nella stesura dei piani triennali anticorruzione. Questo anche perché in tal modo si sarebbe potuto svincolare tali procedure, che riguardano tutti, dal controllo di una sola parte politica. Naturalmente la giunta provinciale ha fatto finta di non sentirci e non ha coinvolto nessuno.
Tutti quelli elencati sopra sono fatti dimostrabili, ma nessuno sembra farci caso. La maggioranza provinciale, dopo 5 anni di (mal)governo, promette di tagliare la burocrazia. Al tempo stesso la lotta alla corruzione sembra dimenticata, sebbene tutti sappiano che questo fenomeno gravissimo è alla base della maggior parte delle inefficienze pubbliche, trentine e italiane.
Il M5S queste cose non le ha dimenticate. In Trentino ha combattuto per 5 anni al fine di eliminare davvero l’eccesso di burocrazia, la mancanza di trasparenza e il dilagare della corruzione. Si è trattato di battaglie spesso solitarie, ignorate dai media e fatte passare sotto silenzio dai nostri avversari politici, anche se si tratterebbe di temi che appartengono a tutti!
Come dimostra la nostra recente interrogazione, noi però non ci arrendiamo e non lo faremo finché non saremo riusciti a cambiare in meglio il sistema, a differenza di chi si accontenta di prendere un (lauto) stipendio per lasciarlo pian piano marcire!
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Segue il testo completo dell’interrogazione 4449/XVI “Rafforzamento dei meccanismi di responsabilità e coinvolgimento dei consigli provinciale e comunali nelle attività di prevenzione della corruzione”, depositata l’1 aprile 2022.
Dalla relazione del Procuratore regionale della Corte dei Conti presentata il 16 febbraio 2023 in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023 si è appreso quanto segue:
“… per valorizzare l’effettività e per superare le resistenze culturali e consolidati meccanismi di “protezione del collega che ha sbagliato”, è stata elaborata e trasmessa a febbraio 2022 a tutte le amministrazioni una “nota interpretativa sull’applicazione del codice di giustizia contabile nella Provincia autonoma di Trento”, ripercorrendo gli obblighi legali a carico delle amministrazioni medesime, dalla denuncia di danno alla esecuzione delle sentenze di condanna.
Nonostante la nota interpretativa, le amministrazioni provinciali trentine risultano tendenzialmente poco inclini a denunciare il danno erariale; a constatazione di ciò è sufficiente rilevare che in tutto il 2022 da esse risultano pervenute complessivamente 79 denunce di danno all’Erario, delle quali, però, 73 costituiscono segnalazione di riconoscimento della legittimità di debiti fuori bilancio; ad esse vanno aggiunte 37 denunce pervenute dall’Azienda sanitaria (APSS) a cui spetta segnalare le ipotesi di danno scaturenti da errori sanitari.
Su un piano generale, anche quest’anno non si può registrare una inversione di tendenza legislativa e mediatica ad assecondare la c.d. paura della firma con ingeneroso travisamento del ruolo della Corte dei conti e del pubblico ministero contabile, e con conseguente cieca propensione a limitare i meccanismi di responsabilità anziché rafforzarli.
Comprensibili e condivisibili sono le reazioni dei magistrati contabili alla tendenza sempre più evidente di limitare le prerogative requirenti e giudiziali; d’altro canto, però, bisogna aver chiaro che oggi non è sufficiente rivendicare con decisione il travisamento del ruolo della magistratura contabile. In un’ottica di realpolitik, non è più eludibile il confronto con il divenire del sistema di comunicazione moderno ove diventa credibile l’incredibile e ove “vince” chi riesce per primo a comunicare una sintesi efficace anche se ben distante, o addirittura agli antipodi, dalla realtà delle cose.
Senza scomodare le problematiche dell’epistemologia moderna nel mondo virtuale (si pensi al recente avvento di ChatGPT), per restare nella realtà fenomenica, può, a titolo esemplificativo, rilevarsi che oggi in Italia, mentre si continuano a predisporre articolati e complessi piani anticorruzione per attuare il principio zero tolerance for corruption a tutela dell’economia reale e della crescita economica, al contempo, si rivelano non isolate e non evanescenti le iniziative politiche volte a indebolire quei meccanismi di ricerca della prova, risultati insostituibili proprio nelle indagini su frodi e corruzione.
Dinanzi a una schizofrenia di sensibilità e ad azioni che oggi investono il sistema anticorruzione, il primo passo ineludibile per rivendicare e affermare le funzioni istituzionali, rimane il loro credibile esercizio.
Invero, per la tenuta del sistema anticorruzione, non mi preoccupano tanto le sortite asistematiche del legislatore bensì, e ben di più, le improvvise interpretazioni restrittive la cui rigidità, non assistita dal principio di proporzionalità, finisce non solo per vanificare in concreto le azioni qualificanti della Procura contabile, ma anche per mettere ontologicamente in discussione l’utilità di una giurisdizione tecnica.
In ultima analisi, il Giudice della finanza pubblica ha ragione di esistere solo se, con la necessaria serenità e attenzione di giudizio, si rispetti la sequenza potere-responsabilità e non la si vanifichi con interpretazioni esimenti che finiscono per deresponsabilizzare chi è investito del delicatissimo potere di gestire risorse pubbliche”;
a parere dell’interrogante, il recepimento delle raccomandazioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) in ordine al coinvolgimento dell’assemblea legislativa provinciale nella definizione dei piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza delle amministrazioni provinciali, potrebbe essere una delle misure per rendere più efficace il perseguimento delle finalità contenute nei piani medesimi e per rendere così più credibile l’esercizio delle funzioni nell’ambito del sistema anticorruzione così come auspicato dal Procuratore della Corte dei Conti nella relazione annuale menzionata nel paragrafo precedente;
con riguardo al recepimento delle raccomandazioni dell’ANAC sul coinvolgimento delle assemblee consiliari, la Giunta provinciale si è pronunciata negativamente in almeno due occasioni nel corso della presente legislatura, rispettivamente sulla proposta di ordine del giorno 35/120-121-122/XVI del 14 dicembre 2021 “Organizzare una conferenza pubblica per presentare i controlli effettuati e le iniziative in attuazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione e trasparenza (PTPCT) 2021-2023 e illustrare il PTPCT 2022-2024” e sulla proposta 107/145/XVI del 28 giugno 2022 “Coinvolgimento degli organi delle comunità nella pianificazione anticorruzione”). Tuttavia, visti anche i rilievi della Procura regionale della Corte dei Conti, la Giunta potrebbe rivalutare la posizione assunta nel biennio passato mettendo in campo tutte le misure possibili, anche sul piano politico, per rafforzare il controllo sul corretto ed effettivo impiego delle risorse della finanza pubblica;
tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per sapere
- se non ritenga di condividere con i consiglieri provinciali e/o di rendere pubblica la nota interpretativa sull’applicazione del codice di giustizia contabile ricevuta dalla Procura della Corte dei Conti;
- se la Corte dei Conti abbia sollevato eccezioni sul mancato coinvolgimento dell’assemblea legislativa provinciale nella definizione del Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza e se, in caso positivo, la Giunta abbia considerato l’adozione di misure specifiche per colmare tale anomalia;
- se si stiano valutando delle modifiche alle regole dei codici disciplinari e di comportamento della dirigenza e dei dipendenti della pubblica amministrazione provinciale e alle prassi applicative delle regole in essi contenute al fine di intervenire e correggere quella che il Procuratore regionale della Corte dei Conti ha definito “cieca propensione a limitare i meccanismi di responsabilità anziché rafforzarli”.
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